GIORNALINO DICEMBRE 2021 - USCITA SPECIALE NATALE!


L'ACARO - ANNO IX - N. II - DICEMBRE 2021

Ciao ragazzi, siamo lieti di presentarvi questo numero del nostro fantastico giornalino e speriamo che vi divertirete a leggerlo!

Se volete partecipare alla prossima uscita, saremo contenti di ricevere articoli, fumetti, vignette, Ipse Dixit, poesie o qualunque cosa vogliate condividere alla mail hannibalacaro@hotmail.it

Vi auguriamo un gioioso Natale e un Nuovo Anno pieno di sogni e speranze!

I Caporedattori: Valeria Maria Luzi, Letizia Maria Petracci, Simone Formentini




ANNIBAL CARO




THE CHRONICLES OF L’ACARO

Il gelido soffio di Maestrale

di Matteo Baldassarri e Susanna Sciarrotta

Un vento gelido perforò le ossa dei tre colleghi… si spalancarono le porte dell’ascensore e davanti a loro si aprì una distesa di sabbia argentea. Ferracuti disse “Ma con questa differenza di pressione il bioma non dovrebbe essere di tundra o taiga, invece che una spiaggia tropicale?” Si voltarono e videro un vecchino, tutto raggomitolato che stava vicino ad un ventilatore gigante, dal quale soffiava il vento freddo di prima. “Forse è questa la risposta che cercavi” disse Lattanzi rivolgendosi allo scienziato della combriccola.

La Spinucci nel frattempo avanzando a grandi passi raggiunse il vecchio, coprendolo con la sua ombra, e rivolgendosi a lui disse “Tu chi sei?” 

Bruscamente quello ribatté “Spostati dal mio sole”. La Spinucci sgranò gli occhi di fronte a tanta insolenza, ma il suo sguardo non fece effetto al vecchio. Sconfitta, fece un passo indietro.

Lui tuonò “Il mio nome è Francesco Maria Alberto Castiglioni della Rovere, Primo e Unico Guardiano del Ventilatore, Signore del Regno delle Sette Piramidi Basse, Discendente del Sommo-”

Che al mercato mio padre comprò. Senti tizio” così lo bloccò la voce di Lattanzi, ferma ma infastidita “Stiamo cercando una signorina, sulla trentina, bella, capelli lunghissimi, una frangetta…”

 La Spinucci gli tirò una gomitata e lo interruppe, quindi sentenziò: “Una frangetta e basta” mentre fissava il professore con una rabbia tale da paralizzare dalla paura anche una tigre del Bengala.

Il vecchio riprese a parlare:

Smettetela voi due, tutti cercano sempre qualcosa. E a quanto pare so cosa volete voi stranieri: la vostra ricerca non è volta al ritrovamento della signorina in questione, ma alla scoperta di un modo per uscire da qui.”

Davvero? Non lo sapevo. Sei molto saggio.” disse Ferracuti, sorpreso.

Bene, allora dicci come fare, e sbrigati che non ho tempo” incalzava la Spinucci, ancora molto nervosa.

Ne prendo atto. Dovrete aprire la mente al cospetto dell’oracolo di Acaro.”

E… come ci si arriva da questo signor Caro A?” chiese perplesso Lattanzi

...continuate a camminare lungo il mare, e quando la sabbia color argento sarà diventata blu, avrete raggiunto il luogo in cui le domande possono essere poste e le risposte cercate” disse così e poi tornò a fare la guardia al ventilatore, non proferendo più parola.

I tre camminarono per un po’, finché non notarono delle impronte. Ferracuti si piegò ad esaminarle e disse con voce autorevole e sicura “Fortuna! Esemplare giovane, passo svelto Non è passata da molto tempo, le orme sono fresche, anzi, freschissime” e nel frattempo continuava ad avanzare a carponi, con il naso sulle impronte “Mi sembra quasi di sentirne l’odore, anzi ora ne sento la voce e…” sbatté la testa contro le sue gambe. Lattanzi sorrise, la Spinucci lo folgorò nuovamente. “L’HO TROVATA!!!” urlò Ferracuti, e gli altri, divertiti “Ce ne siamo accorti!!” 

Tutti e tre chiesero alla Fortuna come stava, e se sapesse qualcosa in più di quel luogo, lei di rimando: “Ora che non potrete accollarmi la vostra supplenza sto sicuramente meglio, e per quanto riguarda questo luogo, ho trovato un tempio, simile a quello dell’oracolo di Delfi, quindi credo sia quello il posto che cerchiamo”. 

In un lampo, la comitiva si era radunata lì davanti, e una guardia, che stava davanti all’edificio, li fermò subito: “AAAALT! CHI VI MANDA?”

Ferracuti, anche troppo prontamente, rispose: “Ci manda Francesco Maria Alberto Castiglioni della Rovere, Primo e Unico Guardiano del Ventilatore, Signore del-”

Sì sì sì sì sì sì, ho capito, ho capito” li esaminò per un solo istante. “Da come andate vestiti, deduco che siete voi, i Quattro della Profezia

Come sarebbe a dire” chiese Lattanzi incredulo “Noi, protagonisti di una profezia??”

Non gonfiarti tanto” rispose lui “È che noi abbiamo gli oracoli più potenti di qualsiasi mondo, infatti hanno previsto anche l’abbigliamento di ciascuno di voi. Pensa che nel tempo libero fanno profezie, una per ogni formica in un formicaio. Mi pare ovvio, che tra tutto quello che sono capaci di prevedere, hanno visto anche voi. Ora entrate, molto probabilmente vi stanno già aspettando”

Scusa, ma…” la Fortuna era ancora dubbiosa “perché parli al plurale?”

Molto probabilmente quel vecchiaccio se ne è dimenticato” la guardia sospirò “l’unica cosa che sa memorizzare è il suo nome completo. Recentemente è arrivata una donna, che ha preso posto al fianco del nostro oracolo, da allora Lui ha assunto un comportamento strano: nonostante il freddo indossa sempre toghe a maniche corte, e nonostante il caldo ha sempre addosso una sciarpa e un paio di guanti. Mi meraviglio, comunque, che la ragazza sia tanto potente quanto lui nel fare profezie, lei proviene dalla terra dei numeri.” 

Nel frattempo, erano giunti davanti alla porta del Vaticinio. Una volta aperta, i due oracoli erano lì, ad aspettare. La combriccola si guardava attorno meravigliata. “Non mi aspettavo fossero così”, “Nemmeno io”, “Manco io”.

Si fece avanti il primo oracolo che esordì dicendo “Prima che iniziate a fantasticare vi spiego dove siete: questo posto è stato fondato dagli Dè-” “No, vado avanti io” interruppe bruscamente l’altra. “Era una notte buia e tempestosa, tuoni, lampi, fulmini e saet-”, “Ma cosa inventi!” ribatté il primo. 

Vi decidete a dire qualcosa, o dobbiamo stare qui tutto il giorno??” intervenne la Spinucci, spazientita 

Cara, sii meno brusca, sono pur sempre oracoli” concluse la Fortuna, che decise saggiamente di rivolgersi agli oracoli: “siamo stati mandati qui dal guardiano del ventilatore: siamo giunti in questo mondo a causa dell’ascensore del liceo, e vorremmo tornare indietro, la Spinucci e Lattanzi devono fare supplenza”

Lo sappiamo” risposero in coro gli oracoli. “Ora ascolterete la vostra profezia” Subito la Fortuna, sgranando gli occhi e, meravigliata, esclamò “Come la Pizia?”

E subito loro “Meglio di lei! Del resto, noi siamo ancora vivi”. Il primo oracolo allora disse al secondo oracolo “Susanna, vai a prendere il loro papiro, non mi ricordo a memoria quello che dobbiamo dire” e quella di rimando “No Matteo, vai tu, anche l’ultima volta hai mandato me!” dopo diversi litigi, sentendosi osservati, andarono insieme. Appena furono di ritorno con il papiro lo aprirono e iniziarono la loro profezia. 

Iniziò a spirare vento di maestrale, la brezza che soffiava si trasformò immediatamente, le nuvole coprirono il cielo e la terra fu avvolta da una nera coperta di notte. Le pietre con le quali era costruito il santuario iniziarono a tremare, il fuoco che era nella spaccatura del pavimento si ravvivò di colpo. Un turbinio di foglie secche avvolse i due oracoli che iniziarono a declamare:

Ek korì korì koròne, ek korì korì koròne 

voi siete i quattro della leggenda

che si impegneranno per non avere una sorte orrenda

attraverso questo regno sconfinato vagherete,

finché il giusto collega non ascolterete

sotto un cielo di stelle popolato

il vostro ritorno sarà assicurato

ma se tenere bene aperti i vostri cuori non saprete

il vostro viaggio non finirete

e nelle profondità del regno oscuro vagherete per l’eternità”

Ferracuti terrorizzato iniziò a dire “Cosa significa ek korì-” ma la Fortuna lo interruppe spiegandogli sotto voce “Ecco che arriva, arriva la cornacchia”

Gli oracoli continuarono “Seguirete l’animale alato.”

I quattro si guardarono l’un l’altro: avevano tutti quanti il respiro affannato, gli occhi animati dal terrore…Ora sapevano che la loro avventura stava per iniziare.




"Allor si mosse e io li tenni dietro"

Dante e il Liceo in scena

di Letizia Maria Petracci

Settembre 2021: l’inizio. Eravamo persi nella selva dell’ignoranza, non sapevamo come andare avanti: durante le lezioni di recitazione sembrava che non riuscissimo a procedere. Sempre seduti a leggere la parte come anime in pena, cercavamo invano di arrivare alla fine del canto prescelto, ma tre belve impedivano il nostro cammino. 

Un giorno siamo riusciti ad arrivare a Caronte che gridava: “Io vi cancello dallo spettacolo! È inaccettabile lavorare così!”. Continuavamo ignari il viaggio, nonostante le nostre guide, le professoresse Goldoni, Mezzabotta e Trentuno, provassero a portarci verso la salvezza, cercando inutilmente di calmare Minosse: nemmeno Paolo e Francesca si erano salvati dalle sue urla … era una carneficina.

Proseguivamo, ognuno nella propria classe, immersi nel proprio girone, giù sempre più giù, senza sperare di vedere la luce: Pier dalle Vigne era più disperato che mai, nonostante sapesse di star creando una buona atmosfera, i gesti ancora non andavano bene, così come la voce. “Più cupa la voce, o Selva, non vi sento io, figuratevi il pubblico! Concentrazione! La voce di pancia, DI PANCIA!

Ormai eravamo al più infimo livello che potevamo permetterci, essendo novembre: Ulisse e i suoi Nauti erano dispersi nel mare dell’incertezza... Inutile gridare “LA VOGAAA!”: già si sapeva che non sarebbero sopravvissuti senza copione, le Colonne li avevano avvertiti… “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir le indicazioni di Loredana!”

Infine eravamo arrivati a riveder le stelle, catapultati in Paradiso, nella Candida Rosa, anche se non sembrava affatto quella che ci avevano promesso: tutti erano in tale estasi mistica che avevano perso il filo e non sapevano come lavorare di fronte a tanta saggezza. Eravamo troppo giovani per poterla controllare.

Con slancio di sopravvivenza, decidemmo di salvarci tutti dal peccato più grande: andare impreparati in scena. Il 3 dicembre 2021 i due spettacoli sono stati un successo: il pubblico era in adorazione e la nostra regista, in principio dura e austera, si sciolse in una commossa serie di complimenti, ricevendo scroscianti applausi.

La leggenda narra che Loredana Tomassini, sapiente insegnante di teatro, era tornata a casa quella sera molto orgogliosa: era riuscita a domare quei 140 ragazzi, delle classi 4-5A, 4-5B, 4-5C, che le si erano affidati come tanto aveva desiderato, creando uno spettacolo che avrebbero ricordato tutti con affetto.




Intervista a Leonardo Pratesi

di Chiara Bracalente e Ilaria Censori

Tutti gli anni, quando nella nostra scuola arriva il momento delle elezioni, si parla tanto dei rappresentanti d’Istituto, delle loro liste e dei loro progetti per l’anno corrente, delle loro aspirazioni, dei compiti e del loro ruolo all’interno della scuola. Invece, non ci si sofferma mai a parlare dei rappresentanti della Consulta provinciale, o di cosa sia effettivamente quest’ultima.

A tal proposito abbiamo intervistato Leonardo Pratesi del 4DLES, rappresentante della nostra scuola e quest’anno anche Presidente della Consulta.

Allora Leonardo, di cosa si occupano quindi i rappresentanti della Consulta?

I rappresentanti della Consulta, in generale, si occupano di gestire le scuole a livello provinciale, rapportandosi anche con altri organi a livello studentesco come l’Ufficio Scolastico Regionale (USR), o con organi territoriali per organizzare incontri o per aiutare gli studenti per esempio attraverso sportelli, corsi ecc.

E cosa ti ha spinto a candidarti per questo ruolo?

Parto col dire che io sono al secondo mandato: quando mi sono candidato per il primo, ero incuriosito da cosa si potesse fare in questo organo, mentre adesso, conoscendo già l’ambiente, so che si possono fare molte cose, dare diverse possibilità a molte persone, far conoscere ancora di più il nostro territorio per quelle che sono le sue qualità uniche. A tal proposito abbiamo in progetto di scrivere un libro che parli della nostra provincia, dando molto spazio alla voce di noi giovani e posso dire che questo è uno dei motivi principali per cui ho voluto ricandidarmi.

Secondo te perché sei stato scelto?

Sicuramente credo per il valore che l’esperienza in questo ambiente ha, poi perché ho proposto delle idee, che ho aggiunto anche all’interno del programma presidenziale, che favoriscono il Liceo Annibal Caro sotto tanti aspetti, le quali sono state molto apprezzate proprio perché mettono al centro noi giovani.

Quali sono i propositi della Consulta per quest’anno?

In Consulta abbiamo tanti obiettivi per quest’anno, nello specifico i più importanti sono 5:

  • Organizzare per le classi quarte e quinte degli istituti tecnici degli incontri con sindacati, imprenditori e giovani che fondano start-up per spiegare loro come inserirsi al meglio nel mondo del lavoro: ovvero attraverso i suoi 3 elementi fondamentali, il ragazzo che mette in pratica per la prima volta le sue idee, l’imprenditore che dà lavoro e il sindacato che difende i diritti dei lavoratori.

  • Organizzare invece, per i liceali, degli incontri con degli Universitari o persone che possano comunque aiutarli ad indirizzarsi nell’ambito che più fa per loro.

  • Concludere il libro di cui parlavo prima, che sarà poi pubblicato a livello nazionale.

  • Creare una commissione pubblicità che possa interessare e far conoscere ancor di più alle persone i progetti della Consulta.

  • Creare un’altra commissione per relazionarsi con le scuole stesse, in modo che ci sia un rapporto sempre più stretto e vantaggioso tra i due organi.

Abbiamo visto che dai molta importanza alle nuove generazioni: secondo te, qual è il modo migliore per riattivare l'entusiasmo nei giovani al fine di renderli più partecipi in iniziative di qualsiasi genere?

Si è vero, ho molta fiducia nei miei coetanei perché penso che un giorno il mondo sarà in mano nostra e bisogna far acquisire consapevolezza: il miglior modo per rendere partecipi i giovani è quello di proporre loro delle iniziative sempre attuali di incontro, di dibattito su temi che possono essere costruttivi, oltre questo, logicamente, cercare e consultare canali di informazione sicuri, affidabili.

In consulta, nell’anno passato, si volevano proporre temi come lavoro, studio dell'arte, delle scienze e della storia non solo della nostra penisola, ma in particolare quella del territorio del Fermano.

Quando ci parli delle varie attività che svolgi all’interno della Consulta appari sempre molto determinato, cosa ti rende così?

Mi rende così determinato la voglia di lavorare, di portare avanti le proposte avanzate agli elettori che fanno parte della agenda della mia presidenza.

La voglia in generale di far vedere quante belle caratteristiche abbiamo noi giovani e di cosa siamo capaci.

DOMANDA BONUS: Il percorso scolastico che stai affrontando ti è d’aiuto nel tuo ruolo?

Devo dire di sì, il mio percorso mi è molto d’aiuto: un esempio pratico è avvenuto il 7 ottobre scorso, quando per conto dell’ufficio scolastico delle Marche i presidenti e i vicepresidenti della Consulte sono intervenuti sul centenario della traslazione del Milite Ignoto ad Ascoli e come argomento non potevo non portare lo studio della condizione psicologica dei soldati, facendo anche approfondimenti interessanti. Se non avessi mai studiato psicologia e non avessi avuto l’insegnante disposta a darmi una mano, non avrei saputo cosa portare.

Anche perché il mio intervento sulla psicologia è piaciuto.






ATTUALITÀ 




Inferno, epidemia
un fumetto di Susanna Sciarrotta




La pandemia in Senegal

di Matilde Vitali

Da quasi due anni, su scala globale combattiamo contro un virus che ha portato molti danni in tutto il mondo. In Italia la pandemia ha causato problemi sia dal punto di vista organizzativo ed economico, sia dal punto di vista sanitario e sociale. Se Paesi come il nostro, con più
possibilità di contrastare la pandemia, hanno avuto significativi problemi, possiamo solo immaginare le problematiche che sono sorte nei paesi più poveri, come la maggior parte degli stati africani, dei quali non abbiamo notizie, poiché generalmente messi in secondo piano dai mass media.

Per conoscere un po’ meglio la loro situazione, ho deciso di intervistare un ragazzo senegalese, che vive a Tiess.

Attualmente com’è la situazione in Senegal? Ci sono molti contagi e decessi?

La situazione al momento è stabile con pochi contagi e pochi decessi.

Il governo ha preso delle misure per far fronte alla pandemia? Se sì quali?

Il governo non ha preso molte misure preventive, soltanto il distanziamento e le mascherine, anche se sono obbligatorie solo nei centri commerciali e in banca.

I cittadini rispettano le misure imposte dal governo?

Qui in Senegal quasi nessuno rispetta le restrizioni del governo… i cittadini non portano la mascherina e non sono attenti al distanziamento.

È la polizia che controlla se le norme vengono rispettate dai cittadini? Vengono controllati anche i villaggi più piccoli e isolati?

Adesso non ci sono più controlli, ma l’anno scorso la polizia li faceva solo nelle grandi città.

Gli ospedali sono pubblici come in Italia? In questa situazione pandemica le cure mediche sono state gratuite e accessibili a tutti?

Sì anche se non ci sono molti ospedali aperti e con strumenti necessari funzionanti.

In Italia, in particolar modo all’inizio della pandemia, gli ospedali sono entrati in emergenza e non riuscivano a garantire le cure per tutti… In Senegal gli ospedali hanno avuto difficoltà?

Sì anche qui è stato molto difficile perché non ci sono molti ospedali, ma nemmeno i medici e le cure disponibili sono molte.

In Senegal la popolazione si sta vaccinando? Più o meno quale è la percentuale di cittadini vaccinati?

La popolazione si sta vaccinando, ma il problema è che non abbiamo i vaccini. In Senegal la percentuale di abitanti vaccinata è inferiore al 50%.

A Tiess la popolazione è propensa a vaccinarsi oppure no?

Da quello che so io molti vorrebbero fare il vaccino, ma non abbiamo abbastanza dosi a disposizione, invece altre persone non lo vogliono fare.

Per la campagna vaccinale, ci sono dei luoghi appositi dove andare?

Sì ma non ci sono molti centri.

In Senegal i contagi hanno avuto un andamento simile a quello in Italia? Con la diminuzione dei casi in estate e un aumento in inverno?

Sì ma ormai non ci sono più tanti casi.

L’economia ha sofferto molto con la pandemia? Attualmente la situazione sta migliorando?

L’economia ha sofferto molto e diciamo che ora la situazione sta migliorando, anche se tante fabbriche hanno chiuso e non hanno più aperto.

Com’è stato per te vivere la pandemia?

È stato molto difficile, soprattutto dal punto di vista economico, perché facendo il fornaio tanta gente non comprava più merci non confezionate.




Pingu, il pinguino viaggiatore

di Ludovica Guetti

Un pinguino della specie Adélie è stato ritrovato sulla spiaggia di Birdlings Flat, in Nuova Zelanda, a 3000Km da quello che dovrebbe essere il suo habitat naturale. Il pinguino, ribattezzato affettuosamente dagli abitanti del posto come Pingu, è stato trovato da Harry Singh, un cittadino del posto, il quale passeggiava sulla spiaggia con sua moglie. “Pensavo fosse un peluche, improvvisamente il pinguino ha mosso la testa; quindi, ho capito che era vero” questo è stato dichiarato dall’uomo dopo aver chiamato i soccorsi.

A prendersene cura è stato il veterinario Thomas Stacke, che dopo tutti gli accertamenti ha riscontrato che Pingu era leggermente sottopeso e disidratato; una volta curato le autorità hanno deciso che Pingu verrà rilasciato su una spiaggia sicura della zona.

È la terza volta che un pinguino Adelia raggiunge le coste della nuova Zelanda, gli altri due episodi sono capitati rispettivamente nel 1993 e nel 1962; per gli esperti l’afflusso dei pinguini Adelia in Nuova Zelanda è un chiaro segno che l’ecosistema oceanico sta cambiando.

Di salvaguardia dell’ecosistema si è parlato alla conferenza sul clima a Glasgow in occasione del Cop26: la stesura del documento finale si pone come obbiettivi di mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli preindustriali con la messa a punto sul Codice di Parigi, un impegno globale per la riduzione delle emissioni di metano e un punto importante, purtroppo mancato, è stato quello per l’aumento dei finanziamenti per aiutare i paesi in via di sviluppo per quanto riguarda i cambiamenti climatici.

Il documento invita i Paesi più ricchi ad aumentare i loro stanziamenti verso i Paesi più poveri, ma nel testo finale non c’è nessun punto che prevede l’attivazione del fondo da 100 miliardi di dollari all’anno in aiuto per ridurre le emissioni di gas.

Secondo Greta Thunberg si è trattato solo di chiacchiere e di un rumoroso e inutile “bla bla bla”, secondo altri pareri invece, dalla Cop26 sono usciti risultati importanti in grado di migliorare e salvaguardare il nostro ecosistema globale che stiamo pian piano rovinando.




Sicurezza e Aggiornamenti di Windows 10

di Francesco Ercoli

Mi capita spesso di vedere come i possessori di un computer con Windows 10, fisso o portatile, trascurino gli aggiornamenti di sistema importanti e non adottino piccoli accorgimenti che possono aiutare a migliorare la sicurezza e le prestazioni del PC.

È importante tenere aggiornato il sistema operativo perché ogni versione di Windows 10 è supportata dagli aggiornamenti di Microsoft per 18 mesi e dopo questo tempo diventa obsoleta e vulnerabile. Quando una versione di Windows 10 è obsoleta, non riceve più gli aggiornamenti settimanali che migliorano le prestazioni e aggiornano le definizioni dell’antivirus integrato nel sistema.

Attualmente le versioni di Windows 10 supportate sono: 2004, 20H2, 21H1 e l’ultima rilasciata 21H2. Ogni anno vengono rilasciate 2 versioni dette “Major Update” che rimangono supportate appunto per un anno e mezzo. Per capire che versione del sistema è installata nel proprio PC basta scrivere nella barra di ricerca di Windows la parola “winver” ed eseguire il comando che appare, risultato della ricerca. Nel caso il vostro PC esegua “Microsoft Windows Versione 1909” o inferiori, il sistema è obsoleto e occorre aggiornare al più presto Windows ad una versione più recente, per farlo vi basterà accedere alle impostazioni, cliccare su “Windows Update” o “Aggiornamento e Sicurezza” e selezionare la voce “Scarica e Installa” presente nel paragrafo “Aggiornamento delle funzionalità a Windows 10, versione 21H2".

È importante prestare sempre attenzione all’icona di “Sicurezza di Windows” presente nell’area di notifica della barra delle applicazioni (in basso a destra), essa ci fornisce un primo resoconto dello stato della sicurezza del PC. Se l’icona a forma di scudo compare con una spunta verde come nell’immagine numero 1, il PC è protetto e tutto funziona normalmente; se l’icona compare con un triangolo giallo, come nell’immagine numero 2, probabilmente le definizioni dell’antivirus sono scadute e occorre aggiornarle; se invece l’icona appare con una x rossa come nell’immagine 3, allora è il caso di spendere qualche minuto per controllare lo stato di “Salute” del PC. A prescindere da tutto ciò è bene, di tanto in tanto, eseguire un’analisi veloce tramite “Sicurezza di Windows”, accessibile cliccano proprio sull’icona a forma di scudo. Per eseguirla vi basterà cliccare su “Protezione da virus e minacce” nella Home Page di Sicurezza di Windows, e poi su “Analisi Veloce”. Durante l’analisi potrete continuare ad utilizzare senza problemi il pc.






CAFFÈ




L'ACARO MAKEUP BLOG BY GIOIA

L’armocromia

di Gioia Brengola

Vi è mai capitato di indossare una maglia e di notare come quel colore vi andasse ad ingrigire il viso? Non è solo una vostra percezione, ma ciò è determinato dall’armocromia!

Armocromia significa “armonia dei colori” ed è un sistema creato dallo svizzero Johannes Itten, che nel 1961 scrisse il libro “L’Arte del colore” in cui si tiene conto della temperatura e del valore, due caratteristiche principali del colore. Itten divide la temperatura in colori caldi, che nel cerchio cromatico sono quelli a base gialla, e in colori freddi, a base blu.

Il valore è invece dato dal tono della pelle, degli occhi e dei capelli. Se si ha pelle, occhi e capelli chiari il valore cromatico sarà chiaro, al contrario sarà scuro. Da questa iniziale divisione, Itten crea quattro categorie cromatiche ispirandosi all’alternarsi delle stagioni: estate, inverno, primavera e autunno.

Secondo questa teoria ogni persona nasce con dei colori che naturalmente reagiscono con la pelle e in base al colorito risaltano o penalizzano il viso. Per capire a quale stagione armocromatica apparteniamo è importante determinare alcuni fattori come il sottotono della pelle, che è caldo, se la pelle si abbronza facilmente e il colore delle vene tende al verde, o freddo se la pelle si abbronza con difficoltà arrossandosi e le vene tendono al blu. 

Sono importanti anche il valore, precedentemente spiegato, e il contrasto che sarà alto, nel caso di pelle chiara con occhi e capelli molto scuri, o basso nel caso di pelle medio-chiara e capelli castani medi. Nel caso di un contrasto alto sarebbe bene optare per contrasti cromatici intensi. Nel caso di un contrasto basso saranno più adatti abbinamenti tono su tono. 

Le persone che appartengono alla stagione primavera hanno un sottotono caldo e un valore chiaro, saranno quindi esaltate da colori caldi e luminosi, come il verde mela, il corallo, il turchese, il giallo tipico dei narcisi che sbocciano ad Aprile, insomma i colori predominanti durante la stagione primaverile. 

Gli appartenenti alla stagione dell’autunno hanno invece un sottotono caldo e un valore scuro, essi saranno esaltati dalle tonalità autunnali, colori caldi e profondi, come il verde militare, il marrone delle caldarroste, l’arancione delle zucche.

Coloro che fanno parte dell’inverno hanno un sottotono freddo e un valore scuro, saranno valorizzati da colori freddi e scuri come il bianco neve e il blu scuro del mare in inverno. 

Gli appartenenti al gruppo dell’estate hanno un sottotono freddo e un valore chiaro, saranno invece perfezionati da colori freddi e luminosi, come il lilla del glicine in fiore e il mare estivo che varia dal blu al celeste. Seguono sotto i colori più adatti per ogni stagione con al centro un’icona dello spettacolo appartenente alla rispettiva stagione armocromatica. 

Ad ognuna sono assegnate quelle tonalità che, avvicinate al proprio viso, lo renderanno subito più luminoso.

Conoscere la propria stagione può essere utile per impiegare meno tempo nella scelta dei vestiti, sapendo già cosa ci valorizza e allo stesso tempo sentirsi più a proprio agio con sé stessi. Lo stesso discorso vale anche per i colori che utilizziamo per creare il nostro make-up. 

È bene però ricordare che ciò non deve essere limitante, perché il nostro parere conta più di qualsiasi teoria: pertanto anche se un colore non fa parte della nostra stagione ciò non deve impedirci di indossarlo.

Spero che l’articolo vi sia stato utile e alla prossima!




Nonna Adriana e il Natale di settant’anni fa 

di Greta Splendiani

Capita spesso, ad esempio mentre la aiuto a stendere i panni o a preparare qualcosa in cucina, che mia nonna cominci a raccontarmi di ciò che faceva quando era piccola e in che modo passava il tempo. Così con l’avvicinarsi delle feste mi sono chiesta: perché non chiederle come festeggiava il natale da piccola? Ecco il risultato.

Allora nonna, quando eri ciuca ciuca cosa facevi a Natale? “Non facevamo molto, poi c’è stata la guerra quindi siamo dovuti scappare su a Monte Cacciù per i bombardamenti.” 

Quindi dopo la guerra come festeggiavate? “Quando avevo quindici o sedici anni uscivo in compagnia di Rosalba, zia Carla…Queste qua.” 

E dove andavate? In città? “No no, a messa.” 

Ah… ecco, poi che facevate? “Beh di solito il pomeriggio o giocavamo a carte, asso piglia tutto, briscola, scuturò, o dormivamo.” 

Mamma mia, nonna… che depressione! “Prima eravamo contenti così noi, mica come voi frichi de addè

Vabbè, almeno i pranzi e i cenoni li facevate? “Sì, alla Vigilia a pranzo si faceva il baccalà, lo stoccafisso, mentre a cena il coniglio o il pollo, anche il tacchino se capitava. Lo facevamo in padella o sulla stufa a legno con le patate. A Natale uguale, ma il pesce non lo mangiavamo. Di dolce nonna faceva o un ciambellotto o il festingo con l’anice di zio Gigetto, le mandorle, le uvette secche e tutte le cose che ci metto io ora: stessa ricetta. Dopo aver mangiato si giocava a tombola.” 

Senti ma l’albero si faceva? “No, perché non c’era spazio.” 

Vabbè, almeno il presepe? “Sì, lo facevamo con i pupi di gesso.” 

E i regali? “Eh mica com’è adesso che vi regalano tutte ste cose e i cellulari… ci davano le noci, i calzetti, le mutande, i fichi secchi, i mandarini, le noccioline, ste cose qua.” 

Grazie nonna, vedo che vi divertivate molto… “Guarda che noi stavamo benissimo e non ci mancava mai nulla.” 

E dopo queste parole ho pensato a come la nostra vita e le tradizioni siano cambiate in tutti questi anni: abbiamo perso i valori antichi delle festività natalizie, come la religione, la famiglia, il perdono e il ringraziamento per tutto ciò che abbiamo.

Oramai viviamo in una società schiava del capitalismo e del consumismo, e il Natale si basa su questo. Siamo più interessati a farci regalare l’ultimo modello dell’iPhone o la felpa dell’ennesima marca che va in tendenza negli ultimi mesi, piuttosto che pensare davvero a goderci questi rari momenti in famiglia, ad apprezzare le persone che amiamo e a condividere con loro le tradizioni. 

C’è però anche da ricordare che come visse il natale nonna Adriana negli anni ’40 e ’50, è anche meglio di come lo vivono ora molte persone in molti paesi del mondo: quest’anno i bambini in Siria sogneranno le noci che riceveva nonna, e ugualmente in Iraq, Pakistan e Afghanistan. La guerra esisteva ottant’anni fa e esiste ancora: siamo solo fortunati e non ce ne rendiamo conto.




LAMPI DI GENIO

Le teorie scientifiche sul nostro pianeta

di Letizia Mecozzi 

Alcuni lampi di genio che balenano nella mente umana possiamo definirli “rotondi”, come quelli che riguardano la Terra, la sua forma ed il posto che essa occupa nell'Universo. Dopo il viaggio di Colombo verso l'America e l'impresa di Magellano, inizia un'era di grandi esplorazioni. È ancora opinione comune che la Terra sia ferma al centro dell'universo e che, attorno a lei, ruotino il Sole, la Luna e le stelle. 

Nel II secolo d.C. Claudio Tolomeo da Alessandria, a partire dal modello aristotelico, elabora una teoria geocentrica ed antropocentrica del cosmo in cui la Terra è al centro dell'universo ed ogni cosa vi gira intorno. Pur essendo una teoria errata, per oltre mille anni è stata l'unica spiegazione della struttura del cosmo. Il sistema tolemaico prevede con discreta precisione il moto degli astri nella volta celeste. Secondo Tolomeo la Terra è abitata soltanto su una parte. 

Ma l'astronomo polacco Copernico, nel 1543, propone la corretta visione del sistema solare, formulando una teoria eliocentrica opposta alla teoria tolemaica. È dunque il Sole ad essere al centro del sistema solare e dell'Universo e la Terra e gli altri pianeti girano intorno ad esso. Copernico basa la sua teoria su calcoli astronomici, con il contributo di alcuni studiosi greci. 

Successivamente il lampo di genio di Keplero sarà ancor più illuminante. Egli, pur accettando il sistema eliocentrico, è consapevole delle difficoltà e dei limiti riscontrabili nel modello copernicano. Perciò formula leggi rigorose, capaci di evidenziare il funzionamento del cosmo. Elabora tre leggi fondamentali: 1) Le orbite dei pianeti sono ellissi di cui il Sole occupa uno dei due fuochi; 2) nel moto di ogni pianeta, il raggio vettore descrive aree uguali in tempi uguali; 3) i quadrati dei periodi di rivoluzione sono proporzionali ai cubi della loro distanza media dal Sole. Con l'introduzione delle orbite ellittiche, Keplero riesce a prevedere la disposizione dei pianeti e a far coincidere le previsioni con le osservazioni. 

In seguito Galileo, scienziato e filosofo, sostiene la teoria di Copernico. L’invenzione del cannocchiale permette a Galileo di condurre una serie di osservazioni astronomiche che fanno acquisire nuove e più precise informazioni sull’aspetto e i movimenti della Luna, sulle macchie solari, sulla composizione della Via Lattea. Inoltre scopre i quattro maggiori satelliti di Giove. Gli studi e le osservazioni fanno di Galileo un copernicano convinto sin da giovane. 

ALTRI LAMPI DI GALILEO: Galileo non solo propone con forza le sue idee, ma inventa e migliora strumenti scientifici; poi mette in scena esperimenti talvolta spettacolari. Inventa il termoscopio ad alcol, antenato del termometro, scopre l'isocronismo del pendolo, utilizza dei piani inclinati per ricavare il valore dell'accelerazione di gravità. Davanti ad un pubblico stupito getta dalla torre di Pisa una serie di sfere di materiali diversi, dimostrando che toccano terra nello stesso istante: con lui ha inizio la scienza moderna ed una nuova serie di lampi di genio.




Adrenoleucodistrofia

Approfondimento di una malattia genetica

di Filippo Raggiunti


L’adrenoleucodistrofia è una malattia genetica rara con incidenza stimata 1:20.000, che viene trasmessa da madre portatrice sana in figlio. Questa malattia provoca una degenerazione del sistema nervoso e lesioni al midollo spinale e ad alcune cellule endocrine, causando la perdita e il veloce deterioramento della mielina, lo stato protettivo delle cellule del sistema nervoso. 

Il più delle volte colpisce con sintomi solo il genere maschile, tranne qualche caso in cui sono state colpite alcune donne. La malattia è causata dalle mutazioni del gene ABCD1, cioè una proteina interna che permette al corpo l’eliminazione dei grassi saturi a catena lunga e anche a catena molto lunga. 

Non agisce come la sclerosi multipla ma, non facendo eliminare all’organismo i grassi saturi a catena lunga, essi si accumulano tra i tessuti e nel sangue e, visto l’accumulo delle sostanze, la mielina si distrugge. I primi sintomi di questa malattia si vedono durante l’infanzia e sono di tipo celebrale, infatti i bambini affetti da questa patologia hanno un basso livello di apprendimento, non riescono a leggere e a scrivere. I disturbi che si avvertono più in là portano il malato ad una completa disfunzione del movimento generale e in alcuni casi impediscono anche di parlare. 

Attualmente non si è ancora trovata una cura ufficiale o una terapia sperimentata per la malattia ma molti medici, chimici e biologi, si sono mobilitati in passato ed anche oggi per la scoperta che potrebbe alleviare i mali di tante famiglie. 

Una scoperta vincente fu quella fatta dai coniugi Odone, di origine italiana, per quanto riguarda una terapia sperimentale basata sull’olio di Lorenzo, una miscela di trigliceridi monoinsaturi: la molecola è infatti composta da un solo doppio legame che serve per diminuire la concentrazione dei grassi saturi (C26 0) tra i tessuti e nel sangue. La sua composizione chimica è la seguente: 

74%: acido oleico (C18:1); 

24%: acido erucico (C22:1);

1%: acido linoleico (C18:2); 

1%: altri acidi grassi




Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità

di Sofia Palloni

Disabilità in Italia

La geografia della disabilità vede al primo posto le Isole, con una prevalenza del 6,5%, contro il 4,5% del Nord ovest. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna, Lombardia e Trentino Alto Adige sono, invece, le Regioni con la prevalenza più bassa. Il 29% delle persone con disabilità vive sola, il 27,4% con il coniuge, il 16,2% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 9% con uno o entrambi i genitori, il restante 11% circa vive in altre tipologie di nucleo familiare. 

La libertà di spostamento e la violenza sulle persone più deboli 

La capacità di spostarsi liberamente è molto limitata tra le persone con disabilità. I dati sulla mobilità, relativi al 2019, si legge nel documento diffuso dall'Istat nel marzo scorso, mostrano che solo il 14,4% delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5% del resto della popolazione. Tali differenze variano molto con l’età. 

La violenza fisica o sessuale subita dalle donne raggiunge il 31,5% nell’arco della vita, ma per le donne con problemi di salute o disabilità la situazione è più critica. La violenza fisica o sessuale raggiunge il 36% tra coloro che dichiarano di avere una cattiva salute, il 36,6% fra chi ha limitazioni gravi.

Il ruolo della famiglia

La famiglia, nel nostro Paese in modo particolare, svolge un ruolo importante nella cura e nel contrasto al rischio di esclusione sociale. Le famiglie delle persone con disabilità godono in media di un livello più basso di benessere economico: secondo le ultime stime disponibili, il loro reddito annuo equivalente medio è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale. Le risorse necessarie alla famiglia per svolgere il ruolo di ammortizzatore sociale non sono soltanto economiche, ma anche di tipo relazionale: il 32,4% delle famiglie con almeno un disabile riceve, infatti, sostegno da reti. Il ventaglio di aiuti assicurato dalla rete comprende assistenza alla persona, accompagnamento e ospitalità, attività domestiche, espletamento di pratiche burocratiche e prestazioni sanitarie. 

L'assistenza scolastica

Le politiche di inclusione attuate nel corso degli anni hanno favorito un progressivo aumento della partecipazione scolastica: nell’anno 2019/2020 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane sono quasi 300 mila, oltre 13 mila studenti in più rispetto all’anno precedente. Questi alunni sono stati presi in carico da circa 176 mila insegnanti di sostegno, 1,7 per ogni insegnante; si deve però evidenziare come il 37% non abbia una formazione specifica. Inoltre le politiche e gli interventi per l’integrazione scolastica scontano ancora la carenza di strumenti tecnologici: la dotazione di postazioni informatiche è insufficiente nel 28% delle scuole.

Le barriere architettoniche

Altro aspetto critico riguarda la presenza di barriere architettoniche: solamente una scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Le opportunità di partecipazione scolastica degli alunni con disabilità sono state limitate a causa della pandemia che ha reso necessaria la didattica a distanza. Tra aprile e giugno 2020, oltre il 23% degli alunni con disabilità, quindi circa 70 mila non ha preso parte alle lezioni, gli altri studenti che non hanno partecipato costituiscono invece l’8% degli iscritti.




Il volontariato e la Croce Rossa

di Ludovica Del Gatto

Croce Rossa nasce nel 1864 con la convenzione di Ginevra per volontà di Henry Dunant, testimone della battaglia di Solferino, e proponeva che questa associazione supportasse il genere umano indipendentemente della fazione di cui faceva parte.

L’emblema di Croce Rossa, al contrario di quanto si possa pensare, non ha valore cristiano, ma è un riconoscimento alla Svizzera terra natale di Henry Dunant, dunque la bandiera di questa nazione con i colori invertiti: croce rossa su campo bianco.

L’obbiettivo principale di Croce Rossa è quello di prevenire ed alleviare la sofferenza umana. Il volontario offre il proprio sostegno a persone vulnerabili, rispondendo nella maniera più efficace possibile ai bisogni delle persone fragili: mette, quindi, a disposizione il proprio tempo e le proprie energie alla cura degli altri.

Il giovane volontario, dai 14-17 anni, fa quasi tutte le attività, concentrandosi sulla prevenzione facendo corsi, così da sensibilizzare la comunità su temi importanti molto vicini ai suoi coetanei e viene coinvolto soprattutto nell’area sociale promuovendo l’inclusione e lo sviluppo dell’individuo. 

Gli obiettivi che si pone la CRI (Croce Rossa Italiana) nell’ambito del sociale sono:

1- ridurre le cause di vulnerabilità; 

2- contribuire alla formazione di comunità più inclusive;

3- promuovere e facilitare lo sviluppo dell’individuo;

Per entrare a far parte dei volontari ci sono diversi modi, informati presso il comitato della tua città o in quello più vicino a te!






SPORT




La fiamma del mezzofondo

di Greta Antolini

Vedere correre ragazzi come lui è incantevole. Corrono chilometri e chilometri e sembra non si stanchino mai. Lui ha il massimo controllo su tutto ciò che gli accade intorno. Riesce a scrutare ogni avversario con meticolosa precisione. Sa perfettamente, grazie alla sua esperienza, come gestire le competizioni anche quelle di altissimo livello. 

Di chi sto parlando? Sto parlando di un ragazzo che a 21 anni è già campione olimpico. Allenato dal padre e più piccolo tra i fratelli Ingebrigtsen, il mio protagonista questa volta sarà Jakob Ingebrigtsen. Questo ragazzo norvegese la cui specialità è il mezzofondo, quest’anno alle Olimpiadi di Tokyo 2020 è stato oro nei 1500 metri battendo anche il precedente record europeo sempre del medesimo atleta. 

La finale olimpica dei 1500 metri è stata una battaglia di resistenza e strategia tra Jacob e Timothy Cheruiyot, senza dubbio i due atleti più forti su questa distanza. Ma all’ultimo rettilineo dell’ultimo giro il norvegese riesce a sorprendere il keniano con uno splendido sprint finale, sprint che lo caratterizza in molte delle sue competizioni. Il ritmo che riesce a tenere è incredibile. 

Il suo papà e allenatore racconta in una intervista che proprio guidando i figli maggiori ha imparato a conoscere l’atletica nei minimi dettagli. Nonostante i numerosi professionisti consultati, i libri letti e tanta esperienza, non è però riuscito ad evitare che Jakob subisse nella sua intensa carriera molti infortuni che non gli hanno comunque impedito di diventare due volte campione europeo assoluto, tre volte campione europeo indoor e ottenere un titolo olimpico. Gli errori commessi con i fratelli hanno permesso a Gjent di allenarlo ottimamente e in modo professionale fin da piccolo. 

Nato per correre, queste sono le parole che mi vengono in mente ogni volta che lo vedo gareggiare”. Suo padre racconta dei molti chilometri che ogni settimana i suoi figli e soprattutto piccolo Jacob percorrono. I suoi risultati come del resto quelli dei suoi fratelli, sono frutto di un durissimo lavoro fatto di successi e sconfitte, ma che hanno portato a una grande soddisfazione che può essere considerata solo l’inizio della carriera di un ragazzo destinato a diventare un esempio del mezzofondo. 

Di questo atleta apprezzo soprattutto il fatto di essere competitivo in gara, ma amico appena la competizione termina. Il fatto di correre con i suoi fratelli l’ha aiutato molto anche da questo punto di vista, rendendolo uno tra i miei idoli assoluti. Il suo stile, la sua tecnica ma anche la sua altezza lo contraddistinguono da ogni altro mezzofondista che io conosca. Disse, dopo aver vinto uno dei suoi titoli, che quel risultato sarebbe stato una grande gioia che sarebbe servita a ricominciare da capo il giorno dopo come se nulla fosse accaduto. La sua voglia di correre, la sua fame di pista lo hanno reso Jacob Ingebrigtsen, il combattente che ci conquista con le sue volate imprendibili.




Il tiro con l’arco a Fermo: breve storia

di Ludovica Del Gatto

Ludovica Del Gatto

Gli Arcieri Storici del Girfalco nascono agli inizi degli anni 2000, come sottocategoria degli Arcieri del Girfalco (arco olimpico) e con il fine di preparare gli atleti in vista della gara di tiro con l’arco per il Palio dell’Assunta di Fermo. Negli anni il gruppo non si è fermato alla formazione dei soli arcieri delle contrade, ma sono aumentati gli iscritti che partecipano anche alle gare di Campionato Nazionale FITAST (Federazione Italiana Tiro Arco Storico e Tradizionale).

Nell’associazione si sono distinte: Valentina Marinelli al 2° posto Madonna arco tradizionale ai Campionati italiani di tiro con l’arco, Sara Andrea Persico al 3° posto Juvenis ai Campionati italiani di tiro con l’arco e Michelle Federica Maria Cicconi al 3° posto Pueri ai Campionati italiani di tiro con l’arco.

Il gruppo non punta soltanto a formare nuovi arcieri, ma li accoglie e li supporta cercando di instaurare dei legami interpersonali che vanno al di là del fare un viaggio insieme per vincere una gara.

Gli allenamenti, aperti a tutti i ragazzi dai 10 anni in su, si svolgono a Fermo presso la Palestra comunale in Via Leti ogni martedì e giovedì dalle 20:30 alle 23:00. Per fare una prova scrivere all’email arcieristoricidelgirfalco@gmail.com oppure contattare l’associazione tramite i seguenti social:

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MUSICA




Il rock è morto? 3 album degli ultimi anni che dimostrano il contrario

di Giulia Pistolesi

Molti ritengono che il tramonto del rock coincida con quello del vecchio millennio. La verità, però, è un’altra. Infatti, seppur sia notevolmente cambiato da quello degli anni 70s/80s, è ancora vivo, e soprattutto negli ultimi anni, in piena esplosione. Certamente le sonorità non sono più le stesse, il vecchio hard rock è stato sostituito da uno stile più indie, ma questo non significa che sia meno rock. Infatti il potere della musica risiede nel saper rispecchiare il mood, le idee, le paure, le ansie delle persone di un preciso momento storico. L’attuale diffusione dell’indie, quindi, dimostra il fatto che sia esattamente ciò di cui ha bisogno la nostra generazione. A seguire 3 dei migliori album rock pubblicati dopo il 2000.

Is this it – The Strokes

All’inizio del nuovo millennio, nel 2001, gli Strokes conquistavano l’America e il resto del mondo con il loro album di debutto, Is This It, che oltre a diventare fonte di ispirazione di moltissime band successive, segnava l’avvio di una nuova stagione musicale, dominata da distorsioni e canzoni assordanti, quella del cosiddetto Garage Rock. L’album doveva originariamente essere rilasciato l’11 settembre del 2001, ma la pubblicazione venne rimandata al mese successivo a causa della strage delle Torri Gemelle. Il disco contiene alcune delle canzoni più celebri della band come ‘’Someday’’, ‘’Last Nite’’ e ‘’The Modern Age’’. Canzone particolare è ‘’New York City Cops’’, che venne censurata nella versione americana dell’album, ma conservata in quella europea, a seguito dei fatti dell’11 settembre 2001.

Currents – Tame Impala

Pubblicato nel 2015, Currents è il terzo album del progetto musicale australiano Tame Impala. Infatti, unico nel suo genere, ha riscontrato grande consenso da parte del pubblico e della critica grazie alla grande evoluzione della band, che ha optato per sonorità più psichedeliche, e il distacco dai lavori precedenti, che ha permesso loro di emergere per creatività e originalità. Questo cambiamento di stile è testimoniato anche da alcune canzoni presenti nell’ album stesso, come ‘’Let It Happen’’ e ‘’Yes, I’m Changing’’. Questo disco contiene anche una delle più grandi hit degli ultimi anni, la famosissima ‘’The Less I Know The Better’’.

AM – Arctic Monkeys 

‘’Do I Wanna Know’’, ‘’Arabella’’ ‘’R U Mine’’,’’ I Wanna Be Yours’’ sono alcune delle canzoni più celebri di AM, quinto album in studio della band britannica Arctic Monkeys, rilasciato il 9 settembre 2013, ad oggi considerato uno dei pilastri del rock moderno. Nonostante siano passati sette anni, AM trova ancora posto nelle maggiori classifiche musicali internazionali e rientra nella lista degli album più venduti degli ultimi 20 anni. Il gruppo aveva già acquistato notorietà con i primi due album dove avevano seguito la scia del Garage Rock degli Strokes. AM nasce dopo due album di transizione, ‘’Humbug’’ e ‘’Suck it and See’’, che avevano già preannunciato il suo futuro successo. 

Per concludere vorrei citare il discorso che fece Alex Turner, cantante degli Arctic Monkeys, in occasione dei Brit Awards, che riassume il messaggio dell’intero articolo.

"That rock’n’roll, eh? That rock’n’roll, it just won’t go away. It might hibernate from time to time and sink back into the swamp. I think the cyclical nature of the universe in which it exists demands it adheres to some of its rules. But it’s always waiting there, just around the corner, ready to make its way back through the sludge and smash through the glass ceiling, looking better than ever. Yeah, that rock’n’roll, it seems like it’s fading away sometimes, but it will never die. And there is nothing you can do about it".




Lo schiaccianoci di Čajkovskij

di Alice Cruciani

È finalmente tornato il periodo natalizio, il momento dell’anno più amato da adulti e bambini. Uno dei protagonisti indiscussi di questo periodo dal punto di vista musicale è, secondo me, Čajkovskij con la sua composizione “Lo schiaccianoci”

Lo schiaccianoci” è un balletto che nasce dal lavoro del musicista Petr Ilic Čajkovskij e del coreografo Marius Petipa, andato in scena per la prima volta nel dicembre del 1892 a San Pietroburgo. La storia inizia proprio il giorno della Vigilia di Natale, dove Clara sta festeggiando assieme alla sua famiglia. La bambina riceve in regalo dallo zio uno schiaccianoci a forma di soldatino. Durante la notte però, in sogno, tutto intorno a lei sembra prendere vita, compreso lo Schiaccianoci, con il quale vivrà magiche avventure nel regno dei Dolciumi, abitato appunto dai giocattoli. 

Lo spettacolo si divide in due atti: il primo ha inizio durante i festeggiamenti in famiglia e si conclude con il Valzer dei fiocchi di neve, dove Clara e lo Schiaccianoci si avviano nel regno dei Dolciumi; il secondo invece si apre con l’ingresso nel regno dei due protagonisti e termina con un ultimo valzer che da fine al sogno di Clara. 

Una delle caratteristiche è la scelta assai ampia degli strumenti musicali impiegati nella rappresentazione dell’opera: oltre al solito organico dell’orchestra infatti, si hanno alcuni strumenti meno comuni come la Celesta, che si comporta e si presenta come un pianoforte verticale più piccolo dal suono più dolce e ovattato, o alcuni strumenti a percussione come le castagnette o la raganella.

Le scene fanno costante riferimento ad ambienti o elementi che ricordano il Natale: la scena dell’ornamento dell’albero ad esempio, ma anche la messa in scena di numerosi dolciumi, come la cioccolata calda o gli omini di marzapane, o i valzer che riportano a un paesaggio innevato o a un ambiente festivo. Quale momento migliore per vedere questo spettacolo, che sia dal vivo o in televisione, se non durante le vacanze natalizie?




NOI, LORO, GLI ALTRI

di Francesco Diomedi

Luigi Pirandello scriveva nel 1926 “Uno, Nessuno, Centomila”. Un po’ di tempo dopo, giusto novantacinque anni, Fabio Bartolo Rizzo dava luce a “NOI, LORO, GLI ALTRI”. Fabio Bartolo Rizzo, in arte conosciuto come Marracash, è infatti un rapper acculturato. Ce lo dimostra già nel suo vecchio e più famoso lavoro, “PERSONA”, facendoci notare non solo di conoscere bene l'anatomia umana, ma anche di possedere una cultura cinematografica non da poco, citando nella copertina e nei temi l'omonimo film “Persona” del 1966. Tuttavia, come ben sappiamo, la cultura non deriva solo dalla quantità di libri letti, documentari visti, musei visitati ecc… E con questo album il buon vecchio Marra ci dimostra di essere un luminare di sapienza.

Partiamo analizzando la cover, o meglio, le coperte. Ne abbiamo infatti tre: una raffigurante “NOI”, una “LORO”, e una “GLI ALTRI”. Nella prima, il rapporto è raffigurato insieme alla sua famiglia e all’ex fidanzata Elodie, decisione criticata da molti, ma che fa invece trasparire il lato più sentimentale del cantante: dobbiamo prendere la presenza della donna come un tributo, un saluto d’addio ad una persona che gli è sempre stata accanto, sostenendolo nei momenti più difficili. Un gentiluomo! La passione per il cinema irrompe anche qui: la foto rimanda chiaramente la locandina di “Capitale Umano”, di Paolo Virzì. 

La seconda foto, “LORO”, vede Fabio assieme al commercialista, ai discografici e all’avvocato. Tutta la teatralità del cantante però si esprime nella terza perché si trova in mezzo ad una folla di individui indistintamente. “GLI ALTRI” non lo guardano nemmeno, mentre lui osserva fisso lo spettatore. Le tre copertine presentano già di cosa tratterà il disco: possiamo provare a scappare dal confronto con la collettività, ma quello con il prossimo, ci piaccia o no è inevitabile, soprattutto in una società che crea divisioni ogni giorno, sia nella vita vera, che in quella virtuale.

Ovviamente il messaggio non si potrebbe divulgare senza la presenza delle tracce, essenza del disco. Come in “PERSONA”, i suoni di queste sono molto vari, passando da un rap duro, fino a parti molto più pop. Il brano che inizia il tutto è “LORO”, in cui il rapper parla dei suoi temi più cari appellandosi ad una serie di episodi avvenuti nel nostro paese, come il caso Aldrovandi. La rabbia prosegue anche in “PAGLIACCIO”, un attacco ai suoi colleghi più falsi. “LOVE” con il controverso Gue Pequeño tratta il tema dell’amicizia. Ricollegandoci all’introduzione in “IO” troviamo un chiaro riferimento alle maschere e all’umorismo pirandelliano: “Metti una maschera sopra la maschera che metti ogni giorno”. Rispetto alla crudezza dei primi tre brani questo presenta un ritmo molto più cantato, che continuerà anche in “CRAZY LOVE”, dove un'altra voce si unisce: è quella di Mahmood, un featuring inaspettato, ma comunque gradito, che narra di una ragazza dagli occhi verdi, la pelle ocra e i capelli rosa. I riferimenti ad Elodie sono più che espliciti, e nell'omonimo videoclip, i due alla fine si uccidono. Ah, l’amore! 

Un argomento che con la canzone successiva, “COSPLAYER”, sparisce per far spazio ad un rap serratissimo e un’analisi di questioni che ormai sono all’ordine del giorno nel mondo dei social, come l’approvazione culturale. Segue un dialogo che il cantante ha con sé stesso in “DUBBI”, una psicanalisi, ma non come quella di Zeno ovviamente. Il brano successivo è uno dei più attesi, grazie alla presenza di un ospite d’eccezione: Calcutta, che dopo un anno d’assenza, torna in “LAUREA AD HONOREM” a raccontare la storia di una ragazza ai margini della società. In “NOI”, ritorna il tema dell’amicizia. A quest’ultimo titolo aggiungiamo “LORO” e “GLI ALTRI” e otteniamo la decima canzone, nonché titolo dell’album: una cinica critica sociale

Adesso togliamo le prime due parti del titolo e otteniamo l’undicesima traccia del titolo “GLI ALTRI”, in collaborazione col cantante Rosas. Il dodicesimo brano, “NEMESI", è quello contente uno dei più grandi nomi italiani contemporanei: Blanco, che crea un brano molto diverso dagli altri presenti, segnando forse l’inizio di una svolta nella sonorità di Fabio? Chi lo sa! Ciò che sappiamo per certo è che l’ultimo brano “CLIFFHANGER” è una (utilizzando una licenza poetica) tamarrata ironicamente pazzesca come soltanto Marracash è capace di darci, contenente addirittura un richiamo alla classicità al Maestro Verdi.

NOI, LORO, GLI ALTRI” è un album di critica. Il rapper del quartiere Borona ha infatti provato ad uscire dalla sua comfort zone e di puntare a raccontare in modo vero ciò che circonda, causando in chi ascolta emozioni, riflessioni, considerazioni, riuscendo a pieno nel suo intento. Marracash ci fa confrontare con tutte le divisioni, le ipocrisie e i problemi del vivere in un mondo dove pensiamo di essere un “IO” che poi va a finire nel “NOI” ed infine nel “ALTRI”. 

Questo progetto è figlio del nostro tempo, in quanto mette a nudo tutti i cambiamenti che abbiamo subito dopo la tempesta abbattutasi a causa della pandemia. È figlio di due anni in cui Fabio si è isolato in studio, affrontando ogni giorno il suo più grande nemico: lui stesso, il suo io, cercando di distaccarsi dal vecchio sé stesso di “PERSONA”.




Freddie Mercury: l'Immortale

di Sveva Maria Pilati

I won’t be a rockstar, I will be a legend.”

Anagraficamente è morto 30 anni fa, ma continua a vivere nei cuori dei suoi fan, che ne sentono viva la presenza. La sua musica è la colonna sonora della vita di molte persone di tutte le età e abitanti diverse parti del mondo.

Definirlo semplicemente cantante e musicista è riduttivo perché la sua personalità vulcanica ed eccentrica l’ha reso unico ed inimitabile, per questo i suoi eccessi invece di essere condannati, gli sono stati perdonati ed hanno contribuito a creare il mito del suo personaggio, quando altri hanno ottenuto l’effetto contrario: la demonizzazione della sua vita.

I suoi quattro incisivi in più, visti da chiunque come un grave difetto estetico, erano per Freddie Mercury la ragione dell’unicità della sua voce, perciò non se li fece mai estrarre: successivamente alcuni medici affermarono la veridicità della sua convinzione.

Anche lui è morto giovane, come molti altri entrati nella leggenda: sembra che la morte prematura nel pieno del loro splendore e del loro successo, li collochi nella hall of fame della musica e li consegni all’eternità.

Grazie, Freddie, per tutte le emozioni che continui a regalarci: sono nata 20 anni dopo il leggendario Live Aid del 1985, ma in qualche modo posso dire che c’ero anch’io.




Novembre 2021: gli album di MM4 e Marracash

di Diego Frattani e Andrea Scipioni

MM4, voto complessivo: 8.5

Jacuzzi: 7

Chillin': 8.5

La cosa: 8.5

Solo per me: 8

Vero o falso: 7+

Hot pot: 9-

Veleno 8 8.5 Defcon1 9.5 Audi: 7.5

Gaudì: 8.5 Alfredo's: 8 

Nsfcm: 8

Niente di nuovo: 7 

Chillin' rmx: 9

Il nostro caro e vecchio Pier si rituffa finalmente nella scena dopo due lunghi anni di assenza con la quarta edizione del suo mixtape. Nato nel 2013 e portato avanti nel 2016 e 2019, "MM" è uno dei mixtape più longevi dell'hip hop italiano assieme all'altro "MM", ossia il "Machete Mixtape", arrivato anch'esso nel 2020 alla sua quarta edizione ed al capolista "QVC" di Gemitaiz, giunto proprio qualche mese fa al suo nono debutto.

Madman riporta nei suoi pezzi tutti gli stili degli scorsi album, mischiando extra beat e tracce lineari a canzoni più emotional o chill. Sono molti i featuring all'interno del disco: Mad in un un’intervista dichiara di essersi voluto togliere lo sfizio di integrare, in qualche pezzo, artisti con il quale si era ripromesso di collaborare, come Massimo Pericolo e Speranza, ma di aver voluto anche dare spazio a nuove voci, come quella di Rafilù, IVAN e Rix Rox. Nel complesso l'album si è rivelato molto soddisfacente, soprattutto per chi, come noi, ascolta questo artista dai suoi albori: lo consigliamo molto.


NOI, LORO, GLI ALTRI, voto complessivo: 8.5

Loro: 7

Pagliaccio: 8

Infinite love: 7

Io: 9

Crazy love: 7

Cosplayer: 8

Dubbi: 10

Laurea ad honorem: 7

Noi: 8

Noi, loro, gli altri (skit): 8 

Gli altri (giorni stupidi): 8

Nemesi: 8

Dumbo gets mad (skit): 6 

Cliffhanger: 8

L'album dell'artista siculo Marracash è stato sicuramente un album che ha sorpreso tutti, soprattutto per la velocità con la quale è stato annunciato. Un album che viene dopo il grande successo sia mediatico che musicale di "Persona", ovvero la raccolta di canzoni che nel 2019 fece impazzire tutta Italia, noi compresi. 

Si capisce già dal nome che l'album tratta della società e di come si divide, tra chi maschera sé stesso per restare alla moda, o chi è in preda ad enormi dubbi, come dice la canzone. Le collaborazioni in questo disco sono veramente ben piazzate, dalla traccia dal suono commerciale insieme a Gue Pequeño, alla traccia più sonora e profonda con l'astro nascente Blanco di cui abbiamo trattato nella scorsa edizione del giornalino. Insomma, tutto sommato si può definire "Noi, loro, gli altri" un signor album che consigliamo a tutti.






ARTE




Presepi artistici

di Alice Petrozzi

Presepe Cuniciello, Michele Cuniciello, 1879

Il termine presepe deriva dal latino praesaepe e significa letteralmente “mangiatoia”.

Quella di rappresentare la natività tramite statuette o immagini raffiguranti il Bambin Gesù, Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello e tutti gli altri personaggi, è una tradizione che risale al 1223 quando San Francesco D’Assisi, di ritorno dalla Terra Santa, chiese a papa Onorio III di poter rappresentare il momento della nascita di Gesù. Fu così che nel paesino umbro di Greccio venne allestito il primo presepe vivente della storia.

Fu però nel 1283 che il presepe prese la forma odierna, grazie alla manualità di Arnolfo di Cambio che costruì otto statue lignee raffiguranti la Sacra Famiglia, i Magi e i due animali presenti nella stalla. Da quel momento ogni parte d’Italia fece proprie la tradizione e l’arte del presepe, soprattutto in Campania. Le bancarelle colme di personaggi minuziosamente rifiniti in via San Gregorio Armeno a Napoli ne sono una chiara dimostrazione. Napoli è infatti la capitale del presepe e può vantare di possedere all’interno di musei cittadini, due straordinari esempi di presepi artistici, famosi in tutto il mondo.

Il Presepe Cuciniello, conservato al Museo San Martino, fu inaugurato il 28 dicembre del 1879 dopo un ampio lavoro di allestimento diretto proprio da un tal Michele Cuciniello e da alcuni suoi collaboratori. In questo capolavoro d’arte presepiale sono presenti tre scene madri: la Natività, la Taverna e l’Annuncio ai pastori. Un altro gioiello napoletano è il Presepe del Banco, situato nella Cappella Palatina di Palazzo Reale. È anche soprannominato “Il presepio del Re” data la sua collocazione ed è costituito da più di duecentoquaranta elementi di una minuzia spettacolare. Tale capolavoro, oltre a rendere omaggio al momento della Natività e ai classici personaggi, è pieno di riferimenti alla vita quotidiana del 1700 napoletano, data a cui risalgono gran parte dei pezzi che costituiscono il presepe.

La tradizione napoletana diventa picena nei capolavori in miniatura dei fratelli Matteo e Ciro Stajano. L’artista Ciro Stajano, erede della tradizione degli scogli presepiali, coniuga sacro e profano, collocando la natività in chiese o luoghi singolari di Fermo e del nostro territorio. Nel Duomo di Fermo è possibile ammirare un esemplare in mostra permanente, ma i presepi dell’artista sono stati esposti a Palazzo dei Priori e nelle piccole cisterne, nell’ex Basilica di San Nicola a Tolentino, a Roma con il cameo delle esposizioni al Parlamento Europeo a Lussemburgo, al Centre Convict – Salle Chapelle e nel dicembre del 1997 su Rai 1 a Verde Mattina.

Oltre alla Campania e alle Marche, anche la Lombardia può vantare la presenza nel suo capoluogo di un presepe davvero interessante. Il Presepe del Londonio, risalente 1700, è attualmente ubicato nell'ultima cappella della navata destra della Chiesa di San Marco, a Milano. Troviamo inoltre il Presepe Biblico di Baggio, realizzato e costruito nel 1963 da Egidio Negrini. Il presepe non raffigura solamente il momento della nascita di Gesù, ma anche alcune scene significative riprese dalle Sacre Scritture. È situato nella cripta della chiesa di Sant'Apollinare in Baggio e si estende per circa 350 metri quadri. Peculiarità del presepe è quella di essere messo in movimento da congegni meccanici e illuminato in maniera molto suggestiva. Anche il Presepe nel Pozzo di Orvieto merita di essere citato per la sua originalità, essendo infatti costituito da personaggi meccanici a grandezza naturale che riprendono il primo presepe francescano. In Sicilia è presente, a Niscemi, un particolare tipo di presepe realizzato a mano e con materiali di recupero.

Il presepe è l’emblema della vita che nasce e grazie a molti artisti estremamente capaci questa vita riesce ed è riuscita a rinascere milioni di volte, in ogni momento in cui ognuno di loro progettava le posizioni delle statue, l’allestimento, la costruzione dei personaggi e la visione d’insieme del loro capolavoro. Il cardinale Giuseppe Betori diceva: “Ciò che mi colpisce nel presepe è proprio questa dimensione scenica, la rappresentazione di una pluralità di situazioni umane e di personaggi che esemplificano la vita in tutta la sua varietà”.

Sono certa che ciascuno dei vostri presepi sia artistico, originale e rappresentativo della vostra idea di natività e quindi di vita. Auguri di un felice Natale, nell’attesa che la nascita di Gesù si rinnovi al centro dei nostri presepi e nel nostro cuore.




PlautoBus

di Simone Formentini

Nimiast miseria nimis pulchrum esse hominem”

Immo itast: molestae sunt; orant, ambiunt, exobsecrant videre ut liceat

(Scambio di battute tra Pirgopolinice e Artotrogo da Miles gloriosus)

PlautoBus è uno spettacolo teatrale messo in scena dal Teatro dell’Osso, una compagnia nata nel 2008 a Lioni, in Campania. Scritto da Mirko Di Martino e interpretato da Vittorio Passaro e Guido di Geronimo, consiste nella rappresentazione di alcuni brani tratti dalle opere del grandissimo commediografo romano Plauto. A questi brani, recitati in latino, se ne alternano altri, in italiano, che spiegano con aneddoti e nozioni cosa fosse il teatro al tempo dei Romani.

Il ritmo è indiavolato e gli attori coinvolgono continuamente il pubblico in uno spassoso susseguirsi di facezie e trovate sempre originali. In PlautoBus il palcoscenico si fonde dunque con la platea: non mancano indesiderate visite di Euclione che cerca la pentola d’oro sotto il tuo cappotto o, perché no, un’audace sfilata dell’attore in pallium, il tradizionale costume ellenico caratteristico delle commedie ambientate in Grecia, dette pertanto palliatae.

Gli attori, nella classica coppia del personaggio beffardo e di quello pignolo, sono abili nel ricreare le ambigue situazioni di rovesciamento tipiche del teatro plautino: come il servus raggira il padrone, così lo sciocco canzona e redarguisce il puntiglioso. Lo spettacolo mette quindi in luce gli aspetti della comicità di Plauto, fatta di situazioni equivocate e di vizi esasperati. Non viene dimenticato però un certo gusto per l’umorismo moderno: l’audio, curato da Orazio Cerini, si compone infatti di pezzi moderni, contribuendo a creare una paradossale atmosfera che oscilla tra passato e presente.

Insomma, è come aprire un antico codice contenente le palliatae di Plauto e inaspettatamente avvertire una ventata d’aria fresca.




Il tema del sogno: da Dostoevskij a Dalì

di Alessia Azzurro

Gioco Lugubre, Salvador Dalì, 1929

Scientificamente il sogno è un’attività mentale caratterizzata dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come reali dal sognatore. Da un altro punto di vista, come per esempio quello del noto fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, il sogno rappresenta la “realizzazione di un desiderio inconscio".

Freud nell'Interpretazione dei Sogni elaborò la prima topica psicologica che distinse tre sistemi: il conscio, il preconscio e l’inconscio, rivoluzionando l’ambito della psicologia di fine ‘800. Questa tematica era già apparsa nel 1848 con la prima pubblicazione de “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij, che viene definito come il romanzo del dolore, della solitudine, del sogno e della realtà. Racconta di un tale, a cui l’autore dà il nome di sognatore, che vive emarginato dal mondo abbandonandosi a scenari immaginari con la quale crede di poter vivere più felicemente.

Nel corso di quattro notti però compare una giovane ragazza di diciassette anni, Nasten’ka, che riesce a far vivere al sognatore, anche se per poco, la vita vera portandolo a voler voltare pagina. Al sognatore si contrappongono sensazioni che soddisfano il suo bisogno di amore e felicità con quelle dolorose del risveglio e il dover fare i conti con la realtà.

Un artista che, più o meno nello stesso periodo, affronta questa tematica è Salvador Dalì. Quest’ultimo infatti, durante i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Madrid si addentra nello studio dell’Interpretazione dei Sogni, il quale assume una notevole importanza nella sua vita. Dalì analizza le proprie azioni convincendosi del fatto che i suoi sogni erano sempre riconducibili a eventi reali.

Nei suoi dipinti opera una selezione di oggetti e situazioni decontestualizzate fra loro creando lo specchio di un sogno lucido, dove il sognatore ha la percezione di sognare e capacità di interagire con il sogno. Secondo l’artista è “l’inconscio lo strumento per conoscere l’animo dell’individuo”.




Snoopy, Linus, Charlie Brown... altro che noccioline!

di Sveva Maria Pilati

Noemi Giangiacomi

Sì, signore... Vorrei ricusare un voto che la maestra mi ha dato nell'ultimo tema... Guardi... Uno "0 meno"! Questo non è un voto... questo è sarcasmo!” Piperita Patty

Snoopy, Linus, Charlie Brown sono alcuni dei personaggi più celebri della striscia a fumetti Peanuts, letteralmente noccioline, nata dalla mente di Charles M. Schulz, pubblicata dal 1950 al 2000, anno di morte dell’autore.

Il fumetto è uno dei più famosi ed influenti al mondo pubblicato per cinquanta anni su oltre 2600 testate, apparso su 1600 quotidiani in 75 paesi, tradotto in più di 20 lingue, raggiungendo 355 milioni di lettori.

La caratteristica principale dell’opera è l’assenza degli adulti i quali non compaiono mai, se non citati indirettamente. Charlie Brown ed i suoi amici si interrogano sulle piccole e grandi domande della vita, con un atteggiamento filosofico e poetico.

I “bambini adulti” sono accompagnati nelle loro vicende dal brachetto Snoopy che si considera un grande scrittore, sempre impegnato a vivere grandi avventure, che è tutto tranne che un semplice cane e dall’uccellino Woodstoock migliore amico di quest’ultimo.

I pensieri dei personaggi e le tematiche affrontate sono ancora attuali a distanza di 21 anni dalla morte del fumettista, tanto che le repliche delle strisce continuano ad essere pubblicate ogni giorno su diversi quotidiani di decine di paesi del mondo.

Grazie, Schulz, per aver creato questi meravigliosi e profondi personaggi, che con il loro umorismo ed il loro atteggiamento riescono ancora a strappare un sorriso dal retrogusto dolceamaro.






LIBRI




La lunga notte di Medea

di Laura Fiorella Necoara

La lunga notte di Medea” è una tragedia scritta nel 1949 da Corrado Alvaro, scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore calabrese. Come il titolo rivela, si tratta di una rilettura del famoso mito e, dunque, si rifà ad una lunghissima tradizione che, a partire da Euripide, ha giocato a scagionare o a demonizzare la principessa della Colchide, ognuno secondo le esigenze morali e ideologiche. Neanche questo caso costituisce un’eccezione: Giorgio Bàrberi Squarotti riteneva che, nella rilettura dello scontro tra Giasone e Medea come opposizione fra l’uomo stanco di eroismo e chi ancora tenta faticosamente di rincorrere l’atto eroico, si celasse una “nostalgia reazionaria di intatti ideali, di mitica santità di principi, al di là della storia”.

La trama si concentra nel breve spazio di una notte, si svolge completamente nei pressi della casa che Medea non abbandona mai. Dal principio incontriamo una protagonista assai diversa da quella che i testi di Euripide e Seneca ci avevano presentato, pur con le loro differenze: la donna che ci presenta Corrado Alvaro si dice che sia una maga, ma non abbiamo mai la certezza che le sue doti siano reali, non tenta alcuna vendetta, si rassegna, si lascia vincere.

Questa Medea è lontana da quella che ci si immagina: è solo una donna innamorata che ha paura dell’abbandono, è una straniera emarginata per la sua diversità e, anche quando tenta di fare del bene, il pregiudizio del popolo di Corinto la etichetta come barbara e pericolosa. Le sue colpe passate non sono perdonate né giustificate, seppure la si comprende, ma anche Giasone si rivela sotto una luce meno lusinghiera.

L’eroe del Vello d’oro si rivela un codardo: non è lui ad avvertire Medea dell’imminente abbandono, non osa guardarla negli occhi quando giunge il momento del confronto. Per di più, le giustificazioni che adduce per convincere la compagna di tante avventure della legittimità e della necessità del suo matrimonio con Creusa sono soltanto dei bei sofismi. Il re, Creonte, a differenza di quanto avviene nei testi classici, non fa concessioni. Se quello euripideo affermava: “Non ho davvero il cuore di tiranno e spesso la mia pietà mi ha rovinato; anche ora so di sbagliare, donna, e tuttavia avrai quello che chiedi” (traduzione di Maria Grazia Ciani), questo è guidato soltanto da un pregiudizio cieco, tanto che i doni mandati da Medea li respinge credendoli intrisi di veleni e aizza il popolo contro i figli della donna per il solo fatto di esserne stati latori.

Persino Egeo, che in Euripide assicura le sorti di Medea, è dipinto senza pietà: alla richiesta d’aiuto svia il discorso abilmente dopo essere stato lui stesso a farsi aiutare nell’interpretare un oracolo. “Il più bel vanto di un regno, era quello di accogliere gli esuli dei regni vicini, invisi ai re. Pur rimanendo i re in pace tra di loro.” dice Medea tentando di convincerlo, ma le viene contrapposta una logica distorta che tende a guadagnare tempo per non promettere un aiuto che non si vuole offrire.

Ci hanno lasciati soli. Sono andati a raccontare i nostri fatti, e a consolarsi di non essere né potenti, né ricchi, né forti. E dovremo vivere ancora. Toccherà ancora vivere. Solo gli Dei sanno chi per primo ha fatto il male.” Così conclude l’opera Medea, con quell’alone di mistero che durante tutto il corso degli eventi ha avvolto la sua figura.

Significativo è che l’ultima frase della tragedia attribuisca soltanto agli dei la conoscenza del primo colpevole della vicenda poiché per tutto il testo le colpe sono state proiettate sull’altro continuamente. Ma la realtà, sembra volerci dire Corrado Alvaro, è più complessa, non esiste un solo colpevole, ma un insieme di scelte individuali, di ambizioni e desideri che, messi insieme in un determinato contesto, provocano la tragedia che, a ben vedere, non era inevitabile e, per questo, ancora più terribile.




Rebecca la prima moglie

di Serena di Stefano

Il romanzo che ho deciso di recensire in questo articolo è, a parere mio, assolutamente meraviglioso, ricco di suspense, personaggi misteriosi e colpi di scena, opera della penna elegante e intrigante della scrittrice inglese Daphne du Maurier, da cui è stata tratta anche una celebre pellicola diretta da Alfred Hitchcock...sto parlando di “Rebecca la prima moglie”.

L’intero romanzo viene raccontato da una narratrice anonima, un’umile dama di compagnia che, durante un soggiorno a Montecarlo, incontra il nobile Maxim de Winter con il quale, dopo essersene innamorata follemente, convolerà a nozze. La giovane fanciulla, dopo una momentanea speranza di matrimonio felice e spensierato, deve iniziare a fare i conti con un fantasma che la ossessiona sin da quando ha messo piede nella maestosa dimora di Manderly del marito: Rebecca.

Rebecca, Rebecca, Rebecca. È un nome che sentiremo ronzarci nelle orecchie per tutta la durata del racconto, una sagoma che ci seguirà a ogni passo, una donna che non abbiamo mai visto, ma che sapremmo riconoscere in una stanza gremita di gente. Rebecca, o meglio, la prima signora de Winter, è stata la prima moglie di Maxim, l’unica che abbia mai amato, venuta a mancare in circostanze misteriose, straziando così il cuore del marito che, dopo la tragica perdita, è divenuto una creatura fredda e apatica.

Sebbene Rebecca sia morta da mesi, il suo modo di fare, le sue parole, i suoi abiti, il suo profumo, dimorano ancora nella villa e sembrano non volersi allontanare. I domestici ricordano perennemente alla nostra narratrice come fosse la vita ai tempi di Rebecca, quanto questa fosse brava a gestire la villa e a farsi benvolere da tutti. La povera ragazza si sentirà costantemente inferiore rispetto a Rebecca, tutto in quella casa le ricorderà che non sarà mai all’altezza della donna che prima di lei aveva rubato il cuore a suo marito e che aveva lasciato intrappolato in ogni luogo un frammento della sua anima.

Man mano che si procederà con la lettura verranno a galla innumerevoli colpi di scena e tutto l’alone di mistero che aleggia intorno alla figura di Rebecca verrà dipanato con estrema maestria dall’autrice. L’atmosfera del libro è ammaliante, tesa e spesso cupa. La grande dimora di Manderley è labirintica e Rebecca riesce a impadronirsene con un silenzio assordante, nella quiete della villa le pareti urlano ininterrottamente il suo nome.

È un libro spettacolare, non solo per l’efficacia della storia in sé, ma soprattutto per il modo in cui è scritto. Sarà impossibile staccare gli occhi dalle pagine, durante la lettura rimarrete con il fiato sospeso fino a quando non scoprirete chi sia veramente Rebecca e cosa le sia successo, solo allora (forse) il nome di questa donna potrà lasciarvi in pace e vi chiederete come abbia fatto a stregarvi tanto.




La canzone di Achille

di Gioia Pirrottina

Ho decisamente amato questo libro dall’inizio alla fine e, se siete appassionati di epica classica, sono sicura lo amerete anche voi. Ma prima di iniziare, assicuratevi di avere accanto un pacchetto intero di fazzoletti, perché sono molti i momenti di vera commozione che vi accompagneranno per l’intera lettura.

Commozione? Nell’Iliade? Il poema che racconta di guerre e scontri tra eroi?

Dimenticherete tutto ciò, o almeno seguirete le fila del racconto incollati alla pagina perché conoscete la storia, ma il fascino si trova nel punto di vista completamente diverso che ci propone la scrittrice americana Madeline Miller. Una delle cose che preferisco del libro è che la scrittrice ha voluto raccontare la storia di questo personaggio, Patroclo, che spesso viene dimenticato e oscurato dagli altri eroi. Il racconto procede infatti in prima persona, è Patroclo che parla e racconta di sé e della sua storia.

Per quanto riguarda la guerra, abbiamo già alcune immagini fornite da Omero, mentre nella prima parte del libro seguiamo il racconto di Patroclo sorprendentemente stupiti dalle emozioni, i turbamenti, le riflessioni di un bambino e poi di un adolescente che fa i conti con la propria provenienza, con un dramma che segnerà per sempre il suo percorso di vita. In questa prima parte quindi Patroclo descrive la sua infanzia, l’amicizia e l’amore per Achille, il loro diventare uomini e la successiva chiamata alle armi con la partenza per Troia e il destino di guerra.

Ma la guerra non come la immaginiamo noi, non ci sono molti scontri sul campo, è tutto incentrato sul retroscena delle battaglie. La parte più umana, quella che ti fa comprendere i caratteri dei vari personaggi, partendo da Odisseo, Diomede e Agamennone fino a quelli più secondari come Briseide o il saggio Chirone. La scrittrice, così, si concentra molto sui discorsi e le relazioni tra loro, i litigi, le amicizie e l’amore, come quello tra i due protagonisti. E la scrittura della Miller è perfetta: ricca, profonda, costruisce piccoli gioielli di vera poesia. Ti cattura fin da subito e fa in modo che diventi difficile staccare gli occhi dal libro fin quando non lo si è finito.

Aveva davvero pensato che non lo avrei riconosciuto? Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo; lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra. Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.”




Il principe nella nebbia

di Letizia Mecozzi

La storia è ambientata in Spagna nel 1943, quando “il fantasma invisibile delle guerra avvolgeva il futuro in un manto di tenebre”. L'orologiaio ed inventore Maximilian Carver decide di trasferirsi con la famiglia sulla costa, in una casa sulla spiaggia di un piccolo villaggio, lontano dalla città e dalla guerra. Il precedente proprietario della casa era un prestigioso chirurgo londinese, Fleishnmann, morto dopo la perdita del figlio di sei anni, Jacob, annegato in circostanze misteriose.

Max, uno dei figli di Carver, nota fin da subito delle stranezze in paese: le lancette dell'orologio della stazione girano al contrario, dietro la loro casa c'è un giardino pieno di statue inquietanti che rappresentano una troupe circense, collocate in modo da formare una stella a sei punte. Max fa amicizia con un giovane del posto, Roland, il cui nonno, Victor Kray, è il guardiano del faro del villaggio. Dopo una serie di fatti inquietanti che coinvolgono la famiglia Carver, Roland, Max ed Alicia, sorella maggiore di Max, decidono di indagare sui loschi percorsi di un individuo molto strano, chiamato Dottor Cain o Principe della nebbia.

È il nonno di Roland a raccontare ai ragazzi la storia di questo mago, che prometteva di realizzare qualunque desiderio in cambio di obbedienza assoluta. A suo tempo, anche Fleishmann era caduto nella rete di Cain, offrendo in cambio di un desiderio, la vita del suo primo figlio Jacob. Per salvarlo, Victor Kray lo aveva allevato come suo nipote. Grazie a dei vecchi filmini, Max scopre che Roland è Jacob Fleishmann. Egli è ancora in pericolo perché Cain si risveglia dalla statua in cui si era trasformato, determinato ad ottenere ciò che gli era stato promesso. Max, Alicia e Roland lottano contro il Principe della nebbia, ma Roland si sacrifica per salvarli e muore annegato. Victor Kray se ne va distrutto dal dolore. A Max ed Alicia non resta che il ricordo di quell'estate in cui avevano scoperto la magia.

Il Principe della nebbia è un personaggio molto complesso. Emblematica è la scelta del nome: Cain richiama il Caino delle Sacre Scritture, Caino è il primo assassino biblico, condannato da Dio ad essere sempre ramingo. Egli è definito “pastore dei lupi” e rappresenta la primordiale tendenza dell'uomo a peccare. Mentre Abele riconosce Dio, Caino è la negazione di Dio. Egli si crede padrone di tutte le cose, anche dello scorrere del tempo ed il Cain del romanzo è padrone del tempo. Egli è simbolo del possesso. Il nome Caino deriva dal verbo ebraico qȃnȃh, che significa acquisire, ottenere qualcosa di desiderato, appropriarsi. Quella di Cain è una sete di anime che egli placa realizzando i desideri altrui e chiedendo in cambio assoluta obbedienza.

Questo personaggio è ispirato al mostro del romanzo gotico. La descrizione di Cain trae ispirazione dalla figura del vampiro, che sovverte le leggi divine e terrene con l'immortalità. Nel romanzo, Cain viene anche definito indovino, veggente e potente mago ma le sue trasformazioni hanno poco a che fare con i trucchi di magia. Le sue arti richiamano più il soprannaturale che l'esoterismo, eccezion fatta per l'immagine ricorrente della stella a sei punte che accompagna le sue apparizioni e che sembra essere il simbolo di ciò che egli rappresenta. Un altro elemento associato alle apparizioni di Cain è la nebbia. Come il Dracula di Bram Stoker, Cain sembra creare da sé la densa nebbia da cui sbuca e Max la paragona al suo fiato gelido. Nell'esoterismo la nebbia è associata all'ignoto, che può essere tanto Dio quanto Lucifero. Cain stesso rivela di provenire dall'inferno. In certi punti del romanzo egli sembra incarnare il Diavolo in persona.

Nel romanzo vengono trattati anche temi leggeri come l'amicizia e i sentimenti che animano l'adolescenza e la giovinezza. Il tema della guerra invece non viene affrontato apertamente, ma si insinua nel romanzo attraverso le riflessioni di Max e Roland. L'atmosfera gotica e spettrale, la magia ed il mistero rendono il romanzo molto avvincente.




Il Consolatore

di Francesco Ercoli

Da quando ho iniziato a scrivere per L’Acaro, ho scritto sempre e solo articoli nella sezione dedicata ai libri… vi chiederete: “Cosa c’è di strano?”, beh, la stranezza sta proprio nel fatto che in realtà non leggo tanti libri come, invece, ci si aspetterebbe da qualcuno che scrive nella sezione Libri di un giornale scolastico. Si, mi piace condividere con voi quei libri che in un modo o nell’altro mi hanno segnato o impressionato, ma ho deciso, dopo una lunga riflessione che più o meno è iniziata nel 2019, che da questa edizione lascerò spazio anche ad altre mie passioni (si, ci ho messo un bel po’ per decidermi).

Di seguito troverete la trama de “Il Consolatore”, un libro di Jostein Gaarder che vi sconsiglio assolutamente di leggere durante le festività Natalizie e da qualche altra parte, fra le pagine di questo numero c’è un mio articolo sulla sicurezza e sugli aggiornamenti di Windows 10, e speriamo che non sia troppo nascosto =).

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Jakop, protagonista del romanzo, è un ex ricercatore dell’università di Oslo, studioso di linguistica. Il suo matrimonio è fallito e per consolarsi riempie il vuoto delle sue giornate partecipando ai funerali di persone che non conosce. Si mescola alla folla e spacciandosi per un conoscente del defunto, racconta storie inventate facendole passare per vere. In questo modo per qualche ora inventa un'esistenza parallela cha dà conforto a lui e che dà un senso anche alle vite degli altri. I suoi racconti hanno sempre una forma diversa, a volte sono storie divertenti, altre volte sono storie commoventi ma riescono sempre a toccare l'anima di chi le ascolta che in quelle parole trova il conforto necessario per affrontare la perdita di una persona cara. Ad uno dei funerali a cui prende parte incontra però Agnes con la quale entra subito in sintonia...

Vi auguro delle splendide vacanze e un anno nuovo pieno di sogni e di felicità!






CINEMA 




È stata la mano di Dio

di Valeria Maria Luzi

È uscito da poco al cinema, il film più intimo e autobiografico del regista partenopeo Paolo Sorrentino

Una struggente e meravigliosa lettera d’amore nei confronti di Maradona, del cinema e della città di Napoli. Leone d'argento - Gran premio della giuria Venezia, la pellicola è stata scelta per rappresentare l'Italia agli Oscar 2022! 

Durata: 2h 10 mins

Genere: drammatico

Trama:

Con È Stata la Mano di Dio, il regista mette in scena, sullo sfondo della Napoli degli anni Ottanta, la propria adolescenza in un’epifania di volti, voci e ricordi, tra i gol di Maradona, le imprecazioni di Antonio Capuano e il VHS di C’era una volta in America. Un Amarcord partenopeo favoloso e struggente.

Federico Fellini diceva: “Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio”. Ma forse un altro modo per confrontarsi con il nostro sono le giocate di Diego Armando Maradona. Perché è stato proprio il fuoriclasse argentino a salvare la vita a Paolo Sorrentino. A 16 anni, entrambi i genitori del futuro regista premio Oscar muoiono all'improvviso e in modo del tutto inaspettato per avvelenamento da monossido di carbonio a causa di una fuga di gas nella casa di villeggiatura a Roccaraso della famiglia. Di norma, Sorrentino avrebbe dovuto essere insieme ai suoi genitori quel fine settimana. L’unica ragione per cui non rimane anch'egli vittima della tragedia è che ha ottenuto il permesso di restare a casa da solo, per la prima volta nella sua vita, per andare a vedere Maradona che gioca a Empoli in trasferta con il Napoli. Non a caso il film inizia con questa frase del Pibe de Oro: “Ho fatto quello che ho potuto, non credo di essere andato così male".

È Stata la mano di Dio è un film in cui realtà e fantasia danzano insieme come in un tango appassionato

Impossibile non empatizzare con il personaggio di Fabietto, l’alter ego del regista interpretato da Filippo Scotti. Un adolescente taciturno, un giovane Törless che cita Dante, ama il Napoli e sogna di fare il cinema per dimenticarsi la realtà, superare la tragedia di essere orfano e affrontare il proprio futuro. “Non ti disunire”, dice il regista Antonio Capuano al dolente protagonista. Perché come diceva Friedrich Wilhelm Nietzsche “bisogna diventare ciò che si è”. E Paolo Sorrentino, certamente, ci è riuscito.




Il Natale nei film non natalizi

di Alice Petrozzi

Le bramatissime vacanze natalizie sono ormai alle porte e tutti desideriamo goderci quel sano clima di festa fatto di regali, di tombolate, di pranzi e cene che durano giornate intere e, soprattutto, di film a tema natalizio da guardare stesi sul divano con una soffice coperta e una bella cioccolata calda.

Ma se quest’anno, anziché accontentarci dei soliti film a volte un po’ noiosi e ripetitivi, non optassimo per pellicole non natalizie che però presentano almeno una scena che riprende questo periodo dell’anno? Il film Green Book diretto da P. Farrelly è uno dei titoli che rispecchiano questa caratteristica, dato che nell’ultima scena, quando i due protagonisti tornano dalla tournée musicale nel sud dell’America Centrale, a casa di Tony, si sta svolgendo il cenone del ventiquattro dicembre.

Iron Man 3, ultimo film sul supereroe firmato Marvel, presenta invece un’atmosfera natalizia partendo dal flashback iniziale durante una festa di Capodanno. Anche Café Society di Woody Allen mostra un’ambientazione della festa dell’ultimo dell’anno; così come After 2, tratto dall’omonimo romanzo di Anna Todd.

Il Capodanno appare anche nel film premio Oscar di Zemeckis Forrest Gump con Tom Hanks che festeggia l’ultima sera dell’anno con il tenente Dan. Anche Il Padrino Il Padrino – Parte II, le celeberrime pellicole dirette da Coppola, presentano scene a tema natalizio.

Per gli amanti della Disney, il film Lilli e il Vagabondo inizia durante la notte di Natale, in cui Lilli è proprio uno dei regali. Chiamami col tuo nome, diretto da Luca Guadagnino, ha come ultima scena un momento ad atmosfera invernale e a sfondo natalizio. La la land, di Damien Chazelle, si chiude in un contesto focalizzato su di un albero di Natale e ghirlande decorate.

Per gli appassionati di Kubrick e del Natale, due ottime possibilità sono quelle di godersi la bravura di Tom Cruise e di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut e il talento del cast di Full Metal Jacket. Per chi invece predilige qualche sana risata, si può optare per l’intramontabile Fantozzi con Paolo Villaggio, dove è spiccata la parodia nei comportamenti dei dipendenti dell’industria durante Natale e Capodanno.

Non mancano rimandi neppure in Rambo, in Brazil, in Prova a prendermi con Leonardo di Caprio, in cui le scene fondamentali sono proprio ambientate nel periodo natalizio, in American SniperMean Girls e nel recentissimo premio Oscar Nomadland con il suo particolare Capodanno. L’atmosfera invernale di Hateful Eight è un chiaro rimando al periodo natalizio, un unicum per il regista Tarantino.

Il clima delle feste natalizie entra anche nel magico mondo di Hogwarts, quando, in Harry Potter e la pietra filosofale, lo stesso Harry decide di non tornare dai Dursley per le vacanze ma di restare nella scuola che ormai è la sua casa. Quelli citati sono solo alcuni dei numerosi film che testimoniano il clima di immersione nel Natale; spero che la lista sia di spunto per cercare altri titoli da consigliare ai propri familiari o agli amici nel “momento film” durante le vacanze!




Last Christmast

di Sofia Pennesi


Regia di Paul Feig, UK, 2019

Last Christmas, I gave you my heart, but the very next day, you gave it away…” e il cuore non è solo il luogo dei nostri sentimenti, ma anche un organo vitale.

Sulle note delle canzoni di George Micheal e gli Wham! Emma Thompson, un’attrice inglese di successo, vincitrice di molti premi, tra cui due Oscar, nota anche per le sue sceneggiature, costruisce una storia natalizia ambientata fra le luci e il freddo di Londra. La protagonista è una Bridget Jones altrettanto goffa che si chiama Kate, o meglio Katarina, come vuole rigorosamente chiamarla la madre, visto che la famiglia è emigrata vent’anni prima dall’ex Jugoslavia, a causa della guerra. Durante il periodo natalizio a Londra, Kate trova l’amore che però le riserverà una serie di colpi di scena.

Nella mattinata di una giornata partita male, Kate corre per le vie della città per arrivare in tempo a lavoro in un negozio di decorazioni natalizie dove, proprio lì davanti, incontra Tom, un ragazzo particolare di cui, piano piano, Kate si innamorerà. Da quell’incontro la vita di Kate prende una svolta improvvisa e la ragazza riesce ad aprirsi così tanto con Tom da raccontargli cosa le è successo l’anno prima, quando ha rischiato di prendere la vita a causa di un problema al cuore.

Per essere un film di Natale che si rispetti non manca di certo la famiglia, in particolare quella della protagonista, che non è molto affiatata. Ma si sa, a Natale si è tutti più buoni, infatti la magia di questa festività riuscirà a rimettere a posto la vita e la famiglia di Kate, riuscirà però a rimettere a posto il suo cuore? E se il ragazzo misterioso fosse solo un’illusione? E se Kate stesse solo cercando di superare il più grande ostacolo che la vita le ha posto davanti?

Ma… “A Natale puoi…fare quello che non puoi fare mai” come dice la canzone della pubblicità del Pandoro, a Natale si può amare di più proprio come ha imparato a fare Kate. La vita ci pone davanti molti ostacoli e li dobbiamo superare con coraggio e speranza, l’essenza del Natale è questa e anche quella di mangiare una buona fetta di Pandoro.




Eternals

di Marta Antonelli

Eternals” è il nuovo film prodotto dalla Marvel Studios, scritto e diretto dalla regista e sceneggiatrice Chloé Zhao, uscito nelle sale italiane lo scorso 3 Novembre.

Nel cast corale che recita nella pellicola spiccano Gemma Chan, nel ruolo di Sersi, e Richard Madden, nel ruolo di Ikaris. Il ventiseiesimo film della Marvel racconta le avventure degli Eterni, creature dalle fattezze umane, ma dai poteri soprannaturali provenienti dal pianeta Olimpia, che vengono inviati sulla Terra dal celestiale Arishem per liberarla dai devianti, esseri mostruosi che perseguitano gli umani. Per decenni gli Eterni proteggono il genere umano, senza interferire nella sua evoluzione come ordinatogli da Arishem, finché un giorno, debellata la minaccia dei devianti, il gruppo si frammenta in seguito ad una lite. Così gli Eterni passano i secoli successivi sparsi per il pianeta Terra, aspettando che Arishem li richiami e permetta loro di ritornare su Olimpia.

La narrazione si sposta su Sersi che, nel presente, vive a Londra con Sprite, un’altra degli Eterni, interpretata da Lia McHugh. Sersi conduce una vita normale lavorando come curatrice museale e frequentando Dane Whitman, ragazzo che lavora come lei al Museo di Storia Naturale. La tranquillità della vita di Sersi viene bruscamente interrotta dalla comparsa improvvisa di un deviante che si ritrova ad affrontare aiutata da Sprite e da Ikaris, che la raggiunge nel mezzo del combattimento. In questo modo Sersi si rende conto che la minaccia dei devianti è tornata e, insieme ad Ikaris e Sprite, decide di riunirsi al resto del gruppo.

Eternals non è il classico prodotto che normalmente ci si può aspettare dalla Marvel, nei cui film ritroviamo solitamente una buona parte di azione e di adrenalina, bilanciata con una buona dose di ironia, arricchita con alcune scene più serie ed emotive. In Eternals viene concesso molto più spazio alla presentazione e all’approfondimento del carattere emotivo dei singoli personaggi, operazione che non deve essere stata facile per la sceneggiatrice Chloé Zhao, visto il cast corale di ben dieci personaggi completamente nuovi con cui si è trovata a lavorare.

Inevitabilmente è stato dato un po’ meno spazio alle scene d’azione che, nonostante il numero abbastanza ridotto, risultano però spettacolari e coinvolgenti. La mente dello spettatore viene catturata non solo dalle sequenze più dinamiche, ma anche dalla trascinante narrazione della storia dei personaggi, rafforzata dalle ambientazioni mozzafiato che sono proposte sullo schermo.

Eternals è un film da vedere al cinema: bisogna considerare infatti che, secondo la storia proposta nel film, gli Eterni sono arrivati sul pianeta Terra nel 5.000 a.C., perciò, in molte sequenze dove viene mostrata l’evoluzione del genere umano, sempre affiancato pazientemente dal lavoro degli Eterni, così lo spettatore viene trasportato in luoghi e tempi lontani dal proprio quotidiano, di cui si può avere una piena esperienza visiva solo sul grande schermo.

Inoltre sono molto interessanti le origini di ogni personaggio, infatti ad ognuno degli Eterni è possibile associare una qualche figura mitologica con cui condividono alcune caratteristiche e abilità. Molti di loro si possono accostare a figure mitologiche dell’antica Grecia: è quasi immediato associare il personaggio di Ikaris a Icaro (Ικαρος in greco), mitico figlio di Dedalo, così come è intuitivo associare il personaggio di Phastos, interpretato da Brian Tyree Henry, al dio greco Efesto (Ἥφαιστος in greco) e quello di Thena, interpretato da Angelina Jolie, alla dea greca Atena (Ἀθηνᾶ in greco). Il personaggio di Ajak, interpretato da Salma Hayek, trae le sue origini dal mitico guerriero greco Aiace (Αἴας in greco); l’eterna Makkari, interpretata da Lauren Ridloff, prende il nome dal latino Mercurio, il messaggero degli dei (Ἑρμῆς in greco); il personaggio dell’eterna Sersi si riallaccia con quello della maga Circe (Κίρκη in greco). Don Lee interpreta Gilgamesh, eterno dalla forza sovrannaturale che richiama l’omonimo eroe sumero, anche il personaggio di Kingo, interpretato da Kumail Nanjiani, trae le sue origini dalla mitologia mesopotamica: il suo nome infatti richiama quello dell’eroe babilonese Kingu. Il nome di Druig, personaggio interpretato da Barry Keoghan, richiama la figura del druido nella tradizione celtica, mentre quello di Sprite si rifà alla tradizione europea dei folletti.

Eternals è un film coinvolgente e dall’incredibile impatto visivo, valorizzato in particolar modo se visto al cinema. Il film affascina non solo dal punto di vista dell’azione e della spettacolarità delle scene, ma anche dal punto di vista dell’approfondimento dei personaggi, di cui è interessante scoprire le affinità con le figure mitologiche a cui si ispirano.




Il cigno nero

di Niccolò Sabbatini


Regista:
Darren Aronofsky

Attori principali: Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassel

Genere: drammatico, thriller

Trama: Una ragazza aspira alla perfezione della sua performance, ma la sua ossessione la porterà a non fermarsi davanti a nulla. Nina, una ballerina professionista, riesce ad ottenere la parte la parte più importante ne Il lago dei cigni. Mentre il cigno bianco si adatta perfettamente a lei, trova diverse difficoltà a interpretare il nero: nella sua ossessiva ricerca della perfezione sprofonderà negli angoli più remoti della sua mente.

Riflessione: Un film carico di emozione e suspense. Quasi subito si avverte la tensione con un alternarsi di inquadrature fisse, mentre nei momenti di apparente controllo, con inquadrature mosse nei momenti di tensione e di danza.

Quasi sempre c’è un clima di ossessione maniacale, espresso non solo dalla protagonista, ma anche dalle altre ballerine, dando così un sentimento di insicurezza e di guardarsi alle spalle che diventerà un tema fondamentale verso la fine.

Per sottolineare il tentativo di raggiungere la perfezione, il film non manca di un’abbondante dose di specchi, in essi si raccoglie l’essenza del film con il continuo specchiarsi alla ricerca della perfetta piroetta, alla ricerca del trucco più bello: in loro è rappresentato come appariamo, cosa siamo, cosa vorremmo essere e cosa non vogliamo vedere.




Cloud Atlas

di Niccolò Sabbatini

Regia: Lana e Lilly Wachowski, Tom Tykwer

Attori principali: Tom Hanks, Halle Berry, Hugo Weaving, Jim Sturgess

Genere: drammatico, fantascienza, intellettuale

Trama: Sei storie apparentemente diverse tra loro esplorano i complessi legami condivisi dall’umanità attraverso le generazioni. La visione di sei vite in diverse epoche, luoghi e personalità, legate tra loro attraverso dettagli che sopravvivono nel corso della storia.

Gli stessi personaggi che vedremo ambientati in mondi post-apocalittici, epoca moderna, primi ‘800, futuro, etc. Ogni storia racconta una cosa, senza un legame con le altre: il successo di un ragazzo con la musica, un’indagine pericolosa, l’avventura di un anziano, la lotta per un mondo in rovina etc.

Riflessione: La versatilità degli attori in questo film è qualcosa di meraviglioso, nonostante alcune storie si assomiglino, o vadano a parare sullo stesso tema, nessun personaggio è uguale a quello di un’altra storia, talvolta irriconoscibili. Altre messe come comparse, ma rimangono comunque nel loro ruolo, e più questo è marginale, più i registi si sono impegnati per renderlo il più stravagante possibile.

I temi affrontati, oltre all’essere tutti legati e una ricerca verso questa connessione, ogni storia raccoglie in sé il senso di combattere per i propri ideali, amici, il tentativo di migliorare sempre e di non crollare di fronte a niente, anche quando il problema sembra insormontabile.






POESIA




LA DEPRESSIONE DENTRO

di Valeria Maria Luzi



Dalle vetrate

Dei miei occhi

Una lagrima scende e 

Mi bacia il viso

Solo lei mi dà amore

Non vedo il raggio di sole che 

Sto in realtà guardando

Chi, come, dove 

Confusione nella mia testa 

La lagrima sfiora le labbra

Tutto tace 

Il rumore è dentro

Incanto e rimpianto



di Laura Fiorella Necoara


Verrà la notte e avrà nel viso

un non so che d’atroce e arcano,

un lampo di desir, un sovrumano

baglior. In petto assiso

starà la pace; un ciel sereno

porterà quella appeso al seno

e sul bel crin un raggio acceso.

Il passo imprimerà sull’aer muto

e’l braccio lascerà leggero al vento.

Nell’occhio il fuoco orrendo sarà spento

e poserà la man sul crin canuto:

m’arriderà gentile allor sovente

e porterà per man lungi la mente

inver la quiete dopo’l tremendo moto.

Pel cenno che mi fai, però, si tace

il labbro che d’amaro è pregno:

lascia gustar, mi dici, ch’è sì degno,

all’anima il bel sol vivace

che or c’indora come in sogno.

In tal momento qual bisogno?

Che fu s’annebbia, che sarà è di pece.



Supplica

di Marta Antonelli


Negli occhi di vetro

di un volto solcato dal pianto

giace al suolo, tremante,

la serenità deturpata,

volontà dilaniata dalla vita;

non esanime,

in tumulto si agita,

quella, ferita,

ferisce a sua volta

e nuovamente s'affligge,

m’affligge,

spezzando anche me

che movevo solo una supplica.



Lo scoglio

di Meditabondo Errante


Elevato ed indomato t’innalzi,             

ti ergi sovra gli umidi balzi,     

ché la punta t’è corona.

Di te i sassi dicon birbone

ma a te dinnanzi “padrone”

Ed eccoti, umile e adorno.

Tuoi compagni son i granchi

e molluschi tua famiglia.

Alghe e cozze a te son dovute.

Tutto t’è letizia.

E romba il tuono in lontananza,

ed in furia è il Levante

poi che in gioia costante

lo scoglio vide a distanza.

O mio bel scoglio

che bel gorgoglio

le tue orecchie han da udire.

E se un gabbiano

vede da lontano

colmo il tuo viso di lagrime

ché privo di bellezze prime…

Deh, appollaiati sul regio capo

e allietalo col canto tuo

affinché nell’animo suo

 ci sia gioia daccapo.

 


A matita

di Ludovica Del Gatto


Si trascina verso la morte

Disegnando dietro di sé

La scia di parole

Incomplete, timide, silenziose

Di frasi

Superficiali, astratte, reali

Di poesie

Profonde, uniche, semplici

Di parole mai dette

E mai scritte in eterno

Di frasi mai lette

E mai scritte in eterno

Cancellate

Per paura

Del per sempre



La lacrima al sorriso

di Anonimo


"Ti invidio"

Disse la lacrima al sorriso

"Sei sempre felice"

"Sto cadendo, prendimi"

"Ti invidio"

Disse il sorriso alla lacrima

"Sei sempre vera"

"Non riuscirò a prenderti

Ti fermerà lei

Prima che si sciolga"

"Cosa?"

Chiese la lacrima

"La falsa maschera

Messa per coprirti"

Disse il sorriso.



Nero

di Anonimo

Vuoto, piena di vuoto,

Parole che risuonano come fuoco,

Nella mia anima arde,

Incessante un suono sussurrante,

Un silenzio urlante,

Io non so più come respirare,

Vagare, navigare in questo mare di male,

Persistente la mente,

Come una macchina che non mente,

La ragione inconsistente,

In questa vita fatta di eminenze,

Superare come ordine dl giorno,

Barricare il pensiero poi  trascinarlo nel fondo,

Fremere al vento flebile autunnale,

Sciogliersi come neve in un temporale,

Io vagante nel nero,

Nella notte buia, tremo.






OROSCOPO



L'Oracolo dell'Acaro

Responsi di Paolo Sandroni

Vignette di Ludovica Del Gatto e Paolo Sandroni


Ares (21mar-20apr):
“WOOW, che cauldo, oggi mi sento proprio a Rio de Janeiro!” Siete un vulcano in eruzione, c’è fuoco ovunque, ma attenti alle ustioni di quarto grado. Potrebbe sembrare un momento difficile, ma l’apparenza inganna. La vita amorosa è un’esplosione di passione e gli affari non sono mai andati così bene. Inoltre Hermes favorirà la comunicazione, quindi non siate timidi: il nuovo anno inizia col botto, ma ricordate di dosare bene la polvere da sparo.

Consiglio della Pizia: il troppo stroppia, ma tu esagera stavolta


Estia (21apr-20mag):
Quest’aria natalizia già ti ha fatto innervosire, ma non ti preoccupare perché questo mese sarà ottimo per te. Organizza una cena con le persone care, basta che offri tu… In amore non potrebbe andare meglio: i momenti di grande complicità emotiva non mancheranno e questo clima sereno si manterrà anche nei prossimi mesi. Se a Capodanno l’alcol non ti riscalda, chiedi al tuo partner di farlo. A lavoro fai vedere chi comanda a quelle invidiose delle tue colleghe e se avranno qualcosa da ridire fai in modo che tacciano per sempre…nei limiti della legge.

Consiglio della Pizia: a Natale sii meno Grinch e più cucciolo


Hermes (21mag-21giu):
Mentre scrivi la letterina pensi: “Ho fatto il buono quest’anno?” Assolutamente no. Babbo Natale ti punirà sicuramente.

Drama in famiglia, anzi ovunque. Drama, su drama, su drama. Mi resta solo un’ultima cosa da dire: per favore smettila immediatamente. State alla larga da qualsiasi situazione difficile e non cercate ulteriori problemi. Trascorrete più tempo con gli amici e bevete una cioccolata calda.

Consiglio della Pizia: più che un consiglio avete bisogno di un TSO, grazie


Era (22giu-22lug):
Tutti i pianeti si sono coalizzati contro di voi. Questo Natale è come il boia che vi attende all’esecuzione e, quando penserete che le disgrazie sono finite, ecco che ne spunta una peggiore dietro l’angolo. Non vi salvate. Fate shopping (di fazzoletti) e preparatevi al peggio.

Mi dispiace, ma è cosi: il fato lo ha scelto.

Consiglio della Pizia: non si può controllare il vento, ma si possono aggiustare le vele


Zeus (23lug-22ago):
Il prossimo periodo è un mix tra la frase preferita dei prof “non male, ma puoi fare di meglio” e la favola di Cenerentola. Occorre che agisci, in fretta, prima della fine del mese. La scarpetta non l’hai persa, ma hai lasciato tutto troppo piatto…divertiti. Se ti annoi lancia un fulmine, non importa cosa colpisci. Evita di sprecare i risparmi in cose inutili. Il rapporto col tuo principe azzurro non è in crisi ma manca di entusiasmo quindi butta un fulmine anche da quelle parti ogni tanto.

Consiglio della Pizia: meglio tardi che ritardati


Atena (23ago-22set):
Non avete di fronte a voi un mese semplicissimo, ma tutti i presupposti per superarlo ci sono. Vi sentite come se vi mancasse l’ultimo pezzo di puzzle per completare la figura. Se a volte vi chiedete come siete arrivati fino a questo punto, riflettete sul passato perché è lì che troverete la risposta. Nel campo del lavoro tutto okay: ottimi risultati, senza troppo impegno. Per quanto riguarda l’amore cercate di costruire un rapporto duraturo, la stessa cosa vale anche per le amicizie.

Consiglio della Pizia: se non vi va di fare qualcosa, non fatelo


Afrodite (23set-22ott):
Okay è arrivato il periodo dell’anno che più temi: Il Natale. Per te il Natale è avere l’ansia costante di sbagliare regalo, è il momento in cui la tua indecisione cronica ti schiaccia. “Cosa regalo a lui? E a loro due? Gli piacerà questo? Meglio blu o verde? Giallo o rosso?”. STOP, RESPIRA. Problemi di comunicazione verso la fine del mese quando Hermes giocherà brutti scherzi un po’ a tutti. L’unica cosa positiva è che guadagnerai una montagna di soldi.

Consiglio della Pizia: non soffermarti su dettagli inutili


Ade (23ott-22nov):
La parola chiave di questo mese è: “tagliare”. Taglia via per sempre tutte le cose che appartengono al passato e, sì, parlo anche di quella felpa orrenda che ti trascini dal 2017! Fai un decluttering estetico e spirituale della tua persona. Una grave perdita di denaro però è vicina, dunque fate molta attenzione a come spendete i vostri soldi.

Consiglio della Pizia: da calamita a calamità è un attimo


Dioniso (23nov-21dic):
Forse è ora che fate qualche regalo dai… si sa che a Natale si può fare di più. Spendete tanto cash per il vostro partner. Osate. Non importa cosa compri: l’importante è che fai vedere a tutti quanto sei generoso e adorabile. Quando vi sentite giù, vestitevi come se facessero 30 gradi, mettete un profumo nostalgico e ballate sulle note di una playlist latino americana. Se siete single invece uscite perché con il magnetismo che avete sicuramente farete nuove conoscenze.

Consiglio della Pizia: tirchio fa rima con horror


Artemide (22dic-20gen):
Finalmente è arrivata la tua stagione!! Però non montarti la testa. Chi diceva che la vita non è tutta rosa e fiori sicuramente era depresso. Siete più attraenti del solito e dovreste sfruttare questa benedizione temporanea. Però non montatevi la testa. Non siete mai stati così fortunati: giocate d’azzardo alla Vigilia con i vostri parenti. Vi attende un mese molto proficuo. Non avete bisogno delle luci sull’albero o della stella cometa nel presepe quando la star siete voi. Un kiss.

Consiglio della Pizia: fai uno scherzo a Estia


Prometeo (21gen-19feb):
Ormai lo sanno tutti: è palese: vi siete fidanzati. Se siete single, siete fidanzati lo stesso. Siate sinceri con voi stessi prima di tutto e, poi, con il vostro partner e, se seguite Ares, si accenderà in voi quella passione e quell’eros che avete perduto tempo fa. Finalmente a lavoro l’idea bizzarra che hai avuto mesi fa è stata accolta e ora sei diventato un modello di vita, tant’è che la gente ti ferma per un autografo. Dialogate e siate aperti con tutti.

Consiglio della Pizia: apri il tuo cuore incondizionatamente, cerca l’amore nella tua mente


Apollo (20feb-20mar):
Stranamente c’è un clima positivo e privo di preoccupazioni, quindi per favore non rovinate tutto con le vostre paranoie. Lo scorso mese hai dato tanto ma, come al solito, non hai ricevuto niente, quindi non fate lo stesso errore. Se credete in voi stessi tutto sarà possibile, proprio come nei film della Disney e le pubblicità. In amore un disastro, a lavoro peggio. Tuttavia in questo momento crescerete molto, (lo sperano un po’ tutti francamente) e riuscirete a vedere il mondo con un’altra prospettiva.

Consiglio della Pizia: non dare retta a questo oroscopo, fa schifo






RICETTA



In cucina con Gioia

Cinnamon rolls

di Gioia Brengola

I cinnamon rolls sono delle deliziose girelle alla cannella, perfette per gli amanti di questa profumatissima spezia già conosciuta dagli antichi Greci, Romani ed Egizi! Sono ottimi da mangiare durante queste grigie giornate d’inverno e potete assaporarli con o senza glassa. Ecco a voi la ricetta!

INGREDIENTI:

550 g di farina 00;

6 g di lievito di birra secco;

120 g di acqua;

120 g di latte;

50 g di burro;

1 uovo;

1 bustina di vanillina;

2 cucchiai di zucchero bianco;

un pizzico di sale

Per la farcia: 20 g di burro fuso; 15/20 g di cannella; 100 g di zucchero di canna

Per la glassa: 2 cucchiai di acqua; 4 cucchiai di zucchero a velo

DIFFICOLTÀ RICETTA: FACILE/MEDIA

TEMPO PREPARAZIONE: 30 MIN+ LIEVITAZIONE

TEMPO COTTURA: 30/35 MIN

PORZIONI: 20 GIRELLE CIRCA

PREPARAZIONE: mischiate in due ciotole separate gli ingredienti secchi e i liquidi, poi unite i due e formate un panetto. Fatelo poi lievitare per mezz’ora in forno spento con la luce accesa in una ciotola imburrata e coperta da pellicola.

Stendetelo poi formando un rettangolo e farcite iniziando con il burro. Arrotolate poi il rettangolo e tagliate a rondelle larghe circa 2 cm, giratele e avrete i vostri rolls. Poneteli leggermente distanti tra loro per evitare che si attacchino in una teglia imburrata e con della cannella spolverata.

Ora lasciateli lievitare per un’altra ora coperti con la pellicola trasparente. Una volta lievitati togliete la pellicola e infornate a 180° per circa 30/35 min in forno statico. Dopo averli cotti potete condirli a piacimento con la glassa che otterrete mischiando i due ingredienti.

Spero che la ricetta vi sia piaciuta e... buon appetito!




Ipse dixit


Lattanzi: "Il congiuntivo, così come la vostra generazione, non ha futuro"


Lattanzi, vedendo la classe dormiente: “Fra un po' per sentirmi più vivo vado ad insegnare al cimitero, sicuramente i cadaveri hanno più reattività di voi”


Goldoni, durante la spiegazione del I canto dell'Inferno, consapevole dell'inevitabile battuta gastronomica: “Battute gastronomiche a parte, la lonza è un felino e potremmo dire che assomiglia ad un giaguaro”


Lattanzi: “Che festa è il primo Maggio?”

Alunno risponde ridacchiando: “Quella che si va a Porto Sant’Elpidio”


Trentuno mentre spiega l’amore nelle elegie: “Eh sì, questi poeti amavano delle donne nate con lo zoccolo, sapete cosa intendo"


Frontoni mentre analizza un'opera di Michelangelo pronuncia codeste parole: "Mhhh giunonica questa Madonna"


Lattanzi mentre spiega Callimaco: “Sapete chi è questo Cirode?”

Alunni ignari chiedono spiegazione

Lattanzi di rimando: “Non lo sa nessuno, è poesia talmente erudita che nessuno sa chi sia… Un po’ ci rode non sapere eh?”








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