GIORNALINO OTTOBRE 2020 - USCITA SPECIALE ONLINE!

 


L ' A C A R O  -  A N N O  V I I I -  N.  I  -  O T T O B R E
 
 

Ciao ragazzi, siamo emozionati da questo nuovo anno scolastico! Speriamo che vi piaccia questo giornalino, anche se non possiamo presentarvelo nel consueto formato cartaceo, e che possiate divertirvi leggendo quello che i nostri compagni di scuola hanno scritto.
Se volete partecipare al prossimo numero natalizio, saremo contentissimi di ricevere articoli, disegni, vignette, Ipse Dixit, poesie, o qualunque cosa vogliate condividere a: hannibalacaro@hotmail.it !

i Caporedattori
Francesco Efrem Bonetti, Valeria Maria Luzi, Letizia Petracci














L ' A N N I B A L  C A R O








ERA UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA…


di Matteo Baldassarri

La macchina vagava nell’oscurità di una strada senza luci, che avanzava verso il nulla delle tenebre, oltre la luce del fanale. Avanti, senza punti di riferimento, e se non fosse stato per le occasionali buche che stavano sul ciglio della strada, alla donna alla guida sarebbe sembrato di stare ferma nelle tenebre, col rumore del motore e della pioggia battente che la accompagnava.

La macchina si fermò.

Preoccupata, la giovane scese per aprire il cofano nel bel mezzo della tormenta, ma tutto ciò che vide fu una nuvola di fumo che le ostruì la vista. Il motore era completamente fuso. Si guardò attorno, ma non vide nessuno.

O, per lo meno, qualcosa vide.

Un’ombra, ancora più scura delle tenebre che la avvolgevano, la fissava con i suoi occhi di un blu surreale.

Poi l’ombra sparì.

E le luci della macchina, con un tempismo da manuale, si spensero.

“Niente male come film, non credi?” chiese Pierre Ferrachue.

“Direi” rispose il suo amico Castillon “anche se potevano mettere più suspence prima della pausa, secondo me”

“Forse, ma non ne sarei così sicuro” aggiunse stiracchiandosi. “ho finito i popcorn, vai a prenderne altri?”

“Eh no!” replicò Castillon “l’ultima volta è arrivata un’onda sulla fiancata, e mi sono caduti. Hai più equilibrio di me, quindi vai tu”

“Il solito sfaticato…” mormorò Pierre alzandosi.

“Ti ricordo che sei tu quello rimasto senza niente per il secondo tempo!”

“E se ci facessimo una camminata sul ponte? Tanto la pausa dura un casino, lo sai”

“Va bene” si arrese Castillon sbuffando.

Per chi non l’avesse capito, i nostri due protagonisti si trovano in una barca, e per la precisione nella famosissima nave da crociera Concorde… *come scusa? Concordia? Ahh … Perché i Concorde erano gli aerei? Grazie* Scusate l’errore. Si, la famosissima Concordia, proprio quello che volevo scrivere…

Comunque, magari torneremo alla descrizione della crociera, ma al momento i due protagonisti stanno per arrivare alla parte clou dell’episodio e non ho tempo per le chiacchiere.

Infatti, Pierre stava tranquillamente affacciato sulla fiancata della nave, in quella zona angusta di fianco alle cabine, quando gli cadde una goccia di pioggia addosso. Il che era abbastanza strano: infatti, mentre nel film la notte era buia e tempestosa, qui era serena e con una luna crescente che si stagliava nel cielo.

Eppure continuava a piovere sulla spalla della sua giacca Tom Ford nuova di pacca, il che lo infastidiva molto. Ma lo infastidì ancor più vedere che, una volta tolta la chiazza d’acqua che si era formata sulla spallina, si meravigliò sul colorito rosso che rimase sulla sua mano.

In un attimo, il cervello di Pierre si accese. Non che fosse un evento così poco frequente, ma questa volta si accese in modo particolare, iniziando a vedere cosa sarebbe successo nei prossimi giorni, sentendo la tensione salirgli su per la schiena, e i brividi di paura per le situazioni che avrebbe dovuto affrontare.

Perché l’unica spiegazione a del sangue che colava sulla sua giacca da ottomila euro, poteva essere solamente un cadavere.

SHI, mi shanguinava il naso, non shapevo ci foshe qualcuno qua shotto. Shpero Sholo di non doverle ripagare la giacca, che mi pare molto coshtosa…”

I sogni pieni di adrenalina di Pierre furono interrotti dalla esse moscia del signorotto col naso rotto che stava sopra di lui e dal respiro quasi asmatico di Castillon, dopo solo tre rampe di scale.

“Mi scusi, devo essermi immaginato molto di peggio, e mi aspettavo qualsiasi cosa qui, sono quasi rincuorato di sapere che non è niente…”

“Ma scusa Pierre” aggiunse Castillon, la voce che ancora era interrotta da lunghi respiri pesanti “Allora quel corpo accasciato per terra che sta proprio dietro di lui cosa sarebbe?”

Pierre ebbe solo un attimo per vedere un uomo in una giacca, rossa dal sangue, e pantaloni ridotti a brandelli da quelli, che la sua immaginazione richiamava ad artigli. Ma fu solo un attimo, perché non appena aprì bocca per dire nemmeno lui sapeva cosa, le luci in tutta la nave si spensero.

INTERVISTA AGLI STUDENTI SUL RIENTRO A SCUOLA

di Sofia Palloni

Come ci si aspettava, di fronte al Covid-19 anche la scuola si è dovuta adeguare, portando ad un rientro sicuramente inusuale. Tra distanziamenti e mascherine andiamo a vedere cosa ne pensano gli studenti di tutto ciò…

Alunna 1C classico

Un inizio fuori dal comune…come sta andando?

Allora il primo giorno avevo un’ansia pazzesca: insomma nuova scuola, nuovi prof, nuovi compagni e nuove regole! Comunque, nonostante questo, devo dire che adesso mi trovo bene. Certo, le norme anti-Covid non sono il massimo per la socializzazione; ma è giusto che ci siano. Escludendo ciò, l’ambiente in generale mi piace: sia compagni che professori sono fantastici e non mi fanno pesare molto le ore di scuola.

Alunna 2C classico

La vostra è una delle classi che sono state divise. com’è stata gestita la cosa secondo te?

Onestamente male. Infatti oltre alla divisione già spiacevole di per sé, anche l’organizzazione delle lezioni lascia un po’ desiderare. In generale i professori si impegnano ad alternare equamente le ore di presenza tra le due metà, ma fra problemi di audio e connessione per chi lavora in remoto è più difficile sia l’apprendimento che l’interazione col professore. Da quello che ci hanno detto la divisione durerà fino a Natale, anche se a breve dovrebbero venire “i professori Covid” per avere in entrambe le classi dei professori in presenza.

Alunna 2A classico

La tu opinione sugli ingressi e le uscite scagionate?

Onestamente penso che il tutto sia abbastanza inutile o comunque gestito male. Infatti non ha senso fare tutto ciò se poi tra autobus, o anche solo davanti alla scuola, ci fanno assembrare all’entrata. Inoltre all’uscita questa organizzazione porta problemi a molti alunni che devono prendere l’autobus. Infatti nella nostra classe una decina di persona ha richiesto il permesso anticipato; mentre a parecchi studenti non bastano solo 5 minuti per prendere la corriera ed altri ancora non lo fanno perché certi professori continuano a spiegare fino all’ultimo o si lamentano di questa cosa. All’entrata la questione è invece gestita meglio, anche se quando farà più freddo credo ci saranno problemi per chi arriva molto prima del suono della campanella.

Alunno 3C classico

Tutti dicono che il salto dal biennio al triennio è uno dei più difficili. Per ora che ne pensi?

Come ogni anno di passaggio l’inizio è sempre un po’ ostico perché abbiamo più materie ed insegnanti nuovi, ma nel complesso riusciamo ad organizzarci bene anche grazie alla disponibilità di alcuni docenti. Parlando invece dell’organizzazione generale, devo dire che, secondo me, la scuola è riuscita a gestire la situazione al meglio, dato che fortunatamente siamo tornati tutti in presenza e, almeno nel mio caso, ci sono tutti gli insegnati. Certo è che l’impossibilità di muoverci liberamente all’intervallo e il non poter praticare alcuno sport di contatto nell’ora di educazione fisica sono un duro colpo, però sono sacrifici giusti da fare.

Alunna 5C classico

Com’è pensare all’ultimo anno senza gita di quinto e solo con l’ansia della maturità?

Quello della gita è un dispiacere grandissimo, soprattutto perché è l'ultimo anno e non avremo la possibilità di rimandarla. Un grande dispiacere è anche andare tutti i giorni a scuola con il dubbio che forse quello sarà l'ultimo, e che non potremo concludere il nostro anno scolastico normalmente.

La maturità non ho la minima idea di come sarà! O meglio, nessuno ha la minima idea di come sarà... Credo che ritorneranno le prove scritte, ma questa è una situazione da vivere giorno per giorno, quindi chissà cosa succederà. La paura per l'esame è tanta, anche perché, appunto, è tutto un grande punto interrogativo, ma ancora non sento questa grande pressione e ansia; forse mi consola il fatto che manchi ancora molto (più o meno)! La mia speranza comunque è quella di poter svolgere il classico esame, di poter vivere la maturità proprio come quella di cui ho sempre sentito parlare.

Nonostante ciò, sono contenta di aver vissuto queste esperienze gli anni passati e ne terrò comunque un bellissimo ricordo; soprattutto perché durante il Lockdown abbiamo compreso l’unicità di questi anni liceali, e abbiamo riscoperto quanto una normale giornata possa diventare unica.

IL VIAGGIO E IL PIACERE DELLA SCOPERTA!

di Chiara Bracalenti e Ilaria Censori

 

 

 

 

 

 















A T T U A L I T À







LIBERIAMO PATRICK ZAKI

Patrick George Zaki il ricercatore 27enne iscritto all’Università di Bologna arrestato in Egitto per diffusione di notizie false, istigazione alla violenza, crimini terroristici e incitamento alla protesta


 
di Ludovica Guetti

Al termine degli studi l’egiziano Zaki si è dedicato alle attività di ricerca, oltre che a prendere parte al programma Erasmus Mundus dell’UE che lo ha portato a studiare all’Università di Granada. Giunto in Italia presso l’Università di Bologna, partecipa ad un programma sui diritti umani.

Tornato in patria per una vacanza, Patrick viene portato in caserma a sua insaputa. L’arresto fu poi formalizzato il 7 Febbraio 2020, che ha subito fatto scattare l’ira di Amnesty International e dei suoi colleghi che sono scesi in piazza per protestare.

L’accusa pare sia quella di “rovesciamento del regime e del potere” che in Egitto può significare anche carcere a vita. Per questo il governo italiano si è subito attivato per la liberazione del giovane, per far sì che non si ripeti un nuovo caso Regeni. Secondo quanto riferisce il giornalista, dopo l’arresto sarebbe stato torturato per 17 ore consecutive con colpi allo stomaco, alla schiena e scariche elettriche.

Inoltre, sulla vicenda sono intervenuti anche il padre e la madre di Giulio Regeni che hanno lanciato un appello affinché Patrick Zaki non venga sottoposto allo stesso trattamento riservato al loro figlio da parte delle guardie egiziane.

I genitori del ragazzo hanno inoltre dichiarato di non aver ricevuto nemmeno una delle venti lettere che lo studente avrebbe inviato loro dal carcere di Tora, nel Cairo, dal febbraio scorso.

Dopo 8 mesi dalla sua detenzione, il 7 Ottobre, si è tenuta un’udienza dalla quale si sperava nel rilascio dello studente, ma il tribunale ha deciso un ulteriore rinvio e quindi il rinnovo della detenzione cautelare secondo la quale Patrick Zaki resterà in carcere per altri 45 giorni in condizioni disumane.

Dopo la decisione del tribunale del Cairo, Giovedì 8 Ottobre, in coincidenza con l’ottavo mese dal suo arresto, si sono svolte molte manifestazioni soprattutto a Roma e a Milano per chiedere la scarcerazione del 27enne ingiustamente accusato.

A preoccupare sono le condizioni di salute di Patrick Zaki, che essendo asmatico è un soggetto a rischio di contagio più di altri, trovandosi in un ambiente dove è più facile la propagazione del virus.

L’ultimo appello è stato rilasciato dall’Università di Bologna e dal Comune di Bologna i quali, insieme ad Amnesty International, hanno scritto una lettera all’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, per chiedergli di far pressione al governo egiziano affinché Patrick Zaki sia rilasciato il prima possibile o gli sia concesso almeno di scontare la detenzione preventiva presso il suo domicilio.



NON ABBIAMO ANCORA IMPARATO

“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci ma non abbiamo ancora imparato l’arte di vivere come fratelli" - Martin Luther King


di Celeste Maria Ruta e Benedetta Brandani

Recentemente a Colleferro (RM) un ragazzo di nome Willy è stato ucciso da 4 giovani a calci e pugni solo perché voleva difendere un suo amico, o forse perché aveva la pelle nera.

I 4 ragazzi sono stati poi arrestati dalla polizia e pare che uno dei famigliari dei carnefici abbia giustificato il gesto dicendo che, in fondo, hanno solo ucciso un immigrato.

Qualche settimana fa a Collatino (RM) una ragazzina di 13 anni è stata picchiata da due suoi coetanei, un ragazzo ed una ragazza, perché araba e nera. Prima gli insulti quando erano a scuola, poi al parco l'hanno brutalmente pestata, facendola cadere a terra e prendendola a calci e pugni. Due contro uno, con altri ragazzi che li incitavano.

Che cosa sta succedendo? Da dove nascono questo odio e questa violenza?

Non solo in Italia si registrano questi episodi, in Minnesota, America, George Floyd in seguito alla segnalazione per un uso eccessivo di alcol e droghe è stato fermato dalla polizia e forzato a terra con il ginocchio di un agente puntato sul collo. George ha provato più volte a chiedere aiuto, ma senza risultati e poco dopo è morto.

Ci sono però anche molte persone che combattono per fermare queste violenze, che lottano contro il razzismo e si battono per i diritti di tutti. In America è nato un movimento detto Black Lives Matter (“le vite dei neri contano”) che organizza manifestazioni per protestare contro gli atti di violenza subiti dalle persone nere. Il Black Lives Matter ha come obiettivi il rispetto e la valorizzazione delle differenze garantendo uguali diritti per tutti.

Ci sono molte forme di discriminazione, che non riguardano solo le persone di colore, ma anche gli omosessuali che da molta gente vengono definiti “contro natura”; le donne che spesso vengono considerate inferiori, i disabili che molte volte vengono derisi per le loro difficoltà. Tutti noi, anche con un semplice e piccolo gesto, possiamo fare la differenza e aiutare ad imparare a vivere insieme senza discriminazioni, perché la bellezza sta proprio nella diversità.

Tutti siamo diversi, per tantissimi aspetti: dal colore della pelle alla religione in cui crediamo, dall’aspetto fisico alle opinioni, ma in fin dei conti siamo tutti di un’unica razza: quella UMANA!




















C I N E M A







FANTASTIC MR. FOX


Watch Fantastic Mr. Fox | Prime Video

Felicity Fox: “Non m'interessa sapere la verità su di te! Questa storia... È troppo prevedibile!”

Mr. Fox: “Prevedibile, davvero? E come va a finire?”


di Letizia Petracci

Tutte le coppie hanno bisogno del dialogo. L’ironia, alquanto inaspettata, è che anche una coppia di volpi a volte ha bisogno di chiarirsi.

Nel film Fantastic Mr. Fox il cineasta Wes Anderson, già acclamato per produzioni come I Tenenbaum e Grand Budapest Hotel, regala uno squisito spaccato della vita di una famiglia insolita: due volpi, sposate, con il loro cucciolo e il nipote cercano casa, dopo che il capofamiglia ha abbandonato la carriera di ladro di galline per dedicarsi a quella di giornalista. Si trasferiscono in un accogliente vecchio faggio così da poter vivere una vita tranquilla e anonima. Ma risulterà alquanto difficile reprimere il proprio istinto selvatico.

Il film (2009) è stato girato con una singolare tecnica cinematografica: la Stop Motion, conosciuta in Italia come “Passo uno”. Questa tecnica consiste nel costruire pupazzi in plastilina che vengono poi animati attraverso lo scatto di immagini messe in successione, dopo aver leggermente modificato la posizione dei personaggi. Una tecnica complessa, che richiede una dettagliata mano d’opera e un ampio dispendio di tempo, tanto che la produzione di questo film è durata tre anni, è stata scelta negli anni da diversi registi per i loro film di animazione: Tim Burton ne La sposa cadavere, Nightmare before Christmas e Frankenweenie e Claude Barras ne La mia vita da zucchina hanno preferito questa tecnica all’animazione convenzionale.

L’animazione di questo film è piuttosto grezza e irregolare, tanto che lo spettatore può avere l’impressione di trovarsi davanti a un prodotto “vecchio” rispetto a quelli Pixar o Disney; in realtà il lungometraggio è frutto di un lavoro complesso con il quale il regista ha costruito un universo ironico e divertente, di brulicante vitalità, intensamente pittorico e dalla musicalità emozionante.

I protagonisti del film, con le voci di attori magistrali come Bill Murray e Willem Dafoe, sono costantemente alla ricerca di qualcosa: il protagonista Mr. Fox (George Clooney) cerca disperatamente di abbattere la noia e tornare ad essere chi è realmente; la moglie Felicity Fox (Meryl Streep) desidera una vita tranquilla così da poter coltivare la sua passione per la pittura; il figlio Ash (Jason Schwartzman) cerca goffamente l’approvazione del padre e di superare il cugino Kristofferson (Eric Chase Anderson) che appare così perfetto.

Wes Anderson, ispirandosi al romanzo di Roald Dahl, racconta tutti gli aspetti di questa società animalesca senza giudicare. Nelle favole di Fedro gli animali sono simbolo dei vizi umani, anche se in questo film essi sono più vittima che simbolo, così come il buono tende a soccombere davanti al più forte. Ma Fedro racconta anche che il debole può anche avere la meglio se usa l’astuzia a suo favore. Nel film, ugualmente, i

protagonisti hanno modo di crescere confrontandosi con diverse difficoltà con la complicità della grande, anzi fantastica, famiglia allargata che li ama per quello che sono.

Mr. Fox “Alla nostra…sopravvivenza”


THE WALK
The Walk (2015) - IMDb

di Niccolò Sabbatini

Regista: Robert Zemeckis

Attori principali: Joseph Gordon-Levitt, Charlotte Le Bon, Ben Kingsley

Genere: avvincente, motivante, basato su una storia vera

Storia vera di Philippe Petit, il funambolo che nel 1974 ha sfidato la morte camminando su un filo di acciaio teso tra le Torri Gemelle del Word Trade Center.

La storia parla di Philippe Petit, un ragazzo francese che vive facendo spettacoli per strada. Un giorno viene a conoscenza della costruzione delle Torri Gemelle, e lui, sempre alla ricerca di un nuovo luogo dove appendere il suo filo, decide di dare spettacolo camminando su un filo di acciaio sospeso tra le due torri. Vedremo i compagni che lo aiuteranno nella realizzazione del suo progetto, delle difficoltà che troveranno e della paura che li affliggerà fino all’ultimo.

Film molto avvincente, la storia è lineare, ma non è mai scontata e riesce a tenerti con il fiato sospeso tutto il tempo. Raccontata in modo frenetico, ma sotto controllo, i protagonisti non cedono mai, anche se vorrebbero.

Risaltano i valori dell’obbiettivo irraggiungibile, dell’andare avanti ad ogni costo, della speranza e della bellezza che si trova negli occhi degli spettatori stupefatti.

 
9

9 (2009 animated film) - Wikipedia
di Niccolò Sabbatini

Regista: Shane Acker

Attori principali: Tim Burton, Timur Bekmambetov

Genere: thriller d’azione, avventura

In un mondo post-apocalittico i pupazzi robotici devono nascondersi da pericolose macchine che vogliono sterminarli… ma interviene un coraggioso nuovo arrivato.

Un pupazzo, 9, si sveglia in un mondo dove, a seguito di una guerra tra macchine e umani, non è rimasto più nulla. Perso in quella realtà, viene accolto da un gruppo della sua stessa specie. Imprudente e curioso, 9 risveglia una vecchia macchina, che cerca di acquisire forza assorbendo la vita dei piccoli robot. In una disperata fuga, 9 deve trovare un modo per sopravvivere.

Il film ci appare come una delle solite storie sulla ricerca di sé stessi e sul senso di appartenenza ad un gruppo, ma è molto più di questo. Ogni pupazzo rappresenta una parte ben precisa del carattere umano, con i suoi pregi ed i suoi difetti.

Come ogni film di fantascienza è mirato a farci riflettere, in questo caso sul senso della vita e su sulla nostra anima, sul fatto che, nonostante la morte corporale, l’essenza, l’anima, i valori rimangono per sempre. Non è un cartone animato per bambini, anzi, la storia è raccontata sotto forma di thriller, suspence continua e scene forti.


 

 

 













L I B R I







 

IL RAP SU CARTA

di Valeria Maria Luzi

Il rap italiano vanta moltissimi validi artisti che, nell’ultimo decennio, sono riusciti a farsi sentire sempre di più come tali all’interno della scena. Molti di questi sono stati coinvolti in importanti progetti con case editrici che hanno chiesto loro di parlare della loro esperienza non su una base strumentale, ma su carta

Durante il periodo della quarantena a tutti è mancato qualcosa o qualcuno. La tecnologia non potrà mai sostituire un abbraccio di una persona cara o un caffè in buona compagnia. Ognuno si è accompagnato come meglio credeva: con un film, studiando, parlando con gli amici o leggendo un buon libro. L’ultima settimana di quarantena mi sono imbattuta proprio in un libro, comprato anni fa, ma poi messo da parte perché troppo complesso e articolato, che ho deciso di riprovare a leggere: “Dietrologia” di Fabri Fibra. In molti potrebbero sottovalutarlo, giacché, è un libro scritto da un rapper, ma ve lo consiglio calorosamente, in quanto è molto più di un libro: è una lezione di attualità.

“DIETROLOGIA: I SOLDI NON FINISCONO MAI” 

Autore: Fabri Fibra
Casa editrice: Rizzoli
1° edizione originale: 2011

“Dietrologia” è l’unico libro che il rapper pluri-disco di platino Fabri Fibra abbia mai scritto. “Se non avessi scritto questo libro non avrei potuto fare un altro disco.” Nel libro il rapper marchigiano tratta molti argomenti ritenuti da lui stesso “pensieri scomodi”, ossia pensieri che puntano a dire qualcosa che “sia veritiera e che quindi danneggi il finto mondo della televisione o della politica”. Non un è un romanzo né l'ennesima inutile autobiografia di un vip. Fibra scrive per dire che il rap, musica della ribellione e dell'emancipazione, in Italia ancora risuona a vuoto, trovando un terreno sterile per il proprio messaggio. Perché? Il rapper sfrutta questa occasione, offertagli dalla Rizzoli, per esprimere il suo pensiero circa i problemi del nostro paese, che definisce un “Matrix” dei giovani e dei politici, di generazioni perse nel web che pensano solo a parlare di soldi, fare soldi, avere successo ed effettivamente private di ogni possibilità di scegliere davvero.

DRACULA (Bram Stoker)

di Marta Antonelli

"I've crossed oceans of time to find you"(=Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti) è forse la frase divenuta più celebre del film Dracula di Bram Stoker, capolavoro del 1992 co-scritto e diretto da Francis Ford Coppola. Molti si ricordano di questa pellicola per via del grande successo che ha ottenuto, ma a mio avviso spesso non viene data la giusta importanza al magnifico romanzo da cui è tratta.

Come lo stesso titolo del film ci lascia intendere, il Dracula diretto da Ford Coppola si ispira all'omonimo romanzo scritto appunto da Bram Stoker, scrittore irlandese vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. Egli è noto soprattutto per aver redatto una serie di romanzi gotici del terrore, tra i quali può vantare anche Dracula, romanzo epistolare pubblicato nel 1897. La storia narrata dal libro è ormai molto nota, considerando le innumerevoli trasposizioni cinematografiche e letterarie che si basano su di essa, e le avventure del Conte Dracula non sono più un mistero per nessuno. Tuttavia ogni volta che questa viene riproposta, il regista o lo scrittore tende a modificarne alcuni tratti all’occorrenza.

Il romanzo di Bram Stoker si apre raccontando la storia di Jonathan Harker, avvocato londinese, che per conto del suo capo viene mandato in Transilvania per vendere ad un nobile del posto (il Conte Dracula) una casa a Londra. Il giovane avvocato però, durante il suo viaggio, entra in contatto con la superstizione degli abitanti del posto che tentano di fermarlo dall’incontrare il Conte, senza riuscirci. Jonathan infatti inizia le trattative con il suo cliente e per il prolungarsi di queste, vengono a galla dei dettagli terrificanti sulla vita del vecchio Conte, che si rivela essere un mostro che si nutre del sangue degli altri uomini per sopravvivere.

Il romanzo sposta poi l’attenzione del lettore su tre nuovi personaggi: Mina Murray, fidanzata di Jonathan (che non riceve sue notizie da molto tempo), Lucy Westenra una cara amica di Lucy e il Dottor Seward, l’amministratore di un ospedale psichiatrico al momento alle prese con uno strano paziente. Altri personaggi si aggiungono poi al racconto e il romanzo, andando avanti nella storia, mostra come i loro destini si intrecceranno con quello del Conte Dracula.

Un racconto davvero avvincente, incalzante, che riesce a trasmettere le sensazioni di un romanzo di avventura ma al contempo presenta i tratti tipici del romanzo gotico e del genere horror. Una storia che coinvolge e riesce a trasportare il lettore in altri luoghi e in altre epoche, riuscendo a creare un'atmosfera particolarmente cupa, ricca di suspence e di particolari a volte terrificanti, altre persino grotteschi. Tutto ciò è realizzato rimanendo coerente nello sviluppo della trama e dei personaggi.

Libro davvero emozionante che consiglio a tutti i lettori che amano viaggiare nel tempo, ovviamente con un po’ di fantasia.

LA CANZONE DI ACHILLE (Madeline Miller)

di Serena Di Stefano

Il romanzo che andrò a recensire nel seguente articolo è uno dei più belli e commoventi che io abbia mai letto e per il quale ho solo commenti positivi. La Canzone di Achille di Madeline Miller è un bestseller internazionale, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2013 e vincitore dell’”Orange Prize”.

Questo romanzo non è tanto incentrato sulle gesta eroiche del Pelide Achille, quanto sulla sua infanzia, la sua giovinezza e il rapporto speciale che lo legava al suo migliore amico. Perciò non vi aspettate un racconto basato solo ed esclusivamente sul conflitto tra Achei e Troiani, l’orrore della guerra, il sangue, la morte, perché in questo romanzo prevarrà un amore, un amore che è sempre rimasto nascosto, segreto, ma capace di commuovere fino alle lacrime: l’amore tra Achille e Patroclo.

Seguirete i passi di Achille e Patroclo sin da ragazzini, dapprima amici, poi adolescenti e amanti e infine eroi adulti accomunati da un destino crudele. La voce narrante è quella di Patroclo, descritto come un ragazzino minuto, fragile, goffo, esiliato dal padre. L’esatto contrario dell’indomabile figlio di Peleo, Achille.

Scegliendo Patroclo come narratore, l’autrice rende protagonista un personaggio che è invece secondario all’interno dell’Iliade, facendo così cogliere l’aspetto più umano di quest’uomo, la cui anima è totalmente devota ad Achille.

È proprio grazie a Patroclo che abbiamo una completa visione di quello che è il personaggio di Achille, non più inteso solo come eroe orgoglioso e invincibile, ma come un uomo con dei sentimenti e delle debolezze, più tangibile e comprensibile rispetto a come viene presentato nell’opera omerica.

Lo stile di scrittura è estremamente scorrevole, semplice e lineare, ma al contempo espressivo e mai banale. È un romanzo leggero, nel quale la Miller ha la straordinaria capacità di rendere accessibile anche a un pubblico più giovane tematiche che altrimenti potrebbero risultare complicate e sconvenevoli, come ad esempio l’omosessualità di Achille e Patroclo, che viene narrata con una delicatezza e sensibilità disarmante.

La preparazione dell’autrice, studiosa di Lettere Classiche, si evince in ogni riga del racconto sia per il modo di scrivere, che per la precisione con la quale vengono esposti i fatti. È una lettura avvincente, piacevole, che consiglio non solo agli amanti della mitologia greca e dell’epica, ma anche agli appassionati di attualità, data la tematica dell’omosessualità che, al giorno d’oggi, è spesso oggetto di discriminazioni e critiche.

 

















M U S I C A









MUSICA CLASSICA: Roba da vecchi?

di Alice Cruciani

Quante volte ho sentito associare la classica alla musica per vecchi, e quante volte invece mi sono accorta che chi afferma ciò, indipendentemente dall’età, non l’abbia mai ascoltata… Il problema quindi è la non conoscenza di quest’arte. Colpa delle radio e dei social che non promuovono abbastanza questo genere musicale? Colpa del sistema scolastico italiano che ha praticamente eliminato l’educazione musicale?

Studi scientifici hanno confermato che ascoltarla fa bene al nostro cervello e al nostro corpo. Interessante per l’appunto, è il risultato di uno studio sull’intelligenza: una ricerca svolta in America ha rilevato che chi ascolta Beethoven è dotato di un’intelligenza particolarmente acuta. La musica classica, cosa utile a noi studenti, ha la caratteristica di riuscire a ridurre lo stress e far rimanere calmi; stimola processi di pensiero facilitando lo svolgimento di vari compiti e semplicemente favorisce il buon umore.

La musica classica fa parte della nostra cultura e della nostra storia. È un enorme patrimonio che ha caratterizzato e segnato secoli della tradizione italiana ed europea: non può assolutamente essere dimenticata. Eppure l’amore per questo genere musicale sta diminuendo. Questo fenomeno deriva, probabilmente, dall’influenza dei social media e delle case discografiche, che propongono per esigenze commerciali altri stili musicali. Sono pochi i ragazzi che, invece, ascoltano musica indipendentemente dalle mode del momento, conoscendo autonomamente artisti di grande valore o brani poco famosi.

Un altro dato evidente, secondo alcune interviste e sondaggi fatti ai ragazzi, è la mancanza generale di educazione alla musica e al suo ascolto. La principale “colpa” dovrebbe essere attribuita al sistema scolastico italiano che non ha ore di musica al liceo e prevede solo due ore di storia della musica alla scuola secondaria di I grado. Così si spiega perché la classica è definita uno strazio da ascoltare: non esiste un’alfabetizzazione musicale tra i giovani e, rispetto alle melodie che siamo abituati a sentire oggi, la classica è più complessa e articolata, e ha una durata maggiore, rispetto ai tre minuti standard delle canzoni attuali.

Per far appassionare alla musica classica, quindi, da un lato bisognerebbe agire sui programmi scolastici, dall’altro bisognerebbe trovare modi alternativi, meno formali, per ascoltarla; far uscire la musica classica dai luoghi consueti, per raggiungere il pubblico che normalmente non frequenta il teatro o le sale da concerto.


PLAYLIST HALLOWEEN 2020

di Emanuele Pistolesi

Zucche luminose davanti alle case, bambini travestiti che girano per le strade passando di casa in casa. “Dolcetto o scherzetto?” … il solito clima di Halloween.

Ma come si può alimentare questo clima cupo, tetro, ma anche di festa?

Con della buona musica da ascoltare in compagnia, da condividere con amici o semplicemente da godersi da soli.

Ed eccomi qui, ho cercato un mix di canzoni “spaventose” adatte al clima di questa giornata, variando dalle musiche dei famosi cacciatori di fantasmi, i Ghostbusters, al noto Micheal Jackson, arrivando fino ai AC/DC con “Highway to Hell” creando anche una playlist Spotify di cui vi lascerò il link a fine articolo, sperando sia di vostro gradimento. Buon ascolto!

1. “Thriller”, Michael Jackson.

2. “I’m your Boogie Man” della KC & the Sunshine Band.

3. “Time Warp”, Richard O’Brien

4. “Sympathy for the Devil”, dei The Rolling Stones.

5. “Ghostbusters”, Ray Parker Jr.

6. “Werewolves of London”, Warren Zevon.

7. “Pet Sematary”, Ramones

8. “Bad Moon Rising”, Creedence Clearwater Revival.

9. “Highway to Hell”, AC/DC.

10. “Bad Things”, Jace Everett.

11. “She-Wolf”, Shakira.

12. “Something in My House”, Dead or Alive.

13. “Ghost Town”, The Specials.

14. “Get Ur Freak On”, Missy Elliot.

15. “(Don’t Fear) The Reaper”, Blue Oyster Cult.

16. “Monster Mash”, Bobby Boris Pickett and The Crypt-Kickers.

17. “Somebody’s Watching Me”, Beatfreakz.

18. “Hunting For Witches”, Bloc Party è tra la musica per Halloween.

19. “Amityville (The House On The Hill)”, Lovebug Starski.

20. “Abracadabra”, Steve Miller Band.

21. “Nightmare On My Street”, Will Smith & DJ Jazzy Jeff

22. “Mea culpa”, Enigma è tra la Musica per Halloween. 23. “In the shadow of a gun (The Boxer)”, Gavin Friday.

24. “Frankenstein,” Edgar Winter Group.

25. “Evil Woman”, intonata dalla Electric Light Orchestra

26. “Deal With The Devil”, Judas Priest.

27. “Feed My Frankenstein”, Alice Cooper.

28. “Race With The Devil”, Gun.

29. “Grateful When You’re Dead/Jerry Was There”, Kula Shaker.

30. “I Put a Spell on You”, Screamin’ Jay Hawkins.

 














A R T E









IL RINASCIMENTO NELLA CONTEMPORTANEITÀ
 
di Alice Petrozzi

Moda, cinematografia, oggettistica e diversi altri campi vedono come una delle colonne portanti del loro successo l’aggiunta di opere d’arte risalenti all’epoca rinascimentale. “La chiamerò Primavera perché dopo la morte, torna la vita. Si rinasce”: l’espressione di Botticelli riguardo ad una sua opera ci rimanda proprio all’etimologia del termine, introdotto da Vasari e designato per indicare una corrente artistica, culturale e di pensiero che prende il nome di Rinascimento.

L’arte di questo periodo si caratterizza per un ritorno all’età classica, per l’utilizzo della prospettiva e per la coniugazione tra platonismo e cristianesimo. La città culla di questo periodo è sicuramente Firenze, il capoluogo della Toscana che ancora oggi conserva i caratteri del Cinquecento, trasportando il visitatore indietro nel tempo. Meta di molti turisti catalizza lo stupore per i suoi palazzi, i musei, le chiese, le statue e i negozi di artigianato artistico. Firenze, negli ultimi anni, è stata teatro di film, serie tv e documentari riguardanti tale periodo: Io, Leonardo nel 2019 e Michelangelo-Infinito nel 2018, per quanto riguarda la cinematografia; la fiction “I Medici” a partire dal 2016, la cui trama ripercorre i diversi decenni di governo della celebre famiglia fiorentina, da cui prende il nome la serie, e il cui successo è stato riscontrato in tutto il mondo grazie all’internazionalità degli interpreti e molti docu-film girati in alcune chiese e palazzi storici della città.

I maggiori esponenti del Rinascimento sono stati “scoperti” dalla famiglia Medici, da Cosimo a Lorenzo, detto “Il Magnifico” promotore negli anni del suo governo, dell’arte e della cultura definendosi come prestigioso mecenate. Alcuni tra questi artisti hanno dipinto o scolpito opere conosciute in tutto il mondo: La Nascita di Venere e la Primavera di Botticelli, il David, la volta della Cappella Sistina e il Tondo Doni di Michelangelo, l’Uomo Vitruviano, l’Ultima Cena, l’Annunciazione e la Gioconda di Leonardo, la Scuola di Atene di Raffaello ed altri. Tante copie di questi pilastri dell’arte sono state riprodotte nei capi di abbigliamento odierni grazie alle audaci scelte di alcuni stilisti che li hanno introdotti nelle proprie collezioni: basti pensare alle grandi firme come Gucci o Valentino che hanno accostato le opere d’arte rinascimentali con colori sgargianti e forme bizzarre.

Anche diversi materiali scolastici riprendono le caratteristiche dell’arte cinquecentesca valorizzandone i punti focali. L’operazione vantaggiosa sul piano economico ha tuttavia anche un risvolto culturale, perché la diffusione di rimandi a capolavori artistici nel mercato globale ha valore di citazione e favorisce la conoscenza della storia dell’arte ad un vasto pubblico. Importante è, che a partire dall’immagine, il fruitore si interessi di approfondire le tematiche storiche, filosofiche ed artistiche inerenti alle varie opere.


 

IL FEMMINISMO NELL'ARTE

di Alessia Azzurro

Il Femminismo è un movimento che crede nell’uguaglianza sociale, politica ed economica tra i sessi e ritiene che le persone debbano avere pari diritti e dignità a prescindere dal genere. Il 22 maggio del 1978 il Parlamento approva la legge che regola l’interruzione volontaria della gravidanza. Questo fatto rappresenta per il movimento femminista una grande vittoria, dopo quella ottenuta per il referendum sul divorzio nel ’74 e la riforma del diritto di famiglia nel ’75. Il mondo dell’arte non rimane indifferente al cambiamento, molteplici infatti furono gli artisti che appoggiarono questo movimento e lo promossero nelle loro opere. Due delle due figure artistiche sostenitrici del Femminismo sono Carla Lonzi e Carla Accardi.

La battaglia per i diritti è in corso e cerca di trionfare anche grazie alle molteplici opere d’arte che hanno fatto la storia del femminismo e hanno un valore e un significato che va oltre quello artistico. Fondamentale è quindi che le opere vengano sempre riproposte per risvegliare il senso civico, ad un pubblico ampio e generico ma soprattutto giovane.

Vanno incentivate e moltiplicate mostre che elogiano la donna, e vanno criticate e contestate esposizioni come Maestà Sofferente, un’installazione di otto metri del designer Gaetano Pesce esposta in bella vista, in un luogo centrale e di passaggio come Piazza del Duomo a Milano, per circa 10 giorni in occasione dell’ultimo Salone del Mobile con lo scopo, dichiarato dal Comune di Milano, di sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne. L’installazione raffigurava un corpo femminile senza testa, condannato ad una palla al piede, infilzato da centinaia di frecce. Stiamo parlando dunque di una rappresentazione della donna oggetto, incatenata e vittima di attacchi, pensata da un uomo ben 50 anni fa, quindi datata 1969 e cioè nel pieno delle contestazioni femministe che hanno combattuto proprio contro queste raffigurazioni stereotipate e umilianti della donna. Bisognerebbe invece per esempio diffondere le immagini di donne che resistono e vincono contro la violenza.

L’arte ha il potere della rappresentazione e dell’evocazione, perciò fin quando l’uomo continuerà a diffondere la sua visione patriarcale della società e non prenderà conoscenza di sé stesso, avrà bisogno di sviluppare ulteriore senso critico.

Le mostre femministe più celebri

Al recente interesse hanno contribuito molteplici fattori come la risonanza di alcune mostre internazionali come Global Feminisms al Brooklyn Museum di New York nel 2007, Watch! Art and Feminist Revolution al MOCA di Los Angeles sempre nel 2007 e la più recente nel 2017 Latin American Art 1960-1985 all’Hammer Museum.

Ve ne furono varie in Italia, una delle più celebri fu 1. Il Soggetto Imprevisto che fu la prima indagine dedicata ai rapporti tra arti visive e movimento femminista in Italia. L’esposizione ruota intorno all’anno simbolico 1978 ed è una doverosa e necessaria riscoperta del rapporto tra arti visive e movimento femminista le cui opere sono rimaste per troppi anni chiuse negli archivi. La mostra presenta un’ampia selezione di materiali grafici legati ai movimenti femministi come manifesti, copertine di LP, insieme a fotografie e libri fotografici che documentano le lotte per il divorzio, l'aborto, la legge contro la violenza, realizzati da importanti fotografe, tra cui Paola Agosti e Agnese De Donato.

Le femministe irrompono sulla scena artistica e politica italiana proprio come un “soggetto imprevisto”. La correttezza linguistica richiesta a gran voce dalle femministe di oggi non è una sfumatura criptica politicamente corretta. Il lavoro di queste artiste, soprattutto rivisto a distanza di quarant’anni, racconta che la prima gabbia che intrappola le donne è il linguaggio.

L’altro punto in cui le femministe si concentrano in questa mostra è il corpo, le artiste femministe cercano un modo nuovo di rappresentare il proprio corpo, sottraendolo al classico stereotipo del/della modello/a. La mostra 2. L’amore rivoluzionario, dell’artista rivoluzionaria Anna Maria Maiolino, pone tra i temi della sua ricerca anche quello dell’identità di genere. Nel suo lavoro negli anni 60’ e 70’ si ispira al fatto quotidiano dei compiti affidati dalla società alla donna, che l’artista critica in quanto sessismo dominante.

3.La GAMeC di Bergamo ha reso omaggio all’ispirazione femminista dell’artista austriaca Birgit Jürgenssen. Negli oltre 150 lavori realizzati in quarant’anni di ricerca si delinea la determinazione dell’artista in quanto donna ed essere umano.

4. La personale di Kiki Smith a Firenze. A Firenze le Gallerie degli Uffizi ospitano la personale di Kiki Smith, una delle protagoniste dell’arte contemporanea, dichiaratamente femminista. La mostra “What i Saw on the road” propone una serie di opere della produzione dell’artista degli ultimi vent’anni che pone al centro della sua riflessione la fragilità del corpo femminile.

5. Mika Rottemberg al Mambo di Bologna, il lavoro di Mika, artista femminista nata a Buenos Aires nel 1976. Con un linguaggio sarcastico indaga il genere, le classi sociali e le assurdità del mondo del lavoro.

6. Miss me, l’attivista femminista canadese Miss me e Benedetta Bartolucci, aka Redville, in occasione del Festival della Violenza illustrata a Bologna appesero su un muro di Viale Masini dei poster dalla lunghezza di 150 metri dedicato alle lotte femministe. Quest’ultima fu un ‘operazione potente che un linguaggio comprensibile alla massa.

7.Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, il curatore del Padiglione ha scelto Chiara Fumai come artista protagonista per il suo progetto. Fumai ha dedicato il suo lavoro ad una rilettura storico occidentale improntata sul patriarcato, incarnando e dando vita a femministe oltraggiate nel passato.

8. Corpi Rivoluzionari a Roma, la mostra è composta da opere dedicate alla figura della donna dall’800 fino ai giorni nostri. Le donne si mostrano protagoniste in quanto artiste di loro stesse, frutto di uno sguardo soggettivo sul mondo.

Le artiste nel passato

Le artiste femministe dedicarono molto del loro tempo alla riscoperta delle artiste del passato, però coloro che ci provarono furono oscurate dai libri di storia dell’arte. Le donne nella storia dell’arte non sono solo modelle e muse degli uomini, ma sono soprattutto artiste. Bistrattate, ignorate e sottovalutate, hanno faticato a veder riconosciuti i loro diritti, rimanendo per anni nascoste dietro figure maschili.

Le prime pittrici greche nominate nei libri di storia sono quelle narrate da Plinio il Vecchio: Timarete, Kalypso, Aristarete, Iaia e Olympas. È molto probabile che l’arte della pittura fosse già nota al sesso femminile, ma fino a questo momento nessuno aveva mai elogiato le loro doti. Nel Medioevo gli artisti erano anonimi, erano considerati come artigiani, il diritto d’autore era ancora lontano.

Dal Rinascimento vi è finalmente un cambiamento che cresce, fino alla giustizia raggiunta nel periodo Impressionistico, in cui si riconosce la professionalità delle artiste. Artemisia Gentileschi divenne un simbolo del femminismo internazionale, con numerose associazioni e circoli ad essa intitolate.

Anche oggi è sinonimo d’indipendenza e affermazione personale e artistica. Fu la prima donna ad essere ammessa alla Accademia di Arte del disegno a Firenze e a lavorare per famiglie reali e nobili, come quella dei Medici e come quella di Carlo I d’Inghilterra. Fino alla fine dell’800 le poche donne presenti nel mondo dell’arte erano imparentate con pittori famosi.

Successivamente, attraverso l’apertura delle Accademie e alla commercializzazione delle opere d’arte, le donne poterono ufficialmente accedere al mondo dell’arte, ma le artiste che nel ‘900 volevano affermarsi come tali, dovevano possedere una buona dose di anticonformismo. La differenza di genere si rifletteva sulla gerarchizzazione delle arti, per cui quelle che tradizionalmente venivano deputate alle donne, come la decorazione o l’artigianato domestico venivano rivalutate.

Un movimento che cercò di abbattere tali gerarchie fu il Pattern and Decoration movement, nato del 1975 sotto l’impulso di Miriam Schapiro, il suo obbiettivo era rivalutare i giochi di forme e colori delle arti tradizionalmente femminili. Frida Kahlo, artista dalla storia incredibile, nata in Messico nel 1907, è una delle donne più amate e conosciute al mondo e non solo per la sua arte. Un incidente nel 1925 la lascia immobilizzata e dolorante per anni, caratterizzando uno degli aspetti fondamentali della sua arte che crea visioni del corpo femminile e del suo volto riflesso nello specchio. Fu estremista a livello politico, oltre che artistico.

 














S P O R T








RUSH. FINO A CHE PUNTO È GIUSTO RISCHIARE?

di Edoardo Isidori e Matteo Cataldi

Rush è la storia di una rivalità eterna tra due dei più grandi piloti della storia, carico di adrenalina e tensione. I due protagonisti, Niki Lauda e James Hunt, oltre ad interpretare stili di guida opposti, incarnano anche due filosofie di vita diametralmente diverse. Se l’austriaco è un animo calcolatore e razionale in grado di ridurre lo sport in percentuali, l’inglese al contrario si distingue per uno stile di vita istintivo, edonistico ma, soprattutto, uno di corsa audace e incurante del rischio. Ed è proprio quest’ultimo ad essere il terzo concorrente a gareggiare nella sfida mozzafiato tra i due; il rischio che Lauda vorrebbe sempre dominare e da cui invece Hunt si lascia trasportare incontrollato, alla fine fa la sua vittima e non si tratta dello spericolato pilota inglese.

Il primo agosto del ’76 la pioggia cade incessante sul tracciato di Nürburgring e i piloti devono votare sulla possibilità dell’annullamento della gara, opzione caldeggiata da Lauda, in quanto troppo rischiosa; Hunt, al contrario, sostiene che si tratti di strategia e convince gli altri, il Gran Premio si correrà. Al secondo giro, sulla curva Bergwerk, Lauda perde il controllo e finisce a circa 250km/h contro il guard-rail distruggendo la propria vettura che si incendia. Niki si ritrova in un inferno a 800 gradi centigradi per un minuto prima di poter essere tirato fuori e portato all’ospedale di Mannheim, dove lotterà tra la vita e la morte per i giorni seguenti. Nonostante le ferite gravissime sarà proprio la rivalità con Hunt, che aveva vinto molte gare in sua assenza, a dargli la forza di tornare in pista dopo un trapianto di pelle e mantenere aperta la lotta per il titolo di campione del mondo.

Tutto si decide nell’ultimo Gran Premio, alle pendici del Monte Fuji, in Giappone. È il 24 ottobre del ’76 e ancora una volta l’acqua bagna incessante l’asfalto e l’aria è intrisa di tensione. Lauda è decimo e dopo due giri decide che non vale la pena rischiare ancora la vita, non è pronto a tutto per un trofeo, perché ad aspettarlo a bordo pista c’è la moglie Marlene e lui ha molto, troppo da perdere. Hunt invece è disposto a qualsiasi cosa per la gloria di questo titolo e, qualificandosi terzo, supera di un punto il rivale.

La storia di questi due giganti della Formula 1 ha molto da insegnare sul modo di vivere la competizione e la diversità. Il dialogo finale ci mostra due uomini che si rispettano a vicenda, e che hanno bisogno l’uno dell’altro. Lauda impara a non “togliere la passione allo sport” e Hunt viene spronato, anche se invano, a non buttare all’aria le sue potenzialità, sazio del suo successo. È così che si ritrovano qualche anno dopo: l’uno tre volte campione del mondo e l’altro presentatore televisivo che si spegnerà a 45 anni a causa di un infarto.

Il film non è un semplice racconto di corse ma un’attenta analisi di due filosofie, una legata alla razionalità e l’altra all’istinto, le quali costituiscono da sempre un motivo di scelta inevitabile per l’uomo. 

 

MATTHIAS SINDELAR, la storia di un campione

di Federico Brandani

Anni ’30: gli anni dei primi Campionati Mondiali. Gli anni del “Wunderteam” austriaco e gli anni dell’ascesa nazista in Germania. Matthias Sindelar è probabilmente il giocatore austriaco più forte ad aver mai messo piede in un campo da calcio. È la stella del “Wunderteam”, la “squadra delle meraviglie”: una nazionale austriaca come non se ne sono più viste.

Nato in una famiglia povera nel 1903 a Kolzov, inizia a giocare nell’Herta per poi passare all’Amateur Wiener, dove si guadagnerà il soprannome di “Carta velina” a causa del suo fisico snello e della sua agilità, ma soprattutto quello di “Piedi di Mozart”. Il tocco palla e lo scatto sono quelli di un vero campione. Dimostra fin da subito profonda determinazione, grande leadership, sempre accompagnata dalla sua immensa umiltà. Anche all’apice del successo non dimentica le sue origini e non perde occasione per aiutare i poveri di Vienna e regalare ai bambini biglietti per le partite.

Dopo essersi messo in mostra col suo “Wunderteam” ai mondiali di Italia ’34 subisce un brutto infortuno al ginocchio: “Carriera finita” dicono i giornali. Sindelar non si arrende e va a Milano dove subisce un intervento sperimentale al menisco. L’operazione è un successo e in men che non si dica “Carta velina” è di nuovo sul campo da gioco. Ma la vera vittoria ottenuta a Milano è l’incontro con Camilla, una giovane ragazza ebrea che vive lì, con la quale inizia una relazione che porterà la giovane a lasciare la sua cattedra in Italia per seguire Sindelar e continuare ad insegnare in Austria.

Matthias si prepara per gli imminenti mondiali del ’38, ma non giocherà mai questa tanto bramata coppa del mondo. In Germania Adolf Hitler inizia il suo processo di Pan-germanizzazione e ciò porta alla fusione della nazionale tedesca con quella austriaca, in un’unica selezione che dovrà scendere in campo con la svastica sul petto. Un duro colpo per il campione tanto legato alla sua amata Austria e alla sua squadra. Ma soprattutto, Sindelar non gradisce l’idea di giocare per la gente che ha appena emesso le leggi razziali contro il popolo ebraico, e quindi contro Camilla.

Si gioca l’ultima partita del Wunderteam… è un’amichevole organizzata proprio contro la Germania. I giocatori vengono informati che la partita è una farsa, e dovrà terminare in pareggio, come a simboleggiare la necessità di un’unione. Il 3 aprile 1938 al Prater di Vienna, davanti a sessantamila spettatori, il trentacinquenne Matthis Sindelar gioca una delle sue migliori partite di sempre e allo scadere prende iniziativa e segna il gol del 2-1 per l’Austria, sotto gli occhi increduli dei nazisti. A fine partita assieme al compagno di squadra Karl Sesta passando sotto le tribune si rifiuta di fare il saluto nazista e rientra negli spogliatoi.

Infine declina la chiamata del ct Herberger, allenatore della nuova nazionale, affermando che non ha intenzione di partecipare ai mondiali del ’38 con quella squadra e che continuerà a giocare solo a livello di club. In pochi giorni Matthias Sindelar ha mostrato tutto il suo coraggio, sfidando il “potente” in difesa dei suoi ideali, e spesso, si sa, se sfidi il potente paghi con la vita.

Non c’è nessun fascicolo sul caso della morte di Matthias Sindelar e Camilla Castagnola, nessun’autopsia: la polizia tedesca li ha trovati morti in casa, si disse a causa di presunte esalazioni da una stufa.

La nazionale italiana aveva vinto la coppa del mondo, ma a gennaio, era a Vienna a piangere il fenomeno fonte di ispirazione per così tanti calciatori: il ragazzo austriaco, che con un pallone disse “no” ad Hitler.

 

LA STORIA DEL CALCIO IN TV

di Giovanni Pompei

Il 5 Febbraio del 1950 la Rai trasmise la prima partita di calcio in televisione a Torino, durante la quale il Torino sconfisse la Juventus 7-1 stravolgendo così il modo di vedere le partite. Nel ‘54 venne trasmesso il primo mondiale (tenuto in Svizzera e vinto dai Tedeschi) e 6 anni dopo il primo Europeo.

Le partite erano tutte giocate la domenica e la Rai incominciò a trasmetterne una alle 19:00 ogni domenica; inoltre le pubblicità non erano ancora un grande business e per questo le prime emittenti private non approfittarono della possibilità di trasmettere liberamente gli eventi calcistici. Inoltre la Lega Calcio aveva permesso alla Rai di trasmettere le partite ad esclusione della provincia della squadra di casa, per non ridurre l’incasso dei biglietti.

L'istituto giuridico dei "diritti televisivi in vendita" venne importato in Italia nel 1980 tra la Rai e la Lega Calcio. Alla base del contratto la Lega Calcio, in cambio della somma di 3 miliardi di lire, attribuiva alla RAI la facoltà di poter introdurre le proprie telecamere per le riprese. L’obbiettivo era quello di chiudere i cancelli alle televisioni private. Facendo diventare così la Rai concessionario della Lega Calcio, trasmettendo il calcio gratuitamente in tutta Italia. Nel 93 ai diritti televisivi si aggiunsero quelli “in chiaro” con un contratto tra Tele+ e la Lega Calcio. La nascita dei diritti in chiaro nacque con lo scopo di riservare solo a chi fosse abbonato la visione televisiva degli incontri, per aumentare i guadagni delle società di calcio.

Malgrado l’aumento del potere televisivo, la presenza di tifosi allo stadio ha continuato a mantenere il proprio ruolo. Nel 1996 TELE+ lanciò la sua piattaforma satellitare Dstv e si accordò con la Lega Calcio per la copertura totale della Serie A. Per altre tre stagioni la nuova piattaforma offrì tutte le partite di Serie A (non più solo i posticipi). I telespettatori tifosi potevano abbonarsi a tutto il campionato oppure alle partite di una singola squadra o acquistare singole partite.

Nel 1999 vennero introdotti i diritti soggettivi: non era più dunque la Lega Calcio a trattare con le televisioni ma il singolo club. Qui incominciò la concorrenza fra due piattaforme satellitari: a D+ si oppose Stream TV. Da quel momento il torneo divenne visibile in parte su TELE+ ed in parte su Stream. Nelle prime due stagioni TELE+ conservò un lieve vantaggio che andò piano a piano ad assottigliarsi fino al 2002, nel quale erano divise equamente. In quest'ultima stagione il sistema iniziò ad entrare in crisi, con molte società minori che tardarono a vendere i diritti, lamentandosi delle offerte economiche. Nel 2004 le due piattaforme si unirono e formarono quella che oggi noi conosciamo come Sky, la quale fece offerte ancora più basse alle società.

Il 3 gennaio 2004 nacque il digitale terrestre e nel 2005 anche due pay TV sempre del digitale terrestre: Mediaset Premium e LA7 Cartapiù, i diritti acquisiti da Sky furono validi solo per le trasmissioni satellitari e le società di calcio potevano rivendere le stesse partite anche alle pay TV terrestri.

A partire dal girone di ritorno del campionato 2004-2005, dunque, Sky mantenne l'esclusiva di trasmissione di tutte le partite di Serie A via satellite, ma subendo la concorrenza sul digitale dalla Mediaset e LA7, che trasmisero le stesse gare a costi molto più bassi. Si iniziò con 9 squadre su Mediaset Premium ed 8 su Cartapiù. Per la stagione 2005-2006 Mediaset e LA7 arrivarono a coprire, in due, tutta la Serie A. le tre pay TV nel 2007 trovarono più opportuno accordarsi per una spartizione razionale dei diritti TV: Mediaset e LA7 acquisirono i diritti esclusivi dalle varie società di Serie A, tenendo poi per sé i soli diritti terrestri e rivendendo a Sky quelli satellitari. In questo modo Sky continuò ad assicurare la copertura di tutto il campionato sulla piattaforma satellitare, mentre sul digitale terrestre Mediaset Premium e Cartapiù.

Nel marzo del 2009 Cartapiù chiuse e venne sostituita da Dahlia TV. Nell'ultima parte della stagione sulla nuova piattaforma continuarono ad andare in onda le partite di Serie A di 9 squadre, mentre Mediaset Premium le rimanenti 11. Nella stagione 2009-2010 Premium e Dahlia si spartirono equamente il campionato. Con la stagione successiva tornò la vendita centralizzata dei diritti della Serie A: si tornò a trattare non più con le singole società ma direttamente con la Lega Serie A. Mentre su Sky continuava ad andare in onda tutto il

campionato, Mediaset Premium trasmetteva le partite di 12 squadre (con diritto di prima scelta su 10 di esse) e Dahlia TV quelle delle rimanenti.

Dahlia pensava di essere la TV delle squadre minori, e quindi decise di trasmettere partite di squadre di minore importanza a livello locale, questo comportò il forte calo degli abbonamenti e la chiusura il 25 febbraio 2011.

Alla fine erano solo due gli operatori televisivi: Sky e Mediaset Premium. Dal 2015 fu introdotta una diversa suddivisione: Sky continuò a trasmettere l'intero torneo, mentre su Premium andavano in onda in diretta tutte le partite di 8 squadre per le quali la piattaforma terrestre ebbe l'esclusiva dei diritti accessori (telecamere negli spogliatoi, interviste all'intervallo). D'altra parte su Sky andarono in onda in diretta esclusiva le restanti con la possibilità di produrre gadget.

Dopo il fallimento di Mediaset la Lega Serie A assegnò per la prima volta i diritti per prodotto a Sky e quello che conosciamo come DAZN. Sky trasmetteva 7 match a giornata, mentre il gruppo britannico trasmetteva 3 match a giornata. In seguito si ebbe un accordo con Mediaset Premium per poter trasmettere sulla propria rete i canali della piattaforma DAZN e quindi anche le partite del pacchetto.

 

I FANTASTICI QUATTRO

di Greta Antolini

Quattro ragazzi… un grande record.

Quattro ragazzi, quattro realtà, quattro speranze… una grande vittoria. Condividere un unico obiettivo, un unico percorso, un’unica passione. Essere uniti per salire, gradino dopo gradino, verso la medaglia. Sorridere, gioire. Conquistare un titolo.

Ecco la storia dei quattro staffettisti Fermani che ci hanno regalato delle grandi emozioni.

29 agosto 2020, Padova. Campionati italiani assoluti su pista. Staffetta 4 per 100 metri. In quarta corsia c’è la Sport Atletica Fermo che schiera Alessio Mariano, Fabio Angelo Ye-barth, Riccardo Flamini e Vittorio Massucci. Terzi classificati in batteria e ottavi in Italia, hanno stabilito un nuovo record regionale per le Marche. Con il tempo di 41 secondi e 99 centesimi il quartetto ottiene un grande risultato che li spinge ad allenarsi molto duramente per poter migliorare ancora.

19 settembre 2020, Grosseto. Campionati italiani di categoria juniores e promesse. Staffetta 4 per 100 metri promesse. Stessa formazione in sesta corsia. “Ai vostri posti!” Le mani di Alessio sono dietro la linea di partenza. Tiene stretto il testimone. “Pronti…” La pista è colma di tensione. Sparo! Alessio scatta con forza dal blocco di partenza. Primo cambio. Il testimone scivola veloce tra le mani dei due ragazzi. Ora Fabio ha le redini del gioco. Af-fronta il rettilineo. Secondo cambio. Riccardo prosegue la partita contro il tempo. Termina la curva. Manca il rettilineo finale, Fermo è in vantaggio. Vittorio afferra il testimone gettan-dosi sul rettilineo finale con grinta e ferocia. Il traguardo è vicino. Ed è di nuovo record regionale. 41 secondi e 42 centesimi che regalano un oro alle quattro fiamme Fermane e al loro tecnico, Alberto Andruszkiewicz, che li ha preparati con cura trasmettendogli la vera passione per l’atletica.

La Sport Atletica Fermo è sul podio. Campioni italiani di categoria promesse. Al collo un oro simbolo di un nuovo gradino superato, simbolo di un legame profondo tra quattro persone molto diverse, simbolo di un sorriso stampato sui loro volti e simbolo di un nuovo record.

Quattro ragazzi con la loro vittoria ci hanno insegnato che il duro lavoro, la sofferenza, il sacrificio, possono regalarci momenti in grado di farci dimenticare tutto, momenti che ci segneranno in maniera indelebile e che ci permetteranno di non arrenderci mai sia nello sport che nella vita. Un obiettivo da perseguire, una meta da raggiungere.

Pietro Mennea diceva: “La fatica non è mai sprecata. Soffri ma sogni.” Sognare… realizzare i propri sogni. Poi ricominciare a sognare. Un sogno è un obiettivo dietro al quale correre, un sogno è il motivo per cui si impegnano lottando, un sogno è quella presenza che non ci abbandona mai, neanche di notte, e che ci porta a sorridere. Un sogno è il motore che ci guida. Spetta a noi fare in modo che non si spenga o si sbiadisca.

Quattro amici, quattro storie, quattro sezioni di un giro di pista, quattro atleti che sognano a l’unisono.

 

 
















P O E S I A







La stanza bianca (Elisa Bacalini)
 
Nella mia fredda stanza
 
bianca, se ti impegni puoi trovare
 
tra la polvere dei cassettoni
 
presso la terrazza che dà sul mare
 
un candido letto a baldacchino,
 
cornici di foto di un bambino,
 
bianchi arazzi e dipinti
 
ed ogni genere di fiore.
 
In questa assenza di colori
 
solo il mio cuore può verniciare
 
questo vuoto glaciale.

 
 
Amanti (Laura Fiorella Necoara)

Eran distesi sull'erba

ignudi nell'ora dell'alba;

sfuggiva ai lor guardi la terra,

dispersi del tempo nel mare.

Bevevano a fonti diverse,

negli occhi dell'altro soavi,

pur ambo lor alme fuor deste:

si cinser di lacci più gravi.

Nei baci la pace e ristoro,

pur anco novella tempesta:

Amor si diletta nel gioco

a porre'l foco di guerra.

E avvinti e furiosi d'ebbrezza

qual dio a possanza compete,

qual pur pari ve ne sia

a quel d'una loro carezza?



(Emanuele Pistolesi)

E ballavamo nella

musica del cielo

le luci del mondo

ci avvolgevano.

Due bambini.

Ridavamo pieni

di vita gli occhi

tuoi impacciati i

miei. Mi perdevo

tra i tuoi passi tra

quei tuoi occhi che

scintillavano

Dove sei luna?

A chi si può chiedere

consiglio in un cielo

senza stelle

con le nubi scure?

Sole, quando tornerai

a illuminarmi, toglimi

da questa strada dubbia

mostrami se sto cadendo o

salendo.

Scaldami luce

ho freddo tra i miei

penetranti

pensieri.

Dove sei

Amore?

 

CERCARTI (Anonimo)

Ricordo a stento il tuo viso

non riesco più a trovarti,

e mi sento in trappola,

come nel vetro,

immobile,

instabile.

Non riesco più a toccarti,

ad avvicinarti,

ormai c’è una parete a separarci,

e vedere?

non vedo nulla,

vedo poco,

vedo opaco,

graffiato…

Vedo soltanto il mio riflesso,

uno specchio,

sul tuo volto,

e il mio volto,

il mio cercarti,

il mio amarti,

il mio sognarti...


A distanza di sguardo (Marta Antonelli)

Noi ci siamo già incontrati,

tempo fa

in un bar,

ma non ci siamo parlati,

siamo rimasti immobili:

oggetti inanimati,

bloccati,

abbaiati;

distanti,

senza ragione,

forse per vergogna o timidezza,

ci siamo pentiti entrambi

di non aver lasciato che sfuggisse più di un'occhiata

e rimane un po' di amarezza.

Ora che non possiamo muoverci,

avvicinarci

o scontrarci per caso

ci siamo pentiti di esser rimasti a distanza di sguardo.

 

 

(Marta Battistelli)

Futuro

mare di prospettive

giardino di desideri

gomitolo di sogni

orizzonte eternamente

lontano

finché la realtà

illumina

il presente

e lo vedi lì












C A F F È










PIANTE E STORIA: l'erboristeria in Grecia

di Simone Formentini

È un errore comune associare le streghe e la loro nascita al Medioevo, quando venivano perseguitate tutte le donne (e non solo) sospettate di praticare magia nera, o anche solo di possedere caratteristiche fisiche associate a queste figure, come i capelli rossi o un neo all’interno dell’occhio.

In realtà sono figure dalle origini antichissime, già al tempo degli antichi Egizi se ne trova traccia, persino il codice di Hammurabi contiene norme da adottare in caso di stregoneria, e vengono incluse e ampiamente descritte nella mitologia greca: dalle lamiae alle empuse, figlie e ancelle di Ecate. Tutto quello che avvolgeva il mistero delle streghe era fortemente legato a una dea pre-indoeuropea originaria probabilmente dell’Anatolia, associata alla notte, alla luna, ai fantasmi, all’erboristeria e alle arti oscure.

È risaputo che le streghe utilizzassero erbe per i loro intrugli e fatture, prediligendo naturalmente quelle estremamente velenose o dalle proprietà narcotiche. La loro raccolta era minuziosamente studiata, in tutto e per tutto; nel momento in cui veniva realizzata determinate piante andavano colte con la luna piena o calante e altre durante un’eclissi, al fine di garantire la conservazione delle proprietà e andava effettuata di notte, lontana da sguardi indiscreti.

Tra queste erbe c’è la cicuta, legata alla morte per avvelenamento del filosofo Socrate. Egli, era stato condannato in quanto presunto nemico politico, poiché si pensava contrastasse i tradizionali valori greci. Accettò l’ingiusta condanna, e scelse lui stesso quale sarebbe stata la causa della sua morte. Socrate, prima di morire, disse ai suoi discepoli di sacrificare un gallo al dio della medicina, e tra le varie interpretazioni delle sue ultime parole, c’è chi pensa che lo dica per saldare una specie di debito che aveva col dio, per avergli reso la morte indolore, e chi invece crede sia per ringraziarlo di essere stato liberato dai suoi persecutori in vita. Ma queste sono altre storie, tornando alla cicuta, essa si presenta come pianta erbacea dall’odore estremamente sgradevole e dai fiori bianchi a forma di ombrello. Si ritiene mortale all’uomo anche in piccole dosi.

Un’altra erba prediletta dalle streghe è il giusquiamo, molto conosciuto al tempo degli antichi Greci. Si presume infatti, che fosse tra le erbe che venivano bruciate a Delfi per far entrare la Pizia, la sacerdotessa tramite la quale Apollo comunicava gli oracoli, in uno stato di trance, che le permettesse di mettersi a contatto con il dio. Spesso a questo scopo venivano fatte delle fumigazioni assai rischiose, con miscele di erbe aromatiche come la mirra e l’alloro, ma anche di erbe dagli effetti narcotici e allucinogeni, come appunto il giusquiamo o lo stramonio, altra pianta dal fiore bianco dalle pericolosissime proprietà, non a caso denominata “Erba del diavolo”. Entrambe hanno effetti collaterali terribili, fino a poter risultare mortali.

Quindi ragazzi, non provatelo a casa!

 

MUSICA NEI VIDEOGIOCHI: SUPER MARIO GALAXY

di Sveva Maria Pilati

Super Mario Galaxy è un videogioco Platform, sviluppato da Nintendo EAD Tokyo e pubblicato da Nintendo, in esclusiva per Nintendo Wii. È il terzo videogioco Platform tridimensionale con protagonista l’eroe baffuto. L’avventura in questione si svolge nello spazio. Ogni corpo celeste ha particolari peculiarità, diverse modalità di gioco ed una propria colonna sonora.

Le musiche sono composte da Mahito Yokota e Kōji Kondō ed è il primo videogioco Nintendo le cui melodie sono state eseguite da un’orchestra di 50 elementi, diretta da Yokota stesso.

Super Mario Galaxy è considerato da fan e critici uno dei migliori videogiochi di tutti i tempi e viene spesso definito come l'unico vero erede di Super Mario 64.

Le musiche di questo videogioco sono tutte meravigliose ed indimenticabili ma ce ne sono due in particolar modo che mi hanno colpito: la melodia dell’Osservatorio Cometa e quella degli scontri contro Bowser.

La prima è molto simile al celeberrimo Sul Bel Danubio Blu di Strauss. È un pezzo orchestrale in 3/4, la cui tonalità è in Re Maggiore, suonato da 50 elementi dell'orchestra. Tra gli strumenti suonati si sentono un flauto traverso, una sezione intera di archi in cui sono presenti: violini, violoncelli e viole. Il tema principale è inoltre arricchito da un accenno di trombe ed ottoni. Il brano infonde una grande calma, tranquillità e serenità; all’inizio sono presenti pochi strumenti e man mano che si raccolgono le Super stelle diventerà più vivace e ricca.

La peculiarità di questo pezzo è che la velocità di 170 BPM è identica a quella dei passi di Mario. Il brano, essendo privo di strumenti ritmici, viene ritmato dai passi dell’eroe protagonista. Gli scontri con Bowser donano sempre un’alta carica emotiva e sono sempre molto combattuti.

Il brano usato in questi combattimenti, ai confini delle galassie è assai particolare: è assente una tonalità precisa e definita. La scelta di mantenere una tonalità imprecisa, regala al giocatore una sensazione di profonda angoscia. Il pezzo è in 6/8 e mette in evidenza i suoni bassi e grevi. Solo il "coro” è la nota di lucentezza, che si limita ad uscire solo quando arriva il momento giusto per colpire Bowser.

Questo videogioco ha ricevuto impressioni molto positive. IGN lo ha definito "Il gioco migliore del Wii, ed un'esperienza da provare almeno una volta"; mentre GameSpot acclama il gioco per il suo gameplay e l’ottimo level design e dice "Se c'è un gioco per Wii da avere assolutamente, questo è Super Mario Galaxy". Inoltre questo capolavoro, nella nostra nazione, ha ricevuto da NRU il voto 11 su 10, valutazione che nessun videogame aveva mai ottenuto prima.

 

“Chi è il migliore: JDM o MUSCLE CARS?”

di Edoardo Zeppilli

C’è una grande domanda che attanaglia l’uomo dai lontani anni Novanta: chi è migliore tra la rinomata affidabilità dei motori americani e la potenza e il divertimento dell’importazione giapponese? Forse è necessario prima spiegare ai novizi di cosa si sta parlando…

Per anni il mercato automobilistico americano ha dominato il mondo con le sue macchine, grazie anche all’affidabilità dei prodotti, testimone il fatto che ci arrivano vetture funzionanti dal 1910, e ai prezzi convenienti che hanno aiutato il consumatore medio. Negli ultimi venti anni sono anche tornate in voga le auto prodotte indicativamente tra il ’50 e il ’70 per via del loro aspetto gradevole e la potenza dei loro motori. Ma a metà dei primi Duemila questo settore ha cominciato a incontrare un duro avversario: l’importazione.

Nel 2005 a tutto il mondo cadde l’occhio su un aspetto di alcuni modelli prodotti da una manciata di marchi giapponesi, le cosiddette JDM (Japanese Domestic Market n.d.r.). Producevano auto con aspetto sportivo e meccanica ad alte prestazioni, spacciandole per auto normali ad un prezzo straordinariamente basso. Purtroppo, questo aspetto venne conosciuto troppo tardi, quando la Toyota annunciò di smettere la produzione della Supra mk4, ormai l’ultimo modello di quel tipo di macchine. Di conseguenza, la richiesta di queste auto crebbe vertiginosamente.

Eccoci ora tornati alla fatidica domanda: chi è il migliore? Se si sta cercando qualcosa di economico senza dover poi spendere altri soldi, ma anche una macchina che attiri gli sguardi della gente e figuri per prestazione, allora si sta parlando di una JDM. Se invece si ricerca affidabilità e un’auto che si possa usare tutti i giorni si sta parlando di una Muscle Cars, auto, purtroppo, meritatamente costose.

Proprio quest’ultimo punto per me fa pendere l’ago della bilancia a favore del vincitore… And the winner is… JDM! Per me il fattore prezzo conta e queste sono auto alla portata di tutti.

 

L'ORACOLO DELL'A. CARO

di Elisa Bacalini

MINERVA (21 marzo-20 aprile): Fareste meglio a munirvi di ombrello! Tuoni e lampi in vista: vi troverete però, nonostante ciò, come pesci fuor d'acqua... #previsioni


MARTE (21 aprile-20 maggio): Nonostante le mascherine, il dolce soffio di amore vi avvolgerà, senza poterci far nulla. Assecondare la tentazione è una vostra scelta... #l'amoreaitempidel...


ROMOLO E REMO ( 21 maggio-20 giugno): Siamo alla frutta (per intendersi, il pomo d'oro). I rapporti con amici e parenti scricchiolano, solo una grazia di Minerva potrebbe lenire il vostro animo #(ate)lascelta


APOLLO ( 21 giugno- 22 luglio): Si sa, è difficile! Ma il nostro spirito improntato al mos maiorum renderà quella che pare una ripida montagna una semplice passeggiata #fortitudo


GIOVE (23 luglio- 23 agosto): Che voi siate della stessa opinione di Machiavelli, Ariosto o Giucciardini, è giunto il momento di riconsiderarla: la fortuna sembra finalmente remare in vostro favore, almeno fino a quando avrete la forza di pagaiare #lavoga


VENERE (24 agosto-22 settembre): L'irrefrenabille voglia di viaggiare deve essere placata, o almeno ridotta! Cogliete l'occasione per godere delle bellezze locali in attesa di più ampi orizzonti #chisiaccontenta


BACCO (23 settembre- 22 ottobre): Tra una lunga collina è da scegliere una rapida salita: si sa poi, levarsi il dente è sempre meglio #escursioniinvista


VULCANO (23 ottobre-22 novembre): Tutto rema a gonfie vele, o forse no? La compagnia dei soliti compagni di avventure non potrà che giovare! #civorrebbeunamico


DIANA (23 novembre- 21 dicembre): La scuola è ufficialmente ricomincata: pronti o no, tocca rimboccarsi le maniche! Prometeo, che ha donato agli uomini il fuoco, vi potrebbe concedere la grinta giusta: ingraziatevelo! #pro(meteo)


GIUNONE (22 dicembre-20 gennaio): Il maltempo vi fiacca, ma non disperate! Il consiglio dell'oracolo è: non cedere e andare avanti! #pentolad'oro

MERCURIO (21 gennaio- 19 febbraio): Paura per Halloween o per i primi voti? In ogni caso, la posizione delle Pleiadi rischiarerà il vostro cammino #scrittonellestelle

NETTUNO (20 febbraio- 20 marzo): Apollo è irato con voi e scaglierà una delle sue frecce se non ne riacquisterete il favore. Tocca #ingegnarsi






IN CUCINA CON GIOIA:
torta di castagne e cioccolato
di Gioia Brengola
Ciao a tutti e bentornati in una nuova ricetta! Vista la stagione oggi vi propongo una torta che ha come protagonista un frutto tipico dell’autunno: la castagna. A ciò aggiungeremo il cioccolato che renderà la torta ancora più golosa. Spero sia di vostro gradimento e... alla prossima! 


INGREDIENTI
200 gr di farina di castagne (potete sostituire metà dose con farina normale o integrale e il gusto sarà meno “rustico”);
200 gr di castagne;
120 gr di olio di semi;
140 gr di zucchero;
2 uova intere;
1 bustina di vanillina,
1 bustina di lievito;
4 cucchiai di ricotta o yogurt o panna da cucina;
1 cucchiaino di cacao amaro in polvere;
150 gr di cioccolato fondente (gocce o tagliato a scaglie).

PROCEDIMENTO: Per prima cosa lessate le castagne in acqua per circa 30 minuti, poi sbucciatele e frullatele con l’olio. Successivamente montate uova, zucchero e vanillina e unite il tutto alla crema di castagne. Aggiungete la farina, il cacao, il lievito e lo yogurt. Incorporate poi al preparato metà del cioccolato, mescolando dall’alto verso il basso così da non smontare l’impasto. Inserite il tutto in uno stampo precedentemente imburrato e infarinato (o ricoperto da carta da forno). Aggiungete in superficie il cioccolato rimasto. Infine infornate e cuocete in forno caldo a 180° per 35 minuti, ma come al solito fate la prova dello stecchino.

Ora la vostra torta sarà pronta per essere assaggiata, perfetta come merenda o colazione. Buon appetito!



IPSE DIXIT

Lattanzi: “Cuius est uxor Vulcani?” (risposta corretta: Venus uxor est Vulcani)

Alunna: “Iove.” (ablativo di Iuppiter)

Lattanzi: “Meraviglioso, in un colpo solo l’incesto e l’omosessualità.” 

 

(Alunno mette un soggetto usando il caso genitivo)

Lattanzi: “Fantastico, che cos’è: grammatica creativa?”

 

(Lattanzi chiede una frase)

(Alunno sbaglia)

(Lattanzi chiede ad un’alunna)

(Alunna sbaglia)

(Lattanzi chiede ad un altro alunno)

(Alunno sta per rispondere)

Lattanzi: “Dai spingi, spingi che alla fine nasce.”

(Alunno risponde e sbaglia)

(Lattanzi chiede ad altri 10 alunni)

(L’ultima alunna risponde correttamente)

(Lattanzi urla di gioia)

Lattanzi: “È nato, è un maschio, ce l’abbiamo fatta!!!”











B U O N   A N N O  S C O L A S T I C O ! ! !

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