GIORNALINO FEBBRAIO 2022 - USCITA SPECIALE SAN VALENTINO!
È il giorno di San Valentino e oggi il nostro caro giornalino è dedicato all'Amore, da Saffo a Strappare lungo i bordi: speriamo che tutti voi, innamorati del calcio o della vita, vi divertirete a leggerlo!
Se volete partecipare alla prossima uscita, saremo contenti di ricevere articoli, fumetti, vignette, Ipse Dixit, poesie o qualunque cosa vogliate condividere alla mail hannibalacaro@hotmail.it
I vostri Caporedattori: Valeria Maria Luzi, Letizia Maria Petracci, Simone Formentini
ANNIBAL CARO
L’affascinante, straordinario, incredibile, sensazionale terzo episodio di
THE CHRONICLES OF L’ACARO
Scritto dai modesti Matteo Baldassarri e Susanna Sciarrotta
Uscirono dal tempio dei profeti tutti molto confusi.
"E ora come facciamo a capire quale cornacchia seguire? Non possiamo mica seguire la prima che capita" disse la Spinucci.
"CRA, CRA!" Sentirono, come risposta. Guardarono in alto e davanti a loro volava una cornacchia, che aveva attaccato a sé uno striscione con su scritto "SEGUIGEMI" a caratteri cubitali.
"Che dite, è quella?" chiese la Fortuna.
"NAAAH, secondo me no" rispose Ferracuti.
Lattanzi lo zittì con un coppino. "Andiamo".
Continuarono a seguire quella cornacchia che avevano indicato gli oracoli, finché non arrivarono in una radura in cui c'era una baracca, e nei pressi c’erano diversi animali, alcune specie da sole, altre in coppia. Dalla catapecchia uscì fuori un uomo con la testa che risplendeva più del sole. Dopo essersi presentato a dovere, blaterando riguardo il suo nome, il Mago Circio, e l’antica storia di questo, alzò in alto la bacchetta, comparse una cicatrice sulla fronte e senza spiegazioni declamò:
"IN QUESTO LUOGO AVETE AVUTO L'ARDIRE DI ARRIVARE
IL FIO DELLA VOSTRA AZIONE DOVETE ORA PAGARE
ANIMALI, FORSE PARLANTI, DOVRETE DIVENTARE
ORA LA VOSTRA FORMA INIZIERETE A MUTARE"
E dopo aver declamato questo incantesimo, un bagliore accecante partì dalla bacchetta e colpì i quattro, che vennero trasformati in quattro soprammobili di ceramica.
Ok scherzavamo.
Vennero tramutati in animali: la Fortuna e Lattanzi in due topi, la Spinucci in un'anguilla e Ferracuti in un DRAGOOH, in realtà, purtroppo, era solo un drago di Komodo.
L'anguilla, per nostra fortuna, non poteva parlare; il drago guardava la sua coda perplesso, e i topolini piangevano, squittendo "come faremo ora, siamo spacciati" La cornacchia si rivolse a tutto il gruppo: "state tranquilli, abbiamo ancora un'opportunità. Dobbiamo…"
"WOW QUELLA CORNACCHIA PARLA" gridò Lattanzi
"Senti chi lo ha detto" rispose scocciata quella. "Ascoltate: le leggende di questa landa narrano che il Mago Circio una volta è stato sconfitto dal leggendario Cavaliere Senzanome, e nel momento esatto in cui il mago è svenuto, tutti gli animali da lui trasformati sono tornati umani"
"Quindi" osservò la Fortuna "anche tu sei umana?"
"Si, ma non c'è tempo, ora dobbiamo…"
"SO COME FARE!" la interruppe Ferracuti il drago.
Tutti lo guardarono sorpresi. Non riuscivano a capire se stesse scherzando, o se li avrebbe sorpresi tutti con un'idea geniale.
"Io prendo un secchio d'acqua mentre la Spinucci si posiziona al lato del sentiero. Fortuna, Lattanzi: gli dovrete rosicchiare le scarpe" disse "datemi retta."
I due topi si guardarono spaventati, ma ubbidirono. L'anguilla si posizionò sbuffando.
Aspettarono tutti con calma, anche la cornacchia. All'imbrunire il Mago Circio era sul sentiero di casa. Quando fu abbastanza vicino entrarono in azione la Fortuna e Lattanzi. Il mago si innervosì molto, perché quel giorno si era messo un paio di Jordan edizione limitata che costavano ben più di 200 euro: sfidiamo chiunque di voi lettori a non essere arrabbiati dopo questa azione deplorevole.
Non appena le scarpe furono bucate, e queste non proteggevano più i suoi piedi a dovere, il drago lanciò l'acqua sul sentiero e l'anguilla, meglio conosciuta come anguilla elettrica, diede la scossa.
Poco dopo il Mago Circio era disteso a terra e tutti avevano assunto sembianze umane.
Qualcuno cadde da un albero e sorpresi, i quattro andarono a vedere. "VITTORINI?! Cosa ci fa lei qui?" Disse la Fortuna "Qualcuno doveva pur venire a riprendervi. Sono, o almeno, ero l'unica a conoscenza di questo posto. Quando vi ho visti entrare ho preso a seguirvi, ma una bidella mi ha sbarrato la strada e sono arrivata in ritardo. Ora muovetevi, e andiamo via prima che Circio si svegli"
Ferracuti, intanto, non aveva ascoltato mezza parola, troppo impegnato a vantarsi della sua intelligenza, ripetendo “i polimeri di cui sono composte le scarpe avrebbero indebolito il flusso elettrico, di conseguenza bisognava trovare un punto debole…” “ho inserito catalizzatori nell’acqua per renderla un miglior conduttore” bla bla bla.
La Spinucci, petulante, non faceva altro che lamentarsi della sua metamorfosi e dei suoi capelli elettrizzati, recuperando tutto quel tempo in cui, muta, non poteva lamentarsi. La Fortuna e Lattanzi, i due topolini invece, si guardavano imbarazzati mentre si tenevano la mano.
RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A… sì, molto probabilmente sì, perché il 99% delle storie finiscono bene, e perché sennò ci censurano l’articolo.
Buona giornata e, se volete, buon San Valentino.
Serie A Caro
Intervista a Filippo Grandoni
di Valeria Maria Luzi
Quali aspettative hai per la SAC 2022?
Le aspettative come sempre sono molto molto alte, soprattutto quest’anno, per noi che siamo l’ultima generazione che ha vissuto le imprese gloriose di questo torneo, è un po’ uno spartiacque: se i ragazzi della nostra scuola coglieranno a pieno lo spirito del torneo e di tutto quello che c’è intorno, che è quello che stiamo cercando di trasmettere, la SAC potrà avere un futuro e la nostra scuola tornerà ad essere un luogo accogliente, dove gli studenti vengono per studiare ma anche e soprattutto per conoscere nuove persone, vivere realtà stimolanti.
Ecco per me e per noi il torneo è questo, e anche l’assessore allo sport della nostra città condivide con noi questo discorso: non è un semplice torneo di pallone, è una realtà che crea tanti momenti di svago e di socialità per la nostra nostra scuola e per la nostra città.
A livello strettamente personale posso dire che ci tengo molto: questa scuola mi ha dato tanto sul piano umano, e adesso che sto incamminandomi nel mio percorso personale, vorrei lasciare qualcosa all’Annibal Caro, sperando che la passione per questa scuola e per vivere qualcosa di importante anche dopo le 5 ore tra i banchi passi agli altri ragazzi.
Che ricordi hai della tua prima Serie A Caro?
Il primo ricordo è da spettatore; per me la serie a caro è stato il principale motivo della scelta di questa scuola, proprio perché ho visto nel torneo un ambiente che poi si rifletteva anche nei corridoi, che mi faceva sentire a casa.
Ricordo di quando facevo la prima media e seguivo le partite dei miei fratelli maggiori, e di personaggi leggendari di questo torneo, che purtroppo ora sono caduti nel dimenticatoio.
Per quanto riguarda la SAC da giocatore ho solo che bei ricordi: l’esordio e subito le grandi imprese del mio IVC in maglietta arancione, e il destino ha voluto che uscimmo ai quarti proprio contro mio fratello, che quell’anno vinse (ci hanno rubato la partita e ora mi prendo la mia rivincita urlandolo ai 4 venti). Comunque al di là di tutto, viverla è una cosa davvero unica, non è solo un torneo di calcio.
In che modo state cercando di coinvolgere le nuove classi?
Quest’anno siamo tutti chiamati ad un lavoro più difficile: la pandemia ha distrutto tutto ciò che di buono era stato creato, e vi assicuro che non poter giocare due Serie A Caro da favoriti è stata davvero dura.
Le iniziative sono tante, dalla prima trovata del QR code che abbiamo sparso per la scuola, alla rubrica del venerdì che trovate tutti i venerdì appunto sul nostro profilo Instagram (@serieacaro).
Stiamo anche progettando cose molto grandi, ma non vogliamo spoilerare. Il comitato sta lavorando molto e con tanta passione per permettere alla scuola di ritrovare quello spirito di cui tanto abbiamo parlato.
Perciò ci tengo a ringraziare tutti i membri e a invitare nuovi ragazzi, soprattutto i più piccoli che forse nemmeno conoscono questa realtà: non è necessario solo giocare a calcio, il torneo comprende un insieme di moltissime iniziative nelle quali potete divertirvi e conoscere nuove persone.
Iniziative e nuovi progetti?
Non voglio dare troppi spoiler, perché è giusto che certe cose rimangano tra noi. Innanzitutto però c’è da riconoscere che certe cose il comitato SAC non le aveva mai fatte: la promozione innovativa di Instagram, le interviste realizzate da noi, l’apertura totale all’ingresso di nuove persone del comitato…sono tutte cose mai fatte, che però sono qualcosa di necessario, perché quest’anno è un anno straordinario.
Un messaggio da passare a tutti gli studenti?
Messaggio agli studenti: la SAC è un’occasione da non farvi sfuggire, entrateci pienamente e godetevela, e attenti al profilo Instagram, ci saranno novità importanti!
ATTUALITÀ
David Sassoli
Esempio di accoglienza e dialogo
di Ludovica Guetti
“Abbiamo finalmente realizzato, dopo anni, che la disuguaglianza non è più né tollerabile, né accettabile, che vivere nella precarietà non è umano, che la povertà è una realtà che non va nascosta ma che deve essere combattuta e sconfitta. E la nostra sfida, quella di un mondo nuovo che rispetta le persone, la natura… e la speranza siamo noi, quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie…”
Queste sono le parole di David Sassoli in uno dei suoi ultimi discorsi rivolto a tutta la comunità europea. Nato a Firenze nel 1956, è stato un giornalista, conduttore televisivo, politico e presidente del Parlamento Europeo, in carica dal 2019 fino al suo decesso avvenuto improvvisamente l’11 gennaio 2022 in seguito ad una complicanza immunitaria.
Il sorriso che lo contraddistingueva trametteva a tutti un senso di serenità, fiducia e accoglienza, era la parola di chi voce non ne aveva, sempre in prima linea per battersi contro ogni forma di disuguaglianza, un uomo dallo sguardo buono e sereno, così altruista da mettere sempre gli altri al primo posto.
Era in grado, con poche parole, di abbattere ogni muro e forse è per questo che sognava un’Europa aperta, moderna e soprattutto accogliente, in grado di abbracciare ogni forma di pensiero o dialogo con diverse persone e diversi popoli, un’Europa colma di valori capace di far aumentare in tutti noi quel senso di appartenenza alla comunità europea, uniti tutti insieme in un’unica bandiera.
“L’Unione Europea non è un incidente della storia” frase diventata simbolo della persona che David era, fortemente convinto che l’Europa dovesse essere simbolo di pace: con un chiaro e faticoso progetto politico, il presidente voleva lavorare affinché l’Europa diventasse esattamente quello per cui era stata ideata e fondata durante il dopoguerra.
David ci ha insegnato molto: a sperare, a desiderare, a non arrendersi e a combattere per quello che è più giusto, ora quindi, noi abbiamo il dovere di desiderare la realizzazione del suo “progetto Europa”, ma soprattutto di ricordare i suoi insegnamenti per migliorare la comunità europea stroncando ogni tipo di diversità.
Microsoft PowerToys
di Francesco Ercoli
Dopo aver parlato degli aggiornamenti di Windows 10 nello scorso articolo, in questo voglio farvi conoscere una bellissima applicazione gratuita presente nel Microsoft Store! L’app in questione si chiama Microsoft PowerToys ed è un set di strumenti e plugin utili per estendere le funzionalità di Windows: è importante sottolineare che, essendo distribuita dalla stessa Microsoft, NON ha alcun tipo di problema o incompatibilità con il sistema operativo.
Ma a cosa serve esattamente PowerToys? Lo scopo di PowerToys è quello di fornire agli utenti degli strumenti utili per ottimizzare e aumentare la produttività del sistema operativo, accessibili tramite tasti di scelta rapida personalizzabili. Queste sono le funzioni che ho trovato più utili e che ho deciso di raccontarvi in questo articolo: FancyZones, Always On Top, Selezione Colori, Ridimensiona e PowerRename
FancyZones permette di creare layout personalizzati per semplificare il multitasking di Windows. Grazie all’editor dei layout è possibile creare delle vere e proprie griglie utili per ridimensionare ed ancorare molte finestre.
- Always On Top è una funzione che consente di mantenere sempre in primo piano una finestra, questo risulta molto utile quando si devono aprire svariate cartelle o finestre per trasferire file in un’applicazione. La finestra in primo piano inoltre rimane nella sua posizione anche quando si aprono applicazioni che normalmente non permetterebbero la visualizzazione in schermo diviso.
- Selezione Colori è probabilmente la funzione più semplice del pacchetto ma permette di conoscere il codice di qualsiasi colore visualizzato a schermo, è una sorta di strumento conta gocce capace di agire su ogni applicazione e finestra, incluse le pagine web.
- Ridimensiona permette di ridimensionare qualsiasi immagine in diversi formati personalizzabili, è accessibile dal menu contestuale di Windows (quello che appare cliccando con il tasto destro su un file o un’applicazione).
- PowerRename è molto utile per rinominare o cambiare una singola parola all’interno di grandi quantità di file. Oltre a poter rinominare in blocco, è anche possibile numerare i file e riordinarli. Anche questa funzione come Ridimensiona è accessibile dal menu contestuale.
L’applicazione è in continuo aggiornamento e ogni mese si aggiungono nuove funzioni, ma non è tutto, essendo sempre aperta in background, PowerToys ottimizzerà costantemente il PC rendendolo più fluido e reattivo ai comandi rapidi! Potete trovare le novità e le informazioni sulle funzionalità di PowerToys nel sito ufficiale: https://docs.microsoft.com/en-us/windows/powertoys.
L’app è disponibile nel nuovo Microsoft Store per Windows 10 e Windows 11, se non doveste trovare PowerToys nello store non preoccupatevi probabilmente dovete solo aspettare che il vostro PC riceva l’aggiornamento del Microsoft Store, in alternativa potete scaricare PowerToys da GitHub.
Icona di PoweToys |
Nuova icona di Microsoft Store |
Vecchia icona di Microsoft Store |
CAFFÈ
Le origini di San Valentino
di Alessia Azzurro
San Valentino, come tutti la conosciamo oggi, è la festa degli innamorati e viene celebrata, in molte parti del mondo, il 14 Febbraio. Prende nome dal santo Valentino Terni e fu istituita da Papa Gelasio I nel 496 d.C., andando a sostituire degli antichi riti pagani, detti Lupercalia.
I romani infatti erano soliti celebrare il 15 Febbraio dei riti e festeggiamenti dove si andava a creare una sovversione alle regole. Nei festeggiamenti ci si mascherava, tradizione che ci è rimasta durante il Carnevale: il servo poteva prendere il posto del padrone e in particolare le donne ricevevano una benedizione per la fertilità attraverso atti indecorosi, tutto ciò, paradossalmente, permetteva alla società di rinascere e purificarsi.
Erano quindi festeggiamenti che andavano contro la morale cristiana e furono definiti deplorevoli fin dal tardo Impero Romano, finendo per essere banditi da ogni Papa cristiano. Al loro posto venne istituita una festa derivante da un certo Valentino, che si ipotizza fosse stato il vescovo di Terni, che venne giustiziato per aver celebrato un matrimonio tra una cristiana e un pagano. I due morirono insieme durante la cerimonia e Valentino fu decapitato.
Si ipotizza inoltre che il consacramento di San Valentino come patrono dell’amore avvenne grazie ad un’opera letteraria di Geoffrey Chaucer, intitolata Il Parlamento degli Uccelli, che associa la figura di Cupido a quella di San Valentino.
Fiori di San Valentino
di Sveva Maria Pilati
È San Valentino e non sai che fiori regalare alla tua ragazza o al tuo ragazzo? Bene, sei nel posto giusto! Quando si vuole regalare un bel bouquet ci sono due fattori da tenere in considerazione: l’esemplare ed il colore.
Partiamo da un grande classico: le rose rosse simboleggiano in maniera universale l’amore, tipiche di un sentimento profondo. Se sono rosa vengono solitamente associate all’amicizia, eppure in questa occasione hanno duplice valenza: se regalate al proprio partner è un’idea originale per esprimere ammirazione e per celebrare un amore giovane che conserva la potenza e delicatezza di un sentimento appena sbocciato.
Le rosa gialla può essere un simbolo di pace dopo un litigio, tuttavia, nell’immaginario collettivo rappresenta la gelosia e l’infedeltà, per cui è meglio evitarla. Le bianche sono legate ad un sentimento platonico con un significato aggiuntivo: sono perfette per dichiararsi timidamente ed elegantemente alla persona amata.
Pochi sanno, che i tulipani rossi sono l’emblema di questa ricorrenza, in quanto protagonisti di una drammatica leggenda romantica persiana: Fahrad, un giovane turco, venuto a conoscenza della tragica scomparsa di Shirin, la sua amata, si mise in marcia per ritrovarla. Tuttavia, fallendo l’impresa, si tolse la vita infliggendosi ferite mortali: da queste nacquero dei meravigliosi fiori vermigli.
Un'altra valida alternativa è l’orchidea, che simboleggia l’affetto incondizionato, la sua capacità di crescere e resistere ai diversi climi, l’ha resa il simbolo dell’amore eterno in Oriente.
Per quanto riguarda i colori, il rosa è un chiaro apprezzamento della femminilità e grazia della ragazza amata. Il bianco è perfetto per un sentimento puro ed innocente, appena nato. Il blu rappresenta riflessione e pace, è consigliata per scusarsi.
Questa guida è conclusa e spero di avervi dato una mano. L’importante è che siate felici, fidanzati o meno. Buon San Valentino a tutti!
I benefici di un caffè
di Valeria Maria Luzi
Il caffè è la bevanda più bevuta al mondo dopo l’acqua. In Italia si stima che il 97% delle persone tra i 18 e i 65 anni consumi caffè. Concedersi una tazzina di caffè viene quindi visto come un rituale molto diffuso nel nostro paese.
I benefici del caffè che non tutti conoscono
Il caffè è una delle bevande più amate e famose in tutto il mondo, in Italia in particolare, una tazzina di espresso a fine pasto è un rito irrinunciabile. Questa usanza gastronomico-culturale ha fatto sì che molti esperti, medici e non, si siano espressi circa gli effetti benefici del consumo di caffè: gli aspetti positivi che comporta per la salute umana, derivano dalla sua principale componente ovvero la caffeina, che svolge diverse funzioni.
- Favorisce la digestione grazie ad un’azione stimolante sulla secrezione gastrica e biliare. Ecco perché si tende a bere il caffè dopo aver mangiato
- Ha un effetto energizzante capace di risvegliare il sistema nervoso e cardiaco: sembra infatti che sia in grado di facilitare l’azione di dopamina e noradrenalina, due neurotrasmettitori importanti. Inoltre stimola la memoria, l’attenzione e l’umore. È per questo motivo che comunemente si crede che bere il caffè aiuti a restare svegli e attenti
- Aiuta a tenersi in forma.
Inoltre non molti sanno che il caffè:
- Ha numerose sostanze nutritive tra cui la vitamina B2 che preserva il tessuto nervoso, la pelle e gli occhi; la vitamina B3 fondamentale per il sistema nervoso; la vitamina B5 e il manganese che trasformano il cibo in energia; potassio e magnesio fondamentali per alcune funzioni dell’organismo
- È ricco di antiossidanti che vengono facilmente assorbiti dal nostro organismo e che hanno la funzione di contrastare l’invecchiamento
- Riduce il rischio di contrarre malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson, secondo quanto dimostrato da diversi studi.
Ovviamente oltre agli aspetti benefici che questa sostanza porta al nostro organismo e al nostro umore, non possiamo non fare attenzione all’importanza che circola intorno a questa scura bevanda sull’aspetto sociale: il caffè è visto come una pausa, un momento nostro che ci concediamo per rilassarci, per pensare, per accompagnare un libro o per ascoltare un vinile in un pomeriggio rilassato.
Quante volte abbiamo avuto voglia di fare una chiacchierata con amici e ci è venuto spontaneo chiedere loro “Andiamo a prenderci un caffè?” … Il caffè in questa situazione prende una funzione d’incontro, di convivialità, oltre a quella di pausa. Si dedica del tempo alle persone a cui si vuole bene davanti ad un caffè.
Continuando a pensare alla funzione d’incontro e di unificazione, bisogna ricordare che i primi locali in cui si serviva e consumava questa bevanda, le cosiddette botteghe del caffè, ora chiamati caffè storici, ricoprivano un ruolo più sociale che economico. Questi luoghi divennero dei veri e propri spazi di socializzazione e scambi culturali, dati dalla frequentazione di filosofi, letterati e politici.
L’Acaro Make-up blog by Gioia
Novità make-up da non perdere!
di Gioia Brengola
Nell’ultimo periodo sono uscite molte novità nel mondo del make-up: eccomi qui per parlarvi di alcune di queste!
BARE WITH ME SIERO CORRETTORE di NYX PROFESSIONAL MAKEUP
Questo correttore sta spopolando ovunque e promette di coprire le varie imperfezioni del viso restando idratante, grazie al siero contenuto all’interno! È disponibile in ben 13 colorazioni, è vegano e cruelty-free. Ha inoltre un erogatore a pompetta che evita gli sprechi. È acquistabile a circa €10,90 su nyxcosmetics.it, pinkpanda.it, zalando.it e lookfantastic.it
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Io non vedo l’ora di provare il correttore di NYX e voi? Spero che l’articolo vi sia piaciuto e alla prossima!
Che cos’è l’Omocisteina?
di Filippo Raggiunti
Colesterolo alto, alcool e fumo, una dieta non salutare e alta pressione, com’è noto, non giovano al cuore. Ma c’è un altro fattore di rischio, meno conosciuto ai più, eppure pericoloso: l’omocisteina, un aminoacido solforato, che deriva dal metabolismo di un altro aminoacido essenziale suo simile, la metionina, che si assume attraverso i cibi, soprattutto con la carne, uova, latte e legumi.
Un surplus eccessivo di omocisteina nel sangue può essere un vero e proprio pericolo per la salute del sistema cardiovascolare, nonostante il plausibile legame tra i valori di omocisteina e tra le malattie cardiache sia ancora oggetto di studio e verifica.
Ma a cosa serve e che cos’è l’omocisteina?
Questo aminoacido è presente nel sangue in piccole quantità, poiché è solitamente smaltito dalle vitamine B6 e B12, che, però, con una scorretta alimentazione, si assumono in quantità molto minori e questo potrebbe causare un mancato smaltimento, o, in minima parte, dell’omocisteina.
L’Istituto Superiore della Sanità (ISS) ci spiega che non solo una cattiva alimentazione, ma anche il fumo, l’alcol, la caffeina, l’età, il sesso, l’insufficienza renale e altri fattori ereditari, possono provocare un eccesso di questo aminoacido nel nostro organismo.
Il controllo dell’omocisteina è molto importante per l’individuo al fine di capire la carenza di vitamina B6 o B12 nel proprio corpo, di solito, effettuato dopo un infarto del miocardio o in seguito ad un ictus. I principali valori di riferimento per la persona adulta sono tra 5-12 micro-moli per litro di sangue, infatti, valori più alti indicano una malnutrizione e una carenza di vitamina B12.
L’omocisteina provoca anche una malattia che è di carattere ereditario, l’Omocistinuria, solitamente rilevata alla nascita, che provoca al bambino, che l’ha ereditata dal proprio genitore, gravi malfunzionamenti soprattutto nei primi anni di vita. Per questo un aminoacido pericoloso come la omocisteina va tenuto sotto controllo.
MUSICA
Cosa si è disposti a fare per amore
di Alice Cruciani
Conosciamo tutti lo Sferisterio di Macerata, il famoso teatro all’aperto che annualmente dà luogo a uno degli importanti festival operistici a livello regionale e nazionale. La sua funzione originaria però, era ben diversa da quella attuale. Progettato nel 1823 e inaugurato nel 1829, fu un edificio “a diletto pubblico”, donato alla città da un gruppo di finanziatori benestanti, all’interno del quale si eseguiva il gioco della palla al bracciale, uno sport molto celebre nell’Ottocento.
Il fatto curioso di cui vi vorrei parlare in questo articolo, è la storia di come lo Sferisterio sia diventato un vero e proprio teatro, che vede come protagonisti un conte e una cantante d’opera. A volere la prima messa in scena di un’opera fu per l’appunto il conte civitanovese Pier Alberto Conti, erede di una delle più facoltose famiglie marchigiane: egli organizzò la realizzazione di tale spettacolo dopo essere stato eletto presidente della società cittadina di Macerata, poiché dimostrava interesse per il mondo dell’opera.
Si dice però che la vera ragione per cui prese questa decisione fu perché si fosse innamorato egli stesso del soprano Francisca Solari, cantante di successo che dal 1905 ebbe una carriera attiva presso vari teatri italiani. Si conobbero poco prima dell’inaugurazione dello Sferisterio del 1921 e per loro fu subito amore a prima vista. Proprio per lei, infatti, si racconta che sia stato scelto di mettere in scena un’opera allo Sferisterio, offrendole addirittura la parte principale nella famosa opera di Verdi “Aida”. Fu un enorme successo e cercarono di ripresentare una seconda opera (La Gioconda) l’anno successivo, la quale però non ebbe il successo sperato. Nel frattempo i due si sposarono nel 1926 ed ebbero una vita felice.
Solo negli anni ’60, dopo la guerra e le ristrettezze economiche, si riporterà in scena l’opera lirica, facendo crescere di fama lo Sferisterio a tal punto da essere secondo solo all’Arena di Verona come teatro all’aperto. Ogni anno più di 25.000 persone arrivano da tutto il mondo per assistere agli spettacoli e lo Sferisterio è ormai diventato emblema della musica e soprattutto della lirica. Tutto questo è accaduto fondamentalmente per un atto di puro amore. E voi invece, cosa sareste disposti a fare per amore?
Venerus, l'artista di cui non sapevi di aver bisogno
di Diego Frattani e Andrea Scipioni
È il momento degli innamorati, San Valentino, una giornata magica che racchiude in sé tutto l'amore e il romanticismo del mondo, quindi abbiamo pensato che invece di fare la solita recensione di un album, faremo un approfondimento su un artista molto romantico e sottovalutato nel panorama musicale italiano.
L'artista in questione all'anagrafe è Andrea Venerus, per i fan solo Venerus, un artista che non ha un genere definito, ma si sposta spesso tra una specie di indie tutto suo e l'hip hop. Gli argomenti trattati nei suoi testi non sono strutturati per avere un significato nascosto, tutt'altro: lui scrive ciò che sente, senza troppi ragionamenti, tratta di concetti astratti, come l'amore, la diversità, la musica, la gioia e tanto altro ancora.
La caratteristica che lo distingue e lo eleva, a nostro modesto parere, da qualunque artista attuale della scena italiana, è il suo modo di cantare e la sua voce strana, musicale, inconfondibile, originale, unita al suo modo di cantare molto melodico, creando una combo perfetta per far vivere un’esperienza musicale coi fiocchi.
Un altro aspetto da sottolineare è il fatto che suona tantissimi strumenti, ha una conoscenza musicale enorme, e uno di noi lo può provare perché ha avuto la fortuna di vederlo live. Detto questo, per concludere, vorremmo consigliare qualche canzone, anche d'amore:
- Altrove
- Love Anthem pt.1
- Ogni pensiero vola
- Brazil
- Io e te
Il bacio. Primula nel giardino delle carezze.
di Alice Petrozzi
Il bacio con la finestra; Edvard Munch; 1892; olio su tela; Galleria Nazionale di Oslo, Oslo |
Il bacio è l’emblema dell’amore ed anche il più bel gesto d’affetto che si scambiano gli innamorati. “L’anima incontra l’anima sulle labbra degli amanti.” dice Shelley ed è proprio da questa frase che possiamo comprendere a pieno il valore della festa di San Valentino, il giorno in cui l’amore si celebra e si manifesta in tutte le sue forme. Molti artisti, nel corso dei secoli, hanno voluto rendere omaggio all’amore raffigurandone la sua massima espressione: il bacio.
Il primo a ritrarre tale momento è stato Giotto nella Cappella degli Scrovegni in “Gioacchino davanti alla porta aurea”: i santi Anna e Gioacchino, genitori di Maria, si incontrano di nuovo dopo una lunga separazione e la donna si getta tra le braccia del marito, dandogli un bacio indelebile, impresso per sempre nella storia.
Francesco Hayez raffigura una coppia di giovani mentre si scambiano il bacio d’addio, un attimo fugace che resta scolpito nell’eternità. “Il bacio” è conservato alla Pinacoteca di Brera ed è stato realizzato dall’autore nel 1859 in concomitanza con le guerre di Indipendenza in Italia.
“Il bacio” di Rodin è un altro capolavoro raffigurante, secondo le intenzioni dello scultore, i famosi Paolo e Francesca danteschi in un momento di estrema intimità. Un altro bacio degno di nota è quello realizzato da Klimt e custodito al Belvedere di Vienna. La delicatezza, la meraviglia e la dolcezza di due amanti immersi nella spensieratezza dell’amore sono i segni distintivi della famosissima opera.
Magritte raffigura, nel suo “Gli amanti”, il momento del bacio, un bacio però velato, misterioso, enigmatico e forse malinconico che esprime il dramma dell’incomunicabilità. Uno dei baci più dolci della storia è di certo quello racchiuso nel dipinto “Il compleanno” di Chagall, un’opera in cui l’autore si descrive mentre sfiora le labbra della moglie e lo fa con tale leggerezza da sembrargli addirittura di volare.
Antonio Canova tratta dell’amore, anzi proprio di Amore, mentre si avvicina alle labbra dell’amata Psiche nella meravigliosa scultura conservata al Louvre. In conclusione, non si può non citare “Il bacio con la finestra” di Munch, un dipinto avvolto nell’azzurro del cielo che colora anche i due amanti che immersi, l’uno tra le braccia dell’altro, trovano una perfetta armonia.
Con l’augurio che l’amore ci travolga uno ad uno, continuiamo a sperare in esso e nelle sue dolci dimostrazioni, pensando a ciò che dice Verlaine: “Il bacio. Primula nel giardino delle carezze.”
Il bacio; Auguste Rodin; 1888-1889; marmo; Musée Rodin, Parigi |
Saffo e l'amore: tra passato e presente
di Matilde Vitali
“Mi sembra pari agli dei quell’uomo che siede di fronte
a te e vicino ascolta te che dolcemente parli
e ridi un riso che suscita desiderio. Questa visione veramente
mi ha turbato il cuore nel petto: appena ti guardo
un breve istante, nulla mi è più possibile dire,
ma la lingua mi si spezza e subito un fuoco sottile mi
corre sotto la pelle e con gli occhi nulla vedo e rombano
le orecchie
e su me sudore si spande e un tremito mi afferra tutta
e sono più verde dell’erba e poco lontana da morte
sembro a me stessa.
Ma tutto si può sopportare, poiché…”
Questa poesia, intitolata “Ode alla gelosia”, è stata composta dalla poetessa greca Saffo. L’ode descrive una scena nella quale la poetessa assiste al corteggiamento da parte di un uomo che lei stessa definisce “pari agli dei” nei confronti della donna da lei amata. Vedendo ciò, in Saffo si scatena un forte sentimento di gelosia verso l’uomo.
Lo stato d’animo provato dalla poetessa si tramuta subito in atteggiamenti fisici ben descritti nella sua ode. Infatti per lei diventa impossibile parlare e sente come un fuoco scorrerle sotto la pelle, le rombano le orecchie e le si annebbia la vista. Queste sensazioni le provocano un tremolio che si espande in tutto il corpo e le fanno assumere un colorito pallido. Ciò che prova la porta a dire che l’unica soluzione alla gelosia è la morte stessa. La gelosia di Saffo è quindi dovuta all’amore da lei provato per la donna corteggiata.
Nei versi di Saffo troviamo la definizione del vero amore, puro, profondo e passionale, che è inarrestabile e travolgente. Questi versi, verranno poi richiamati da poeti come Catullo, Dante Alighieri e Giacomo Leopardi. Quest’ultimo, nella poesia “L’ultimo canto di Saffo”, si identifica proprio nella poetessa greca, descrivendo la delusione dell’amante respinta che preferisce la morte. Per quanto invece riguarda Dante Alighieri, il poeta nel sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” vive i sintomi dell'amore che Saffo descrive come una vera e propria patologia.
Possiamo però dire con certezza che oggi l’amore che si prova è tale e quale a quello descritto nei poemi di Saffo? La poetessa, come altri poeti, canta di un amore sentimentale, profondo e sincero, un amore per cui si sta male, si prova gelosia e per cui si è disposti a rischiare la vita. Un amore che va oltre le apparenze e che dura per sempre. Oggi invece quasi sembra che l’amore sia superficiale, l’apparenza conta più del valore della persona e spesso non c’è neanche un rispetto reciproco. Un amore quasi forzato tra due persone che preferiscono sentirsi al telefono piuttosto che stare insieme.
Questo però non è sempre vero, infatti l’amore può avere tante sfaccettature: resta pur sempre amore, ma è tale solo se è sincero, profondo e se c’è davvero una sensazione che ti annebbia la vista e ti fa rimbombare le orecchie. E questa sensazione esiste perché l’amore, come dice la stessa Saffo, vince su tutto.
CINEMA
Film...
Nuovo Cinema Paradiso e il senso della nostalgia
di Marta Antonelli
Nuovo Cinema Paradiso è un film che non ha bisogno di presentazioni. La pellicola infatti, qualche anno dopo dalla sua prima distribuzione in Italia, avvenuta nel 1988, ottenne uno straordinario successo a livello internazionale, vincendo anche il Premio Oscar per il miglior film straniero nel 1990.
Nonostante l’iniziale flop al botteghino infatti, dopo diversi rimaneggiamenti, che portarono il regista Giuseppe Tornatore a ripubblicare questo capolavoro in tre versioni differenti, la fortuna di Nuovo Cinema Paradiso crebbe a dismisura. Io stessa ammetto di aver visto questo film con un inescusabile ritardo perciò, per tutti i lettori che non l’hanno ancora visto, ho deciso di riassumerne brevemente la trama.
Salvatore è un regista affermato, vive a Roma e lì si dedica completamente al suo lavoro. Una sera, al suo rientro a casa, la sua compagna gli riferisce di aver ricevuto una chiamata dalla madre che lo invita a tornare a Giancaldo, il suo paese d’origine, in Sicilia, per assistere ai funerali di Alfredo, suo grande amico e mentore. Salvatore, scosso dalla notizia, prima di prendere sonno, inizia a rivivere tutti i suoi ricordi legati al paese natale, da quelli più lontani dell’infanzia fino alla sua partenza dalla Sicilia. È con un lungo flashback che Tornatore ci racconta della vita di Salvatore, della sua passione per il cinema; dei tempi in cui assisteva Alfredo, proiezionista del Cinema Paradiso, il cinema della città di Giancaldo; della sua storia d’amore con Elena, una ragazza della sua stessa scuola.
Non proseguirò oltre nel racconto della storia per evitare di rivelare ulteriori dettagli a chi non ha ancora visto il film. Invito invece tutti coloro che conoscono già Nuovo Cinema Paradiso a continuare a leggere questa seconda parte dell’articolo, in cui vorrei parlare più in particolare della famosissima scena finale del film.
Il finale di Nuovo Cinema Paradiso conserva tutt’oggi la sua carica emotiva e, oltre ad essere davvero indimenticabile, esprime appieno il senso della pellicola stessa. Il film, nel suo complesso, trasmette uno stato d’animo in particolare: la nostalgia. Dal greco νόστος, ritorno, e ἄλγος, dolore, il significato etimologico del termine è “dolore del ritorno”. È incredibile quanto il significato letterale della parola si accosti agli eventi narrati nel film di Tornatore.
Salvatore si perde in questo profondo senso di nostalgia solo nel momento in cui capisce di dover tornare in Sicilia, dopo anni di lontananza dal suo paese d’origine, ed è proprio nella scena finale del film che viene rappresentato il culmine del viaggio nostalgico di Salvatore. Quando, una volta tornato a Roma, decide di guardare la vecchia bobina lasciatagli da Alfredo -che si rivela essere una compilation di tutti quei baci e quelle scene che lo stesso Alfredo era stato costretto a tagliare per via della censura imposta da don Adelfio ai film che venivano proiettati al Cinema Paradiso- Salvatore si lascia travolgere dalla nostalgia per la propria terra, per la bellezza di una gioventù ormai svanita, per quell’amore passato e infinito, per un tipo di cinema che non esiste più. Tutto il significato del film finisce per sintetizzarsi in pochi minuti di girato che ritraggono il protagonista commosso, in una sala da proiezione vuota.
Il film offre però una lettura diversa del sentimento nostalgico che ho descritto finora. La nostalgia infatti non deve essere concepita obbligatoriamente come lo strascico malinconico di un passato ormai lontano, ma può anche essere vista come un mezzo per riempire il vuoto che si percepisce in certi momenti della propria vita, momenti in cui non si è soddisfatti o felici, momenti in cui non si sa più come andare avanti nel proprio percorso.
È in questi momenti che si può trovare conforto nel ricordo dei tempi passati, in modo da riuscire a trovare la strada per andare avanti, ripensando alle proprie esperienze passate. Questo è ciò che accade a Salvatore, che si rivela capace di riprendere in mano la propria vita, ormai diventata solitaria e insoddisfacente, solo dopo essere stato travolto da un profondo senso di nostalgia. Così Giuseppe Tornatore si è dimostrato capace di sintetizzare un messaggio davvero profondo in pochi minuti di girato, regalando l’epilogo perfetto ad un film meraviglioso.
Eternal sunshine of the spotless mind - Se mi lasci ti cancello
di Greta Splendiani
Un incantevole film del regista francese Michel Gondry, scritto insieme a Charlie Kaufman, considerata una delle più grandi opere degli ultimi 20 anni. Distribuito in Italia con il più che discusso titolo Se mi lasci ti cancello che può farlo sembrare quasi una commedia, una maldestra traduzione che rappresenta però a pieno il significato intrinseco del film: amare implica sofferenza e, se si desidera essere sempre felici, non resta che cancellare dalla mente i ricordi dolorosi e ricominciare ogni volta da capo a ricostruire sé stessi.
Joel, interpretato in modo sensazionale da Jim Carrey, ha trascorso insieme a Clementine, eccentrica e sopra le righe, interpretata dal premio Oscar Kate Winslet, i due anni più belli ed emozionanti della sua vita. Il loro amore però comincia a sgretolarsi per gli stessi motivi per cui è nato: la loro diversità. Esasperata ed impulsiva, la ragazza decide di recarsi presso una clinica, la Lacuna Inc., e sottoporsi ad un trattamento a fine di cancellare selettivamente dalla sua mente ogni ricordo dell’ex fidanzato e ricominciare così a vivere.
Quando Joel scopre il fatto, proprio in prossimità di cercare una riconciliazione prima di San Valentino, viene investito da un’ondata di disperazione che lo spinge a richiedere lo stesso gesto per smettere di soffrire. Proprio nel bel mezzo della cancellazione, tuttavia, Joel si rende conto che, nonostante il dolore, non vuole più dimenticare Clementine e, pur in stato di semi incoscienza, fa un tentativo disperato per nasconderla in quei meandri della sua memoria precedente o in quei momenti della sua vita in cui lei non dovrebbe trovarsi, tentando, con tutte le sue forze, di portare il suo pensiero al di fuori della mappa di cancellazione selettiva, nella speranza di ricordarsi ancora di lei al suo risveglio.
Eternal Sunshine è un film in puro stile Kaufman: intricato, cervellotico, spiazzante e ibrido, al quale si aggiunge lo stile delicatamente surreale di Gondry. Se dovessi fare una critica ho trovato quasi un velo di misoginia: è un film popolato da donne rappresentate come esseri nevrotici, aggressivi e asfissianti e uomini rappresentati invece come esseri ingenui e indifesi. Non mi riferisco solo ai due protagonisti, ma anche a tutti i personaggi di contorno, descritti allo stesso modo. È comunque un film che ti cattura ed incuriosisce, ti confonde e ti affascina: lo consiglierei certamente.
Amore & altri rimedi
di Sofia Palloni
“Incontri milioni di persone e nessuno ti colpisce veramente, poi un giorno ne incontri una e la tua vita cambia”
Data di uscita: 18 febbraio 2011
Genere: Commedia, Sentimentale
Anno: 2010
Regia: Edward Zwick
Cast: Anne Hathaway, Jake Gyllenhaal, Oliver Platt, Hank Azaria, Josh Gad, Gabriel Macht, Judy Greer, George Segal, Jill Clayburgh, Kate Jennings Grant, Katheryn Winnick, Jaimie Alexander, Nikki Deloach, Jean Zarzour
Paese: USA
Durata: 112 min
Distribuzione: Medusa
Trama: Pittsburgh, 1996. L’affascinante Jamie Randall (Jake Gyllenhaal) continuamente distratto e apparentemente incapace di portare a termine qualsiasi cosa, salta da un lavoro all'altro senza preoccuparsi troppo delle conseguenze e, con un entusiasmo maggiore, passa di letto in letto, senza soffermarsi mai a costruire una relazione con qualcuno. La sua ultima conquista è il mondo dell'informazione farmaceutica, sotto la direzione della multinazionale Pfeizer.
Il suo inesorabile fascino, da sempre vincente con le donne, si dimostra molto utile anche per convincere i medici, in particolare il Dr. Knight a prescrivere lo Zoloft invece del Prozac. Mentre cerca di farsi strada nel suo nuovo lavoro, Jamie incontra all'ospedale Maggie (Anne Hathaway), un’affascinante e originale ragazza affetta dal morbo di Parkinson. Dopo svariati appuntamenti alquanto bizzarri, tra i due nasce una fortissima passione che diventa amore. Ma mentre il lavoro procede alla grande, il rapporto con Maggie s’incrina a causa del peggioramento della sua malattia....
Opinione personale: Per quanto sia riluttante a consigliare commedie romantiche, devo ammettere che questa non è dispiaciuta nemmeno ad un cuore di pietra come il mio. Momenti drammatici o di tensione vengono smorzati bene da una comicità ricca di sarcasmo e doppi sensi che rendono il tutto giocoso e non troppo pesante. Se apprezzate un tipo di romanticismo smielato “baci e abbracci” devo avvertirvi questo film non fa per voi, poiché a dominare il tutto è un amore diverso rispetto a quello di un romance classico.
Spesso siamo abituati a vedere sullo schermo storie che partono dal conoscersi o da un primo appuntamento, per passare poi, rispettivamente, all'amore e al sesso. Mentre qui la storia procede in direzione contraria, provocando nello spettatore un senso iniziale di curiosità e imprevedibilità. A partire dai protagonisti, l’amore non è visto come puro e perfetto, ma come qualcosa di spaventoso e sofferente che, sfortunatamente, l’essere umano non può evitare.
E secondo me è proprio questo il punto di forza del film. Infatti Amore e altri rimedi non è una commedia romantica che spinge le persone a sognare ad occhi aperti, non riesce ad emozionare o a commuovere, ma ci fa comprendere che per molti è difficile amare proprio perché in amore si condividono soprattutto le sofferenze. Inoltre, grazie al suo realismo, la pellicola descrive e denuncia la situazione in cui versano i malati di Parkinson e i loro parenti, che per amor loro assistono la persona cara vedendola spegnersi giorno dopo giorno e perdere ciò che amavano.
... e serie!
Violet Evergarden
di Sveva Maria Pilati
Violet Evergarden è una serie anime drammatica e sentimentale del 2018, prodotta dalla Kyoto Animation, seguita da un episodio speciale e due film.
Durante un'operazione militare, le forze armate del Leidenschaftlich catturano un'orfana dalle straordinarie capacità belliche, con l’intento di sfruttarla nella guerra contro l'impero Garalick. La giovane viene arruolata ed affidata alle cure del maggiore Gilbert Bouganvillea, che le dà il nome di Violet Evergarden e le si affeziona.
La ragazza, avendo visto solo morte e distruzione, è incapace di provare emozioni e sentimenti, di cui peraltro ignora l'esistenza. All'indomani della fine della guerra l'ex soldato, per ordine del disperso maggiore Gilbert, viene reintegrata fra i civili e comincia a prestare servizio come bambola di scrittura automatica nella società postale di CH, affidata alle cure di Hodgins, suo vecchio amico; da qui in poi, Violet si mette al lavoro, intenzionata a capire il significato delle parole “ti amo” che il superiore le aveva rivolto nel loro ultimo istante trascorso insieme.
Una delle cose che ho apprezzato di più di quest’opera è il comparto tecnico: gli scenari, le ambientazioni, gli sfondi ed il character design sono bellissimi, una vera e propria gioia per gli occhi, tanto che mi è sembrato di vivere in quel mondo. La fotografia è stupenda, con inquadrature che catturano lo spettatore e lo emozionano, facendo breccia nel suo cuore.
Le musiche sono fantastiche, riescono sempre a donare la giusta atmosfera in ogni situazione, senza essere invadenti. Mi è piaciuta moltissimo la crescita e l’evoluzione della protagonista, che con il passare del tempo matura e diventa consapevole di emozioni e sentimenti.
Consiglio a tutti la visione di questa meravigliosa saga anime, disponibile su Netflix, se siete sensibili e tendete a commuovervi, fate scorta di fazzoletti, ne avrete bisogno.
Strappare lungo i bordi e l’amore per la vita
la recensione contiene spoiler
di Letizia Maria Petracci
Noemi Giangiacomi |
Zerocalcare è senza dubbio l’artista, nel panorama italiano, che ha più da offrire in questo momento: il suo poliedrico talento si esprime da anni in varie forme, ma ha trovato la sua consacrazione definitiva nella serie, uscita a Novembre del 2021, intitolata Strappare lungo i bordi.
La storia è ormai nota a tutti coloro che hanno gustato questo piccolo gioiello, ma si può riassumere in poche parole: Zerocalcare condivide una parte della sua vita, le sue riflessioni e i sentimenti provati, come se gli spettatori fossero un amico che non vede da tempo e che deve aggiornare sulle ultime novità. Anche per questo le critiche avanzate sul doppiaggio in dialetto non sono sensate: chiunque ha letto un suo fumetto, si sarà sicuramente immaginato i dialoghi in romanesco. Se così non fosse, si perderebbe parte della magia e sarebbe come non far parlare in napoletano Totò e Peppino, o guardare un anime doppiato in italiano.
Gli aspetti più interessanti della serie sono tantissimi e spesso non si riescono ad apprezzare alla prima visione: i molteplici riferimenti di filosofia sono accompagnati da riflessioni sulle differenze tra bagni degli uomini e delle donne, faide interne in casa Calcare, le ansie di arrivare in ritardo e perdere qualsiasi mezzo di trasporto mai inventato; fino ai soliloqui con la propria coscienza, che non tutti forse hanno a forma di armadillo e con la voce di Valerio Mastandrea, ma che comunque sono fondamentali per affrontare le situazioni più disparate.
Zerocalcare ha creato un’opera con tanti livelli di lettura, dalla semplice storia che potrebbero apprezzare anche dei bambini, fino all’analisi dei problemi più profondi della vita, come la paura dell’intimità, il comprendere le motivazioni che spingono gli altri a fare determinate scelte, anche le più drastiche, e i rapporti curiosi che si instaurano con gli amici o nel lavoro. Il tutto è costellato da un’ironia sottile e dai dialoghi serrati che creano un’atmosfera di forte partecipazione dello spettatore, che cresce con i personaggi e lentamente accetta il corso degli eventi.
Dopotutto i personaggi sono parti della personalità del fumettista, che non a caso decide di doppiarli tutti con la sua voce: Zerocalcare è la parte ossessiva e creativa; Secco è la pigrizia che impedisce qualsiasi attività, ma che comunque dà spazio a situazioni molto divertenti, come il solo desiderio di pija er gelato; Sarah la determinazione che accetta le difficoltà che la vita mette davanti, senza abbandonare i propri sogni; e infine Alice che è l’espressione dell’amore per la vita, parte fondamentale di Zerocalcare, che cerca il meglio, ma che può incappare nell’eventualità che le cose vadano male e che, a volte, non sia possibile andare avanti.
Dunque il fumettista romano dà voce a tutte le parti di sé e della società senza mai cadere nella retorica: analizza ogni aspetto della vita e fa capire allo spettatore che esistono infinite possibilità, che le situazioni possono essere a volte molto semplici, come la sua potenziale relazione con Alice, oppure molto complicate, così tanto da non avere più speranza di continuare. Nonostante tutto, Zerocalcare accetta di non poter sempre seguire i bordi prescritti della vita, ma che l’unica cosa importante sia strappare e godersi ogni attimo.
“Ma non ti rendi conto di quant’è bello? Che non porti il peso del mondo sulle spalle, che sei soltanto un filo d’erba in un prato? Non ti senti più leggero?”
Follia
di Serena Di Stefano
«L'amore non è mai stato il mio tema preferito. Sono sempre stato più interessato alla follia, al disordine mentale: poi ho cominciato a capire che l'amore è proprio una forma di disturbo mentale.»
Questo afferma Patrick McGrath, racchiudendo in una sola frase i due temi intorno ai quali si sviluppa il suo capolavoro: l’amore e la follia. Siamo nel 1959, in un cupo manicomio inglese, quando il nostro narratore - uno psichiatra di nome Peter Cleave - inizia a raccontare per filo e per segno il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione feroce e letale tra Stella, moglie di Max Raphael, un altro psichiatra dell’ospedale, ed Edgar Stark, un artista detenuto per il crudelissimo omicidio della moglie.
L’apparente amicizia che sembra inizialmente legare i due, si trasforma in amore, in una passione deleteria, malata, una passione che da un lato porta alla rivelazione della vera natura di Edgar, e dall’altro segna l’inizio della fine di Stella, una donna completamente prosciugata e annientata da quest’uomo pieno di mistero.
I personaggi sono descritti con una maestria senza paragoni: avrete l’impressione di poter addentrarvi in quelle righe e trovarveli davanti; ci saranno momenti in cui li amerete, altri in cui vorreste urlargli contro: la componente narrativa e quella psicologica si amalgamano in una maniera tale da fornire al lettore un quadro estremamente dettagliato della psiche di ogni singolo individuo.
La penna di McGrath è magnetica, i vostri occhi scorreranno ininterrottamente, assetati di questa storia, una passione che a poco a poco corroderà anche voi. Affronterete non solo momenti di amore, ma anche (e soprattutto) momenti di disperazione, di perdizione: vi sembrerà di percepire concretamente gli attimi in cui gli occhi di Stella sono vacui, grigi, pervasi dall’oblio, attimi in cui le sue orecchie non sono in grado di sentire e le sue labbra di proferir parola. È una storia turbolenta, agitata, il cuore non avrà un attimo di pace fino a che non arriverete all’ultimo punto.
Al tutto fa da sfondo, per gran parte della narrazione, questo manicomio vittoriano in cui si aggirano uomini che hanno perso la ragione, corpi privati della loro anima che si muovono per i corridoi e con i quali va a braccetto la follia: la follia che impregna i muri di quella struttura, la follia che fa perdere il senno a Edgar e Stella, la follia che in parte contraddistingue ognuno di noi.
Stoner e la piccola epopea dell'everyman
di Simone Formentini
Noemi Giangiacomi |
And did you get what
you wanted from this life, even so?
I did.
And what did you want?
To call myself beloved, to feel myself
beloved on the earth.
Raymond Carver, Late Fragment
Stoner è un romanzo di John Edward Williams, pubblicato per la prima volta nel 1965.
Ignorato per quasi mezzo secolo dal pubblico internazionale, negli anni 2000 venne ripubblicato in diversi Paesi e divenne un caso mondiale. Oggi è ampiamente apprezzato da pubblico e critica e lo scrittore britannico Ian McEwan ne è un grande estimatore. John Williams morì prima di poter vedere il successo del suo libro.
William Stoner è un professore di Letteratura all’Università del Missouri, proviene da un’umile famiglia di contadini ed è sposato con la bella e fredda Edith. Ha una figlia di nome Grace e i pomeriggi trascorsi nello studio con lei sono il ricordo più caro della sua vita. Lui leggeva, lei giocava.
Niente di grandioso accade mai a Stoner: è un uomo qualunque, fa parte della schiera delle persone la cui vita diventa presto un ricordo di pochi, destinato a spegnersi con questi. Un uomo che cammina accanto alla sua vita che scorre, senza tentare di deviare o ostacolare la corrente: non è rassegnazione né pusillanimità, è la modestia di colui che riesce a crearsi un piccolo angolo nel mondo, e questo gli basta.
Almeno fino a quando incontra Katherine, una sua studentessa, e se ne innamora: la loro relazione è breve, ma fra le sue braccia William scopre finalmente la felicità.
Potermi dire amato, sentirmi / amato sulla terra: è l’ultimo frammento di Raymond Carver, inciso sul suo epitafio. E non importa se Stoner è stato amato per qualche settimana nel minuscolo appartamento di Katherine, non importa neanche se ad aspettarlo a casa trova ogni giorno una donna fredda e insoddisfatta con la quale deve passare il resto della vita. La consapevolezza di aver incontrato, seppure poi perso, l’amore della sua vita: è questo ciò che conta. Potersi dire amati, sentirsi amati sulla terra. Per quanto possa sfumare via velocemente.
È la storia di una vita che non è andata come doveva andare, trascorsa nel modo sbagliato, ma che forse era l’unico possibile. Eppure Stoner scorge degli spiragli della vita come avrebbe dovuto essere: li vede nell’amore per Katherine, che scompare velocemente così com’è apparsa; li vede nel volto della figlia al suo capezzale; nel ricordo di un amico morto in guerra che non sarebbe dovuto morire; nelle sue iniziali nella dedica di un libro.
Perché allora leggere Stoner? Perché la storia di un uomo insignificante è ora così apprezzata? Perché il libro mette in luce sentimenti intimi e comuni ad ogni uomo: la solitudine, la necessità di compromessi, l’impotenza di fronte al tempo che passa. Leggendo Stoner gli adulti non possono fare a meno di voltarsi e guardare indietro, i ragazzi di tentare di intravedere tra la nebbia che avvolge il futuro il destino di una vita, perché ognuno vedrà allo specchio l’ombra di William.
La campana di vetro
di Francesco Diomedi
La poetessa Sylvia Plath |
Quante volte ci siamo trovati a vivere sotto una campana di vetro? E, soprattutto, che cos'è una campana di vetro?
Esther è una brillante studentessa di provincia e vincitrice del soggiorno offerto da una prestigiosa rivista di moda. Intorno a lei la New York degli anni cinquanta, con tutte i suoi sfarzi e lussi, dati soprattutto dalla sua posizione di più che benestante ragazza bianca. Esther si sente "come un cavallo da corsa in un mondo senza piste". Nel cercare di proteggerla infatti l’America del secondo dopoguerra, spietata, borghese e maccartista le toglie a poco a poco l'aria, rinchiudendola in una campana di vetro da cui difficilmente si può uscire.
Il romanzo è l'unico pubblicato dalla sua autrice, l'iconica Sylvia Plath, e vedrà luce in Inghilterra nel 1963, esattamente un mese prima del suicidio della Plath stessa. Un suicidio piuttosto inaspettato, se si pensa alla sempre più crescente popolarità del libro nei circoli di critici letterari, ma che trova una spiegazione proprio nel suo titolo: anche Sylvia, proprio come Esther, era intrappolata da tempo dentro una bolla in cui il respiro veniva lentamente a mancare, come si può capire solo leggendo una qualsiasi delle sue poesie.
Se da queste righe il libro non è parso come la più leggera delle commedie, i temi trattati lo sono ancora meno, ma non per questo non sono importanti. Infatti, un lettore ignaro dell'anno di pubblicazione, potrebbe tranquillamente scambiare il romanzo come un prodotto recente, figlio del nostro tempo, grazie alla maestria con cui l'autrice gestisce questi importanti argomenti, quali il suicidio, la derealizzazione, l'elettroshock e la condizione di un nuovo tipo di donna americana, che inizia a staccarsi dai vecchi e antiquati ideali, come il matrimonio, e inizia a venire a patti con argomenti allora considerati tabù, come l’esplorazione della sessualità e l'ancora più scandalosa omosessualità.
In questo caso la scrittura non va intesa come un semplice modo di raccontare, quanto l'unica alternativa che l'autrice ha di evadere da una realtà che non percepisce più come sua, in cui non si sente più a casa. Questo sentimento è percepibile soprattutto nello stacco dalla prima parte, ambientata a New York, alla seconda, ambientata a Boston, dove lo stile prima lussureggiante va a farsi sempre più striminzito e semplice, ad accompagnare il tracollo mentale della protagonista.
Tracollo in cui molti si possono rivedere: non è raro infatti sentire le storie di giovani, non solo a causa della situazione in cui si trovano a vivere, che abbiano perso la voglia: voglia di studiare, di socializzare, di mangiare, e nel peggiore dei casi di vivere. Sono sicuro che chiunque stia attraversando un periodo di sconforto e insicurezza troverà in questo capolavoro della letteratura americana il conforto di cui ha bisogno.
SPORT
Djokovic: un caso di immagine
di Matteo Baldassarri
Novak Djokovic, tennista che senza dubbio non ha bisogno di presentazioni, è stato recentemente espulso dall’Australian Open, dopo che gli è stato revocato il visto di accesso all’Australia. Qual è stato, però, il motivo esatto per cui il giudice della Federal Court James Allsop ha deciso di espellerlo?
Chiariamo, per prima cosa, i dati essenziali: Novak Djokovic non è vaccinato, e già dal lontano aprile 2020, in un’intervista, si intuiva la sua posizione verso un eventuale vaccino contro il Covid-19, quando questo ancora non era stato prodotto. D’altra parte il giocatore serbo è stato contagiato non una, bensì due volte dal Covid-19, prima nel giugno 2020, e poi nel dicembre 2021, poco prima della partenza per l’Australia. Di conseguenza, per la partecipazione agli Australian Open, l’esenzione vaccinale, dovuto a un recente contagio e guarigione dal covid, sarebbe completamente legale, e secondo gli avvocati del tennista quindi lui non ha fatto niente di male.
Il problema, sotto questo aspetto, risiede però nelle date. Infatti è sospetto come un tampone positivo del giorno 16 dicembre 2021 fosse valido come esenzione, soprattutto perché la documentazione necessaria alla partecipazione dell’Open era da inviare entro il 10 dicembre. Ora, io non vorrei fare la ramanzina al giocatore per aver inviato dei documenti in ritardo (in quanto di solito sono io il primo a non fare le cose per tempo), però il giorno 10 gennaio Djokovic non sapeva nemmeno che avrebbe avuto il Covid.
Quindi, senza quel contagio accidentale, cosa avrebbe presentato il giocatore alle autorità responsabili? E se avesse deciso di partecipare in maniera seria, si sarebbe dovuto fare entrambe le dosi necessarie entro il 10 dicembre, per avere la documentazione necessaria. Perché non l’ha fatto? Ovviamente, io non ho né i buchi sulle mani né una sfera di cristallo, quindi non so quale sia la risposta giusta a questa domanda, quindi rimaniamo più concentrati sui fatti. Dopo questo, da un certo punto di vista, fortunato ultimo contagio, Djokovic ha la documentazione necessaria per arrivare in Australia: infatti, lo stesso certificato di esenzione dal vaccino gli era stato consegnato il giorno 30 dicembre dalla Federtennis australiana.
Ma allora, se proprio dall’Australia gli è arrivato il “tutto ok”, perché adesso non possiamo vederlo giocare negli Open, e vederlo combattere cercando il suo ventunesimo titolo del Grande Slam?
La risposta ci è arrivata pochi giorni fa dalla Federal Court, che ha affermato che la squalifica di Djokovic non è stata data tanto dalla documentazione, che gli ha dato problemi all’arrivo a Melbourne, quanto per due punti comportamentali del giocatore stesso: in primis, il giocatore in tutto il 2021 non si era vaccinato, e questo, secondo Allsop, è un comportamento che, da parte di un giocatore a livello mondiale, fonte di ispirazione per moltissime persone, potrebbe nel peggiore dei casi far sì che diverse persone seguano il suo esempio; la corte era anche chiaramente insoddisfatta dal comportamento del serbo, che il giorno 18 dicembre, due giorni dopo il tampone positivo, si è presentato ad un’intervista, e per le foto ha addirittura posato senza mascherina, nonostante lui ha ammesso di essere consapevole della sua positività.
In conclusione, a decidere l’espulsione del giocatore è stata la sua posizione contro il vaccino, e la sua negligenza dei dispositivi contro il Covid-19; nonostante il primo sia una libera scelta del giocatore, e i suoi avvocati l’hanno difeso, affermando che nessuno avrebbe potuto pensare che la mancanza della sua vaccinazione avrebbe avuto un’importanza giuridica tale, il serbo dovrà aspettare almeno l’anno prossimo per giocare nuovamente a livello mondiale nel torneo di tennis più famoso al mondo. E se qualcuno si chiede se sia giusto che una persona, che credeva di avere tutte le carte in regola per partecipare, vanga espulsa da un torneo per una ragione più filosofica che giudiziaria, io purtroppo non so la risposta, ma credo che una risposta definitivamente corretta, da qualsiasi punto di vista, non ci sia.
Amori in pista
Le storie di due idoli dell'atletica
di Greta Antolini
Oggi voglio raccontarvi qualcosa di speciale. Per questo articolo che uscirà il giorno di San Valentino ho scelto due atleti che ci hanno fatto emozionare alle Olimpiadi di Tokyo 2020, e che continuano a farci sognare ogni volta. Sto parlando di due ragazzi eroi dell’atletica leggera, idoli e fonte di ispirazione di molti giovani. Che entrino in scena Gianmarco Tamberi, o se preferite “Gimbo”, e Lamont Marcell Jacobs!
Parliamo un po’ di loro prima di dare il benvenuto anche alle altre due figure in rilievo di questo articolo. Gianmarco, figlio di Marco Tamberi ex saltatore in alto, e fratello di Gianluca ex giavellottista, è il nostro campione marchigiano che fin da giovane, dopo essersi dedicato al basket, segue le orme del padre nella specialità del salto in alto. Molti sicuramente lo ricordano per la barba solitamente rasata solo per metà. È un gesto porta fortuna, dato che, la prima volta che lo mise in pratica, riuscì a migliorare il suo personal best di ben undici centimetri.
Dopo tante soddisfazioni nel corso degli anni, tra cui il record nazionale e molti ori, nella sua vita si è presentato un grande e pesante ostacolo che gli ha impedito di partecipare ai giochi olimpici di Rio nel 2016. Durante una competizione a luglio dello stesso anno, “Gimbo” dopo aver stabilito il nuovo e attuale record italiano con un salto di due metri e trentanove centimetri, si infortuna gravemente ad un legamento della caviglia. Altro elemento che lo caratterizza è proprio il suo gesso, portato in pista a Tokyo dove diventa campione olimpico di salto in alto a pari merito con Mutaz Essa Barshim.
Ma ora facciamo entrare in scena la prima delle nostre ospiti speciali: Chiara Bontempi. Ho il piacere di presentarvi la fidanzata di Gianmarco il quale in una sua intervista afferma: “Chiara ha messo la mia vita davanti alla sua, ha trasformato i suoi obiettivi nei miei obiettivi e adesso le dimostro che è la cosa più importante”. I due stanno insieme dal 2009 e chi sa, forse ci regaleranno qualche bella sorpresa. “Gimbo” conclude il suo discorso dicendo: “Chiara ha fatto tanti sacrifici per me, che ho messo l’atletica davanti a tutto”.
Una bella coppia come bella è quella composta da Marcel Jacobs, due volte campione olimpico, e la sua Nicole Daza. Lui che ci ha regalato due medaglie d’oro a Tokyo 2020, una con la staffetta 4x100 e una sui cento metri, stabilendo uno splendido nuovo record italiano, e lei che ha detto di sì a quella improvvisa proposta fatta sul campo di allenamento. La ragazza scrive sotto la loro foto sui social: “Ho detto più velocemente sì io, che lui a fare i cento metri”. Si sposeranno? A settembre da quello che si dice.
L’amore: quella spinta in più che dà la forza di fare al massimo quel velocissimo sprint, quell’energia che fa saltare sempre più in alto, quegli occhi che ti guardano dagli spalti e li riconosci tra tutti perché ti spingono a dare tutto quello che puoi, quella potenza, quella presenza che queste coppie ci mostrano.
Buon San Valentino a tutti!
POESIE
Fede
di Laura Fiorella Necoara
Trovata ho un giorno la tua via:
eterna notte la copriva,
la luce fioca lungi spia
e non le accede il guardo.
Vorrei passar e non so come
ché il brivido m'agghiaccia
d'un gran timore: non so dove
il piede l'ombra al suolo faccia.
Seduce inver la bianca cera
che alla finestra hai posto
e a lei, tu sai, verrei io tosto,
ma questa notte troppo, troppo è nera.
Accorri, se tu puoi; dissipa il velo
che a veder mi pone impaccio:
qui fuori il vento spira e il gelo
l'ossa mi fa tremare e il braccio
non lascia che io tenda alla tua casa
in prece, che pietà t'ispiri.
E se di là or tu qui miri
ché non sollevi chi ti cerca invano?
Porgimi salvator la mano
siccome al misero pietà vien porta,
il dubbio mi divora e pur ti vedo:
in me necessità di te è sorta.
Vento
di Ludovica Del Gatto
Una leggera brezza,
La tempesta agitata.
Viaggia sfiorando tutti
Viaggia cantando la vita
Va via.
Torna
Ti accarezza
La senti:
la mano invisibile.
Ti aspetta
È lì per ascoltare
Sei troppo stanco
Di tutti,
Di tutto.
Chiudi la finestra
È solo il vento
Nebbia
di Anonimo
L'incertezza
Tutto è nascosto
Ma nulla è invisibile
Un velo cala
Si posa a terra
Sugli occhi
E subito c'è meraviglia
E subito c'è paura
Viene celata la realtà
Si diventa cechi
Ci si fida
Ci si illude
E come un'onda
Si abbatte su di me
Non riesco ad orientarmi
Non capisco nulla.
L' amore dicono.
OROSCOPO
L'Oracolo dell'Acaro
Responsi di Paolo Sandroni
Vignette di Ludovica Del Gatto
Ares (21mar-20apr): Se rifletti, i soldi sono decisamente meglio dell’amore, talvolta anche delle persone stesse. Tanto per cominciare i soldi non possono parlare quindi non ti disturbano, né possono offenderti né farti richieste noiose. Inoltre ti danno felicità assicurata perché puoi comprarci ciò che vuoi e -cosa da non sottovalutare- non vanno mai via volontariamente e restano sempre con te quando hai bisogno di loro senza chiedere nulla in cambio. I soldi non sono egoisti. Chiedi al tuo partner di coccolarti con la carta di credito, e, se non te la dà, tu rubala. Niente ti impedirà di comprare quei meravigliosi Kiss Boots di Rick Owens.
Consiglio della Pizia: be a gold digger
Estia (21apr-20mag): Vuoi davvero amare qualcuno o solo che ti portino la scatola di cioccolatini a forma di cuore? Vuoi davvero amare qualcuno o solo che ti portino a cena fuori? La risposta è: entrambi, e io non ti do torto. Questo mese verrai premiato al lavoro e riuscirai ad ottenere grandi risultati senza impegnarti troppo -in realtà non è detto quindi nel dubbio studia. Se hai riscontrato qualche difficoltà nell’ultimo mese è un cattivo segno.
Consiglio della Pizia: cerca il tuo centro di gravità permanente
Hermes (21mag-21giu): Ti è venuta la depressione appena hai letto su internet: “due scritti alla Maturità” e francamente non ti biasimo. Ultimamente tutto ti sembra noioso e non sai cosa fare di te stesso. In realtà la noia è una cosa bellissima perché ti fa fare cose, quindi prova ad azionare i neuroni e fatti venire in mente qualche idea folle. Considera che di fronte a te hai un altro periodo buio, dunque è meglio che trovi un’occupazione al più presto per distrarti… altrimenti inizia a far scorta di antidepressivi e benzodiazepine.
Consiglio della Pizia: la Pizia ha paura di consigliare qualsiasi cosa, ma ti manda good vibes
Era (22giu-22lug): L’ennesimo segno d’aria ti ha illuso e ti ritrovi a piangere sul cuscino per la quindicesima volta in un mese chiedendoti se tra tutti esiste una persona giusta per te. E fin qui nulla di nuovo… Finalmente troverai l’anima gemella proprio il giorno di San Valentino, ma tu non te ne renderai conto fino a marzo. Aguzza la vista come quando devi trovare il parcheggio al centro commerciale e ti accorgerai così che il tuo partner è molto più vicino di quanto credi…
Consiglio della Pizia: L’unica cosa peggiore di essere ciechi è avere la vista e non sfruttarla
Zeus (23lug-22ago): I parenti sono come le scarpe: più ti sono stretti più ti fanno male. Il vostro nuovo partner non verrà approvato dalla vostra famiglia e ti sentirai scisso fra due parti. Scegli allora se continuare ad indossare quelle scarpe che ti fanno venire le bolle ai piedi o se ricomprarle. Decidi alla fine di prendere un nuovo paio perché le scarpe non sono mai abbastanza. Ma sono tacchi rossi Prada o sono Superga nere? Io non giudico, l’importante è che stai bene tu.
Consiglio della Pizia: Le scarpe possono cambiarvi un look, ma anche la vostra esistenza
Atena (23ago-22set): “gotta catch’em all viva i pokèmon!” Questo mese catturi chiunque con le tue pokèBALL. Marte e Venere ti donano una grande sensualità e anche con un sacchetto della spazzatura in testa risulterai attraente agli occhi di tutti. Lavoro top, amore top, fortuna top, salute top. Che cosa vuoi di più dalla vita? Impara ad accontentarti e basta con le polemiche.
Consiglio della Pizia: sorprendi il tuo partner
Afrodite (23set-22ott): Hai superato Mercury and Venus retrograde quindi puoi fare di tutto, tranne che innamorarti. CHIUDITI IN UN CONVENTO E NON USCIRE MAI PIÙ! Non ti sto consigliando di travestirti da suora sexy, sia chiaro... A S. Valentino avrai letteralmente tutto in quadratura, ovvero gravi problemi di comunicazione, mancanza di autostima e ti vestirai malissimo: insomma una tragedia. Chi male comincia, termina peggio.
Consiglio della Pizia: Un vecchio saggio diceva: “se al mattino metti fuori dal letto il piede storto, allora è meglio che torni a dormire”. Segui alla lettera le sue parole.
Ade (23ott-22nov): Dici sempre: “non si scherza con i sentimenti altrui” e allora perché tu lo fai? Fidati di più- anzi no, è inutile- non fidarti di nessuno, nemmeno della tua giacca. Fai benissimo ad essere diffidente, specialmente in questo periodo perché tutti sono molto silenziosi e non si può mai sapere come la pensano… Anche se fa freddo tu esci fuori per una passeggiata: la natura nasconde la chiave per superare questo S. Valentino.
Consiglio della Pizia: guarda sempre tre volte prima di attraversare
Dioniso (23nov-21dic): Entrambi sappiamo che siete il segno meno interessato a S. Valentino e per questo, se hai un appuntamento, faccio tanti auguri alla povera anima che ti ha chiesto di uscire. Una volta presa una strada non puoi cambiarla sempre, quindi prima di prendere una decisione pensa alle conseguenze. Evita di vivere S. Valentino come un giorno normale perché farete impazzire le persone. È un periodo delicato: limitatevi ad osservare tutto ciò attorno a voi senza aprire bocca.
Consiglio della Pizia: non incolpare il tuo segno se sei infedele, incolpa il tuo maledetto cervello!
Artemide (22dic-20gen): Hai oltrepassato Le Colonne d’Ercole e ora ti ritrovi in un mare in tempesta e nemmeno sai nuotare. Bello schifo. Il Karma colpisce ogni persona, anche te, che spesso pensi di essere Dio sceso in Terra, quindi tesoro non ti salvi. In compenso è un mese parecchio produttivo economicamente parlando e ne ricaverai certamente qualcosa di buono. S. Valentino è come l’ablativo in greco: non esiste.
Consiglio della Pizia: leggi I Malavoglia…quel libro t’insegna molto sulla vita…
Consiglio della Pizia: fai una mega festa e invita chiunque, soprattutto i medici, così se vai in coma etilico ti salveranno loro
Apollo (20feb-20mar): Ho sempre detto che il mio oroscopo è l’oroscopo più onesto di tutti. A tale proposito vi dico che è il 31 gennaio, sono le 21.00 e francamente non ho più voglia di scrivere, perciò mi limiterò a dire che vi va tutto bene: così almeno vi faccio contenti. Scherzi a parte avete davvero un buon cielo… nonostante non sia molto caldo a livello emotivo, non escludo che potrebbe esserlo invece in altri ambiti *occhiolino*.
Consiglio della Pizia: occhio non vede cuore non duole
RICETTA
In cucina con Gioia
Crumble di mele con mandorle
di Gioia Brengola
Se siete amanti delle mele e allo stesso tempo golosi di dolci, questo è il dessert che fa per voi! Vi presento il crumble di mele, un dolce inglese formato da un fondo di mele e un guscio superiore croccante. Ecco a voi la ricetta!
Ingredienti:
6 mele;
2 cucchiai di succo di limone;
1 punta di cannella;
120 g di farina;
100 g di zucchero; 1 bustina di vanillina;
100 g di mandorle macinate;
90 g di burro;
1 presa di sale;
burro q.b. per lo stampo (panna e/o gelato alla vaniglia facoltativi)
Difficoltà esecuzione: FACILE
Tempo preparazione: 15 MIN
Tempo cottura: 25 MIN
Porzioni: 8 PORZIONI
Procedimento: Iniziate preriscaldando il forno a 180 °C e imburrando uno stampo, di circa 24 cm di diametro. Lavate le mele, sbucciatele e, dopo aver tolto il torsolo, tagliatele a fettine; mescolatele ora con il succo di limone e la cannella. Per i crumble versate in una ciotola la farina, lo zucchero, la vanillina, le mandorle, il burro a tocchetti e il sale. Lavorate il tutto con le mani per ottenere un composto di briciole.
A questo punto mettete le mele nello stampo e ricoprite il tutto con il crumble. Infornate per 25 minuti sempre a 180 °C sul ripiano intermedio, fino a che il crumble sarà dorato. Potete accompagnare il tutto con una pallina di gelato alla vaniglia o della panna. Spero che la ricetta vi sia piaciuta e... buon appetito!
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La Redazione