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RIINA E IL “DIRITTO AD UNA MORTE DIGNITOSA”
“Il diritto a morire dignitosamente va assicurato ad ogni detenuto. Tanto più che, fermo restando lo spessore criminale, va verificato se Totò Riina possa ancora considerarsi pericoloso vista l'età avanzata e le gravi condizioni di salute”.
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Totò Riina |
Così la Cassazione ha accolto il ricorso del legale del capo di Cosa Nostra, che chiede il differimento della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare. Accolto con frasi che tagliano come un rasoio, dove un boss come Totò Riina viene considerato un personaggio “non pericoloso” e ormai vecchio, incapace di continuare quella sporca trattativa A Stato-mafia che tutt'oggi giornali, televisioni e molti politici si ostinano ad ignorare. Non è la prima volta che nelle aule della magistratura riecheggiano queste volontà. Risalgono ad un anno fa le prime richieste di ammorbidimento della pena del “Capo dei Capi”, respinte dal tribunale di sorveglianza di Bologna, che però, secondo la Cassazione, nel motivare il diniego aveva omesso "di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico".
Esatto perché Riina dalla Cassazione viene descritto come “ultraottantenne affetto da duplice neoplasia renale, con una situazione neurologica altamente compromessa” . Ma ciò non significa che, con l’avanzare del tempo, il boss corleonese non sia sempre lo stesso personaggio che nel ’92 e nel ’93 mise sotto sopra lo Stato con il suo impero stragista.
Chi è veramente Riina ce lo ricorda il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, mettendoci allerta perché “un boss come Riina comanda anche solo con gli occhi”. Riina sta continuando a comandare Cosa nostra da dentro al carcere duro (41 bis ndr), immaginiamo cosa possa fare in condizioni di sola detenzione domiciliare. Ad oggi molti personaggi schierati in prima linea contro la mafia hanno espresso le loro considerazioni. Franco La Torre, figlio del politico Pio La Torre ucciso dalla mafia nel 1982, ha criticato aspramente la decisione della Corte Suprema: “Sarebbe un’ulteriore ferita per le vittime”. Appoggiato da ulteriori pesanti critiche di Salvatore Borsellino che nel suo profilo Facebook scrive: “Non è possibile, non è possibile. Lo sapevano da 25 anni da quando gli hanno commissionato la strage di Via D’Amelio assicurandogli che non sarebbe morto in carcere. Stanno pagando la cambiale che hanno firmato 25 anni fa. A che serve continuare a gridare giustizia e verità, la giustizia non esiste e la verità è che viviamo in un paese in cui è al potere una banda di assassini. Hanno avuto forse una morte dignitosa quelli che sono stati fatti a pezzi in Via D'Amelio?”.
Questa giornata è stata l’emblema della capacità di Cosa nostra di incutere terrore. Il problema sta nel mettere questo fatto odierno nell’insieme del puzzle, che messi insieme nella giusta posizione ci danno lo specchio di quello che potrebbe essere il futuro. Quale potrebbe essere il nostro futuro probatorio? Non si sa. Certo è però che fra neanche 5 anni il senatore Dell’Utri avrà finito di scontare i sette ani di reclusione a lui imputati per concorso esterno in associazione mafiosa; Berlusconi sta continuando la sua campagna elettorale con un partito dove il cofondatore è niente meno che il sopra citato Marcello Dell’Utri; ed infine Riina forse uscirà dal carcere e finirà di scontare la sua pena ai domiciliari. Tutto questo futuro “probatorio”, ma non per questo fantasioso, lo dobbiamo mettere in una Italia dove magistrati che si stanno occupando della trattativa Stato-mafia, come Nino Di Matteo, sono stati minacciati di morte e pentiti del calibro di Vito Galatolo, hanno dichiarato la presenza di 200 kili di tritolo pronti a detonare, per eliminare il pm Di Matteo, non appena le “menti raffinatissime” si decideranno. Questo sarà il nostro futuro “probatorio”. Un colpo di stato attraverso un probabile attentato al dr. Di Matteo, per dare un messaggio intimidatorio a coloro che in politica oggi stanno mettendo come primi obbiettivi di partito la lotta alla mafia. E allora la domanda è: siamo sicuri che non sia un futuro gia visto in passato?
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Totò Riina in tribunale |
Di Jamil El Sadi
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La Redazione