PABLO ESCOBAR: “EL DIABLO” O “EL SALVADOR” DI MEDELLÍN
La storia del narcotrafficante più potente del mondo vista attraverso gli occhi del figlio.
“Sono il figlio del narcotrafficante più grande del mondo: Pablo Escobar. Molti conoscono la storia di mio padre attraverso fiction come 'El Patròn del Mal'. Io no. Io non l'ho vissuta attraverso la televisione, ma sulla mia pelle”.
Parole agghiaccianti quelle di Juan Pablo Escobar, alias Sebastian Marroquìn, rilasciate nel programma argentino “DeboDecir”, condotto da Luis Novaresio, che lo vede ospite per presentare il suo nuovo libro: “Pablo Escobar in flagrante: quello che mio padre non mi ha mai detto”. Escobar jr descrive questo suo nuovo libro come: “Rivelatore di racconti molto delicati riguardanti numerosi fatti nei quali lui (Pablo Escobar ndr) ha avuto una diretta partecipazione che fino ad ora è rimasta occulta”.
Parole agghiaccianti quelle di Juan Pablo Escobar, alias Sebastian Marroquìn, rilasciate nel programma argentino “DeboDecir”, condotto da Luis Novaresio, che lo vede ospite per presentare il suo nuovo libro: “Pablo Escobar in flagrante: quello che mio padre non mi ha mai detto”. Escobar jr descrive questo suo nuovo libro come: “Rivelatore di racconti molto delicati riguardanti numerosi fatti nei quali lui (Pablo Escobar ndr) ha avuto una diretta partecipazione che fino ad ora è rimasta occulta”.
Sebastian Marroquìn è un signore colombiano, nato nel '77, felicemente sposato e con un bambino di appena 4 anni, Juan Emilio Escobar. In risposta alla domanda di Luis Novaresio, che gli chiese quale fosse il suo rapporto con la droga, lui rispose:”Mio padre mi educò in maniera molto seria. Quando io avevo 8 anni mi mostrò tutti i tipi di droga che aveva nel mercato in quel periodo e mi fece un discorso molto profondo riguardante i suoi effetti, i suoi danni e ammise di averle provate tutte ad eccezione dell'eroina”.
Dietro questo discorso c'è la paura di un padre che sa di dover ripetere quelle parole al figlio, con la differenza che “andando di questo passo, vivendo in una società sovrastata dalle droghe (più di 500 tipi ndr) dovrò toccare questo tema prima dei suoi 8 anni”.
Tra le pagine del libro si scoprono nomi, fatti, relazioni nascoste dietro ai traffici di denaro e droga, interessi e tanti altri scheletri che Pablo Escobar aveva dentro al suo armadio. Leggendolo si comprende chi fosse veramente il capo del “Cartello di Medellìn”.
Juan Pablo non solo ci mette a conoscenza di omicidi brutali compiuti dal padre, dove venivano coinvolti magistrati, agenti di polizia e politici che lottavano contro questo enorme sistema criminale, ma anche della vasta rete di relazioni che aveva con altri narcotrafficanti e alte cariche istituzionali, con le quali un criminale non dovrebbe mai avere rapporti.
Leggendo il libro si conosce la vera storia della foto che incrimina Pablo Escobar come uomo coinvolto nel traffico di droga. Questo perché, fino a quel momento, lo si accusava senza prove concrete. La foto costata la vita all'aviatore militare statunitense Berry Seal nell'86, in Luisiana, USA. In quel momento quello che si scopre è che Pablo Escobar stava lavorando per la CIA “vendendo cocaina, i cui proventi servivano a finanziare la lotta anticomunista in tutto il Centroamerica”.
Questo colloca Escobar in un punto della storia dove ci sono dei tasselli che iniziano ad incastrarsi fino a formare una grande rete di collegamenti e di relazioni. Uno dei casi che sottolineano maggiormente la vastità di relazioni politico-militari che aveva il “Cartello di Medellìn” è lo scandalo Iran-Contras, dove “vi era coinvolto il colonnello Oliver North dell'esercito nordamericano e, dietro di lui, c'era la CIA, il cui capo era George Bush sr. Dopo diventò vicepresidente dell'amministrazione Reagan e incaricato della lotta antidroga. Lo stesso personaggio i cui impiegati stavano lavorando con mio padre per vendere droga e portarla negli USA, con il beneplacito di molti”.
Questo brevissimo aneddoto è soltanto una goccia di un mare senza orizzonti, ma che nonostante la sua minutezza è costata l'espatrio dagli USA nei confronti del giovane Escobar, poiché coinvolge CIA, DEA e altri organismi di sicurezza principalmente statunitensi, senza i quali il padre non avrebbe avuto tutto il suo potere. Potere che lo ha portato ad essere proprietario di un impero vasto sia nel territorio sia nell’aspetto economico.
Venendo a conoscenza di questi fatti ci sono degli interrogativi che svaniscono mostrandoci una realtà dietro al business del narcotraffico molto differente da quella che immaginiamo. Fino adesso è sempre stato detto che i "narcos" latinoamericani hanno la capacità di “burlare” tutti i controlli. Questo però non è burlare i controlli, bensì comprarli, assicurarseli e diventare soci di chi li fa. Alla fine di tutto ciò, poi, chi ne trae beneficio da tutto questo è il "burlato" stesso. Questo meccanismo fa si che si crei un business perfetto dove il proibizionismo funziona alla perfezione per chi ne fa uso, perché vince da tutti i punti di vista.
Un esempio emblematico è il caso dei fratelli Rodríguez Orejuela, boss del cartello di Cali che si alleano con la DEA per combattere contro Pablo Escobar, fino a che finalmente escono dalla circolazione ed un anno dopo tutto il cartello è completamente smantellato. Due personaggi, questi, estradati negli USA che finirono negoziando con loro, senza dover consegnare nessuno, semplicemente consegnando denaro a patto che la sua famiglia non fosse inserita nella “Lista Clinton” (legge che punisce le aziende o le persone che commerciano con soldi provenienti dal narcotraffico). Diedero 2.000 milioni di dollari, due persone. Quella somma va moltiplicata per tutti i narcos di cui non abbiamo neanche idea della loro esistenza. In sintesi, funziona così: “lasciali crescere, aiutali a prosperare e quando diventano molto ricchi prendiamo i loro soldi", ha spiegato il figlio del mafioso colombiano.
Giunse a dominare incontrastatamente un territorio di 50.000 chilometri quadrati, che divenne poi un rifugio ideale per i capi del sempre più redditizio mercato della droga.
Non si sa ancora chi veramente fosse. Certo è però che non bisogna crederlo un eroe e idolatrarlo come il “super narcos” a cui non succede nulla, ne tanto meno credere che sia l’unico “Patròn del Mal”. Pablo Escobar è soltanto uno dei tanti “Patròn del Mal”. Era solo parte di un grande ingranaggio universale che muove tutto il business del narcotraffico.
Un esempio emblematico è il caso dei fratelli Rodríguez Orejuela, boss del cartello di Cali che si alleano con la DEA per combattere contro Pablo Escobar, fino a che finalmente escono dalla circolazione ed un anno dopo tutto il cartello è completamente smantellato. Due personaggi, questi, estradati negli USA che finirono negoziando con loro, senza dover consegnare nessuno, semplicemente consegnando denaro a patto che la sua famiglia non fosse inserita nella “Lista Clinton” (legge che punisce le aziende o le persone che commerciano con soldi provenienti dal narcotraffico). Diedero 2.000 milioni di dollari, due persone. Quella somma va moltiplicata per tutti i narcos di cui non abbiamo neanche idea della loro esistenza. In sintesi, funziona così: “lasciali crescere, aiutali a prosperare e quando diventano molto ricchi prendiamo i loro soldi", ha spiegato il figlio del mafioso colombiano.
Giunse a dominare incontrastatamente un territorio di 50.000 chilometri quadrati, che divenne poi un rifugio ideale per i capi del sempre più redditizio mercato della droga.
Non si sa ancora chi veramente fosse. Certo è però che non bisogna crederlo un eroe e idolatrarlo come il “super narcos” a cui non succede nulla, ne tanto meno credere che sia l’unico “Patròn del Mal”. Pablo Escobar è soltanto uno dei tanti “Patròn del Mal”. Era solo parte di un grande ingranaggio universale che muove tutto il business del narcotraffico.
“El Patròn” non era soltanto un criminale spietato, ma anche un osservatore attento. Era seguace di Totò Riina e “chiaramente ha imparato da lui i suoi metodi violenti”, afferma Marroquìn. Da ricordare che Totò Riina è tutt'oggi uno dei capi mafia più importanti e pericolosi che ci siano mai stati nella storia della mafia italiana, dal '93 rinchiuso nel carcere duro (41 bis ndr ) grazie al grande lavoro svolto dalla magistratura all'epoca.
Marroquìn sin da bambino ha vissuto una condizione familiare di stampo mafioso vedendo armi in casa, vestiti sporchi di sangue o “mazzette” di soldi in ogni stanza della villa. Fino all'ultimo giorno di vita del padre, ha sempre cercato disperatamente di farlo ricredere delle sue idee, cercando di fargli capire i crimini che stava compiendo, ma nonostante gli sforzi non si pentì mai di nulla. Pablo Escobar era un personaggio complicato e pieno di controversie, in famiglia venerava l'amore e il rispetto mentre fuori era un killer spietato, rifiutava l'utilizzo delle droghe proibendolo all'intera famiglia nonostante fosse il più grande narcotrafficante del mondo dell'epoca.
Ma una delle controversie più grandi che si hanno sulla sua storia riguardano la sua morte. La maggior parte delle informazioni che conosciamo sul suo decesso dichiarano che sia stato ucciso da alcuni membri della “Bloque de Bùsqueda”, una unità operativa della polizia colombiana, anche se il figlio non conferma questa realtà dei fatti. “Mio padre si suicidò sul tetto. Non ha permesso che lo ammazzassero”, e ancora, “I medici forensi furono minacciati e dovettero modificare i report delle autopsie”.
E allora dopo queste dichiarazioni dobbiamo chiederci: Cosa c'è dietro al “Patròn del Mal”? Cosa dobbiamo ancora sapere del narcotrafficante più grande e famoso della storia? Chi aveva interessi in comune con Escobar? Si può forse parlare di stati narco-mafie?
“El Patròn” acquistò terreni, controllò il potere politico delle popolazioni poste intorno alle sue proprietà, sottomise forze di polizia, soldati, colonnelli e generali da Cimitarra, a Santander, fino a Puerto Triunfo, ad Antioquia, da nord a sud. Comprò terre e coscienze nell'area che circonda i comuni di Rio Claro, Puerto Triunfo, Doradal e Aquitania.
Imponeva lui le regole, dettava legge attraverso la corruzione e la forza, e minacciando i più deboli per farli sottomettere al suo controllo con la legge del “Plata o Plomo”, “Soldi o Piombo”, per invitare le persone a pagare delle somme di denaro o sottomettersi alla corruzione, pena altrimenti la morte.
Da inizio ad una vera e propria guerra: in poco tempo vengono assassinati magistrati, politici, giornalisti e rappresentanti delle forze dell’ordine tra i quali i giudici Gustavo Zuluaga Serna e Maria Elena Diaz, il magistrato Carlos Valencia Garcia, il colonnello Jaime Ramirez, il capo della polizia di Antioquia colonnello Valdemar Franklin Quintero, il giornalista Giullermo Cano e tanti altri, per un ammontare di quasi 3000 persone.
Questa è parte della storia del narcotrafficante più famoso di tutti i tempi, che aveva in mano gran parte del commercio di droga grazie a patti e alleanze con altri cartelli. E non solo.
Chi era veramente Pablo Escobar?
Di Jamil El Sadi
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La Redazione